Anarchismo e organizzazione operaia

tratto da “L’organizzazione operaia e l’anarchia” di Luigi Fabbri

L’organizzazione corporativa degli operai per la resistenza e l’attacco antipadronale può divenire libertaria, sol che gli anarchici vi portino in mezzo non la dissoluzione ma il soffio delle loro idee vivificatrici, esercitandovi la propria influenza immancabile alla loro energia rivoluzionaria. Che sia possibile che l’organizzazione operaia assuma carattere rivoluzionario e libertario e che si sia sulla via per renderla tale anche in Italia, ce lo dice il movimento ancora confuso ma che si va sempre più precisando, sotto il nome di sindacalismo.

E la sua necessità si afferma sempre più, non solo come arma di lotta, catapulta potente contro il muraglione che difende gli interessi di classe della borghesia, ma anche e soprattutto come l’organismo che si appresta a sostituire, senza necessità di poteri statali e centralizzatori, dopo la rivoluzione, gli organismi autoritari che oggi gestiscono i servizi pubblici, e tutto il congegno, oggi monopolizzato a vantaggio d’una minoranza oziosa e spoliatrice, della produzione e della distribuzione.

È il concetto di Bakunin, che le libere organizzazioni di mestiere, federate nei comuni, dei comuni nella nazione, delle nazioni nell’internazionale, sostituiranno il meccanismo pesante, per tre quarti inutile e nocivo, dello stato autoritario e prepotente. Il sindacato, come ora si chiama, sarà il nucleo base della società socialista e libertaria.

Dunque, per noi socialisti-anarchici, l’organizzazione operaia deve avere uno scopo ultimo, ed uno immediato. Lo scopo suo ultimo deve essere l’espropriazione del capitale per parte dei lavoratori associati, la restituzione cioè ai produttori, e per essi alle loro associazioni, di tutto ciò che il loro lavoro ha prodotto, di tutto ciò che ha prodotto il lavoro della classe operaia attraverso i secoli, di tutto ciò che senza l’opera dei lavoratori non avrebbe alcun valore. Lo scopo immediato è sviluppare sempre più lo spirito di solidarietà fra gli oppressi e di resistenza contro gli oppressori, tenere esercitato il proletariato con la ginnastica continua della lotta operaia nelle sue forme più diverse, conquistare oggi stesso tutto ciò che è possibile strappare, per quanto poco possa essere, al capitalismo, in benessere e in libertà.

L’organizzazione operaia ha anche una missione civile di educazione, oltre che quella di combattimento economico, ben altrimenti interessante che la propaganda speciale di uno speciale dogma politico.

Essa ha la missione di unire in un solo palpito il proletariato al disopra delle divisioni scolastiche, partigiane, politiche e nazionali, e di farne un blocco unico contro il capitalismo internazionale, il quale ci insegna come si fa a stare uniti, coll’opprimerci, sia esso azzurro, bianco o scarlatto, sia esso italiano, francese o tedesco. Ed oltre a questo, ha la missione di essere il crogiuolo in cui si formano le coscienze adatte ad una società avvenire di liberi e di uguali, poiché nell’organizzazione operaia gli anarchici vedono le stesse forme in embrione della società socialistica e libertaria, i nuclei iniziali che permetteranno al popolo, ammaestrato così ad amministrarsi da sé, di sostituire al sistema autoritario odierno quello libertario, senza crearsi daccapo delle dittature più o meno democratiche.

Perché le unioni operaie si mantengano su questa direttiva, bisogna che abbiano cura di non perder mai di vista lo scopo ultimo, e cioè che gli scopi immediati non siano mai in contraddizione con quelli mediati, e così i mezzi adoperati siano, oltre che adatti a raggiungere un intento e un miglioramento parziale, anche tali da non incamminare il proletariato su di una via opposta a quella che lo condurrà all’abolizione di tutti i privilegi. Oltre a ciò l’organizzazione operaia deve badare che ad essa tutti gli operai possano appartenere, qualunque sia la fede politica speciale di ciascuno, bastando che tutti siano concordi contro il capitalismo.

L’unico terreno adatto all’armonia di tutti gli sforzi, di tutte le attività e le individualità, ed adatto eziandio all’armonia e alla continua correlazione tra il fine e i mezzi, tra lo scopo ultimo generale

e gli scopi immediati, parziali, questo unico terreno è l’azione diretta, spiegata dai lavoratori nel campo economico, indipendente da qualsiasi partito politico, fuori d’ogni influenza e intromissione governativa e parlamentare, basata e fiduciosa solo nelle proprie forze ad esclusione di ogni mezzo che non scaturisca dalla organizzazione stessa e che da questa non si possa completamente e direttamente esplicare.

Questo concetto della lotta operaia che i socialisti-anarchici hanno avuto sempre, è precisamente quello che con parola nuova, abbracciato oggi da un numero sempre maggiore di lavoratori anche non anarchici, si chiama sindacalismo, parola nuova che dice una cosa molto vecchia, poiché il sindacato non è altro, con parola derivata dal francese (syndicat) che l’unione di mestiere e precisamente la nostra lega di resistenza.

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