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Nel solco della rivolta di dicembre

Nel solco della rivolta di dicembre

La Rivolta di dicembre è incisa nella memoria delle migliaia di persone che l’hanno vissuta, ed è un simbolo di resistenza per chi, troppo giovane, non vi ha preso parte in prima persona.

Iniziò come dura risposta di rabbia per l’omicidio di Alexandros Grigoropoulos, studente quindicenne, commesso dalle guardie speciali E. Corconea e V. Saraliotis all’incrocio delle strade Tzavella e Mesolongiou a Exarchia. Un omicidio commesso come corollario alle pesanti aggressioni statali contro le lotte sociali che si stavano dando in quel periodo. La Rivolta di dicembre è per tutti noi un momento di ispirazione, un lampo in cui abbiamo percepito cosa può accadere quando la società prende la situazione nelle proprie mani e resiste, un punto cruciale per la nostra politicizzazione e per la nostra azione, un momento storico di conflitto tra la classe dominante e le/i sottoposti.

Eravamo gli studenti che hanno occupato le scuole, che, insieme a migliaia di altre persone, hanno protestato con la stessa rabbia che da molto tempo noi vivevamo nella strada, imparando che solo attraverso le nostre lotte potevamo affermare di appartenevi. Studenti che hanno mobilitato per settimane le scuole e hanno dimostrato ogni giorno, trasformando l’anfiteatro in un campo di fermento, di scambio di opinioni, in luogo di incubazione di cellule di politicizzazione. Eravamo gli insegnanti che stavano, come tra compagni e compagne, fianco a fianco con gli studenti e subivano insieme i manganelli e i gas lacrimogeni della polizia. Eravamo tutti giù in strada, negli scontri con la polizia, nelle occupazioni degli edifici statali. Abbiamo imparato a gestire la paura, a vincere l’inerzia e il disfattismo, perché sapevamo di avere altri e altre dalla nostra parte e di avere ragione. Eravamo quelli e quelle che sono tornati, anche dopo dure repressioni, a lottare nelle strade contro le leggi anti-sociali dei governi. Coloro che hanno ancora una volta sperimentato la violenza di stato perché si battevano contro la barbarie capitalista di stato, contro il sistema dei memoriali, delle leggi anti-lavoro e anti-sociali, delle forze dell’ordine.

Noi siamo quelli che continuano a lottare su tutti i fronti, cercando di invertire la barbarie che ci circonda. Nelle scuole e nelle università contro le barriere di classe, le fusioni e i traslochi, contro il disegno di legge Gavroglou, il deterioramento delle nostre condizioni di studio e di vita, per lo sciopero sindacale e per mandare a casa migliaia di deputati. Siamo coloro che si sono organizzati nei posti di lavoro per resistere e sostenersi collettivamente, contro i licenziamenti, i tagli salariali e l’abolizione dei contratti collettivi. Siamo coloro che hanno eretto barricate antifasciste per non lasciare terreno a nazionalisti e mazzieri fascisti, che stanno nei quartieri e nelle piazze con tutti quelli che partecipano alle lotte per riappropriarsi dello spazio pubblico e resistere al saccheggio delle proprie vite.

Non siamo “dieci incappucciate/i”, immagine della “marginalità”, come il potere ci definisce. Siamo lavoratori, lavoratrici, disoccupati e disoccupate, anarchici e studenti, siamo tante/i, e vogliamo essere tutto questo, siamo quel Dicembre. Siamo diventati tutt’uno con decine di migliaia di persone, con loro abbiamo colpito i simboli dello stato e del capitalismo, abbiamo conquistato le strade, le università, i municipi. Abbiamo conquistato la consapevolezza di non voler tornare alla regolarità della putrefazione statale e capitalista.

Recentemente, il partito di Alba Dorata e una serie di organizzazioni nazionaliste di estrema destra hanno tentato di organizzare occupazioni studentesche e mobilitazioni con contenuti chiaramente nazionalisti e fascisti. In particolare, in relazione alla cosiddetta “questione macedone” vediamo uno sforzo coordinato di componenti di estrema destra per entrare nelle scuole e diffondere il loro veleno intollerante e razzista.

La questione “macedone” è stata l’occasione per l’organizzazione di un’assemblea e manifestazioni di vari gruppi nazionalisti. Nell’ultimo anno, una serie di attacchi fascisti contro immigrati, combattenti, squat e spazi autogestiti hanno avuto luogo, culminando nell’incendio dello spazio occupato Libertatia da parte di un gruppo di fascisti che hanno collaborato con hooligan dei club calcistici, con copertura della polizia.

Contro le manovre degli Stati per coinvolgere i popoli in guerre causate dalle contraddizioni inter-imperialiste e trasformarli in carne da cannone, contro tutte le manovre dei vari blocchi di potere per aumentare la propria sfera di influenza, dovremmo promuovere la solidarietà internazionalista e la lotta comune dei popoli per vivere in modo pacifico e armonioso, definendo le proprie vite lontano da qualsiasi tipo di “patronato”.

Contro il tentativo di distogliere gli studenti e le studentesse dai problemi causati dalle politiche del governo, i memorandum e le direttive dei dirigenti politici ed economici internazionali, che distruggono la scuola, degradando ulteriormente le condizioni di studio e di vita e seminando sempre più povertà nella stragrande maggioranza dei membri della società, per mettere in primo piano i nostri interessi e i nostri bisogni.

Gli studenti e le studentesse, non solo gli squat, sono naturali alleati di coloro che lottano per una vita dignitosa e non un mezzo di diffusione delle percezioni misantrope dei neonazisti. Sono le “armi” di coloro che lottano per la vita contro tutti coloro che seminano morte. Le occupazioni studentesche (1998-2000, 2006-2007, 2011, 2008), e le grandi lotte degli insegnanti, fanno parte della ricca storia delle resistenze sociali e di classe. Oggi dobbiamo recuperare questo percorso di lotta e cacciare fuori la spazzatura nazionalista dalle nostre scuole e università. Nella nostra comune lotta, studenti, studentesse e insegnanti, stiamo cercando di trasformare le scuole e le facoltà in cellule viventi di lotta, di resistenza, di fermento e politicizzazione.

Dieci anni dopo la grande Rivolta di dicembre, e le migliaia di occupazioni e mobilitazioni che essa suscitò, continuiamo a lottare contro ciò che dissolve le nostre vite, per riconquistare il filo della lotta, della resistenza e della rivendicazione. Non lasciamo spazio ai nazionalisti. Occorre schiacciarli nei quartieri, nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, e in qualsiasi altro luogo.

Continuiamo a lottare per nuove insurrezioni ma anche per superare la fase meramente insurrezionale. Perché la nostra visione non si ferma allo scoppio dell’insurrezione spontanea. Non mira a niente di meno della rivoluzione sociale, dell’abolizione dello Stato e del capitalismo e della costruzione di una nuova società di classe, per l’uguaglianza, la solidarietà e la libertà.

ORGANIZZATI E LOTTA
Per l’anarchia e il comunismo libertario
gruppo anarchico ” δυσήνιος ίππος ” aderente all’A.P.O.
Dicembre 2018

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