Il 4 aprile 1949 viene firmato a Washington il Trattato dell’Atlantico del Nord. Nel luglio del 1948 erano cominciate le trattative, sempre a Washington, tra i cinque stati che componevano l’Unione Europea Occidentale (Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo), i rappresentanti degli Stati Uniti e del Canada. I governi dei cinque stati europei puntavano a coinvolgere gli Stati Uniti e il Canada in un’alleanza dell’Atlantico del Nord che avrebbe dovuto escludere gli stati sconfitti della seconda guerra mondiale, Germania e Italia. Il governo degli Stati Uniti puntava invece ad un’alleanza più larga, che arrivasse fino al fiume Elba, e comprendesse oltre alla parte occidentale della Germania, allora divisa con l’occupazione sovietica della Germania Orientale, l’Italia, la Danimarca, la Norvegia, la Grecia e la Turchia.
Il carattere difensivo del trattato era dovuto alle preoccupazioni dell’amministrazione USA per una possibile invasione sovietica; preoccupazioni abilmente agitate per costringere gli stati europei al di fuori dell’area di influenza dell’URSS ad accettare gli aiuti previsti dal Piano Marshall e quelli militari, connessi al costituendo Patto Atlantico. L’amministrazione statunitense, con la stipula e l’allargamento del Patto Atlantico, puntava quindi in Europa ad obiettivi diversi e in parte contraddittori: conservare il modo di produzione capitalistico, infondendogli nuovo vigore, attenuare gli effetti dello scontro di classe, placare i tradizionali contrasti fra i gruppi dirigenti dei vari stati, evitare al tempo stesso che l’Europa, una volta rimessa in piedi economicamente, si contrapponesse agli USA e conservare quindi a questi ultimi una posizione egemonica.
Il ruolo reazionario del nuovo trattato è messo particolarmente in luce dagli avvenimenti che portarono il governo italiano alla firma. Per arrivare al previsto allargamento, il governo USA aveva bisogno che i governi degli stati europei che desiderava aggiungere ai cinque dell’UEO facessero una richiesta formale a Washington, necessaria per superare le ostilità presenti sia fra gli stati dell’UEO sia nel Congresso degli Stati Uniti. Un ruolo importante fu svolto dall’ambasciatore italiano a Washington, Alberto Tarchiani, che compì diverse visite in Italia per spingere il governo italiano, guidato da Alcide De Gasperi, a formulare questa richiesta. In una di queste visite Tarchiani ottenne un’udienza da Papa Pacelli, Pio XII, per convincere il capo della chiesa cattolica ad agire contro il neutralismo e il pacifismo assai diffusi in vasti settori del movimento cattolico e della Democrazia Cristiana. Lo stato d’animo della maggioranza delle masse popolari italiane, a pochi anni dalla fine di una guerra disastrosa, era decisamente orientato verso la difesa della pace e della neutralità, anche fra chi votava la Democrazia Cristiana o gli altri partiti di governo. All’interno delle classi privilegiate erano invece diffusi sentimenti filoatlantici, in gran parte perché si vedeva nell’alleanza militare una difesa contro possibili trasformazioni sociali; in parte, inoltre, nei settori legati all’industria bellica e ai circoli militari, si vedeva nell’adesione all’alleanza un modo per superare le prescrizioni del trattato di pace in materia di riarmo. In questa situazione il papa decise di inviare un radiomessaggio in occasione della festività cattolica del natale 1948 nel quale, dopo aver affermato che ogni guerra di aggressione era un delitto e che la difesa contro un’ingiusta aggressione era legittima, sosteneva la necessità della solidarietà delle nazioni con quella aggredita. Un intervento che mise a tacere l’opposizione delle sinistre democristiane alla progettata alleanza.
Fin dalla sua nascita, quindi, il Trattato dell’Atlantico del Nord ha riunito in un’unica organizzazione gli stati che ancora conservavano un vasto impero coloniale, come la Gran Bretagna, la Francia, i Paesi Bassi, il Belgio e il Portogallo. È significativo il fatto che anche i dipartimenti francesi d’Algeria, fino all’indipendenza, fossero coperti dal Patto. Inoltre, nel corso degli anni il Trattato ha sempre accresciuto il carattere di controllo interno. A partire dalla metà degli anni ‘50 vengono coordinate strutture preesistenti, allo scopo di creare una struttura di sicurezza parallela. La rete si chiamava “Stay-Behind” e aveva diramazioni in quasi tutti i paesi della NATO, tra cui Grecia, Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi. Per quanto riguarda l’Italia, la struttura si chiamava Gladio e nasce nel 1956, grazie ad un accordo tra la CIA e i servizi segreti italiani: sarà la CIA a rifornire Gladio di soldi, armi, esplosivi; a Gladio aderiranno molti esponenti neofascisti e sarà una struttura orientata a contrastare più che un’invasione sovietica, le forze del movimento operaio ed eventuali moti di piazza.
A questo sono da aggiungere le teorie sulla guerra rivoluzionaria e sulla guerra psicologica elaborate in Francia tra la fine della guerra d’Indocina e l’inizio di quella di Algeria (1953-1957). Si tratta di una dottrina che combina aspetti repressivi estremi, come la tortura, con la propaganda e l’azione provocatoria. Questa dottrina è stata adottata da numerosi stati aderenti alla NATO e adottata anche al di fuori del continente europeo, come in America Latina, dove i teorici francesi della guerra rivoluzionaria si sono riciclati come consulenti delle dittature militari. In Europa è da segnalare il colpo di stato in Grecia, guidato da un gruppo di ufficiali intermedi con l’appoggio degli Stati Uniti, per impedire l’avvento di un governo di centrosinistra.
Anche in Italia la strategia della tensione e le stragi di stato che ne sono derivate sono state favorite dall’esistenza della struttura Gladio e ispirate dalla dottrina della guerra rivoluzionaria, con l’obiettivo di fermare il movimento di massa sviluppatosi nel 1968-69.
Oggi la NATO ha superato ampiamente i limiti di un’alleanza difensiva, con gli interventi in Bosnia Erzegovina (1993), Kosovo (1999), Afghanistan (2003), Iraq (2004), Golfo di Aden (2009), Libia (2011), Siria (2012). Oltre a studiare nuove forme di controllo dei movimenti popolari all’interno, l’apparato della NATO si dimostra uno degli strumenti più efficienti nelle mani dei governi alleati dell’imperialismo angloamericano per mantenere il controllo economico, politico e militare del mondo.
Tiziano Antonelli