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La banalizzazione del male

La banalizzazione del male

auschwitzA Follonica, ridente cittadina della costa grossetana, la mattina del 23 febbraio tira un gelido vento di pogrom.

Due donne, due romnì, che cercano di recuperare qualcosa sul retro di un discount della catena tedesca LIDL, vengono rinchiuse, con l’ausilio di un muletto, nel gabbiotto dei rifiuti ingombranti da tre giovani (tra i 23 e i 27 anni) dipendenti maschi.

L’eroico gesto di difendere in modo così spiritoso persino gli scarti della merce, sequestrando e spaventando due persone incolpevoli (una rimasta anche ferita ad una mano), viene immortalato in video dai medesimi personaggi e immediatamente postato su facebook e, come si suol dire, l’indecente spettacolo diventa virale, suscitando commenti divertiti e compiaciuti da parte della solita claque razzista che, da dietro ad una tastiera, plaude beceramente ad ogni nefandezza umana.

D’altronde, per chi considera Rom e Sinti dei “subumani”, è del tutto conseguente rinchiuderli come bestie.

Il fatto è però talmente indegno e penalmente perseguibile che i carabinieri devono intervenire e denunciare gli autori della “bravata”; l’accaduto diventa quindi di dominio pubblico e il fascioleghista Salvini non perde tempo per fare notizia, solidarizzando con i due sequestratori e assicurando loro sostegno legale.

Localmente, i consiglieri comunali del Nuovo Centrodestra e del Gruppo misto non perdono occasione per rilanciare: “Basta parlare di rom, di razzismo, di goliardate, di gesti da condannare […] E’ arrivato il momento di mettere la parola fine a una Follonica priva di presenza sul territorio di forze dell’ordine, da cittadini abbiamo il diritto di pretendere una città controllata da uomini e anche da occhi elettronici […] Follonica non è più un’isola felice e questo è sotto gli occhi di tutti: degrado davanti ai supermercati, alla stazione, sulla spiaggia d’estate, nelle pinete….

Analogamente, la sezione di Fratelli d’Italia, sottolinea che comunque le due donne erano là “a rubare fra la merce fallata, che di sicuro non sarebbe stata distribuita alla locale comunità rom”.

Compare anche una paradossale petizione on-line: “Nessuno tocchi i commessi di LIDL”, contro l’annunciato licenziamento dei solerti giovanotti.

Anche la direzione della filiale LIDL, che si guarda bene dal prendere distanza dall’operato dei due baldi commessi-guardiani, parla di decoro offeso, così come si apprende dalla cronaca del quotidiano “Il Tirreno”: “Non vogliamo dare un’immagine di degrado del negozio” sottolinea il responsabile del supermercato di Follonica, riferendosi non soltanto ai cassonetti, ma anche alle rom stesse; “Qualche tempo fa – spiega – le donne dormivano anche nel parcheggio: si sdraiavano sull’asfalto, accampandosi lì anche per la notte e certo non era un bel biglietto da visita per l’azienda, né per chi lavora in questa sede […] Non possiamo permettere che ci sia un’idea di degrado attorno all’attività”.

Il direttore dello stesso quotidiano, Luigi Vicinanza, scrive in aggiunta un editoriale moralista sulla stessa lunghezza d’onda, non perdendo occasione di definire “zingare” le vittime del gesto.

Il segretario del PD, con la consueta logica perbenista-legalitaria, esprime fintamente sdegno e sostiene che “Quando i cittadini non si sentono più protetti, quando sfumano i confini fra legalità e illegalità, allora il germe del razzismo rischia di riprendersi la scena e cominciano le barbarie”, fornendo quindi una giustificazione di stampo leghista all’atto di sopraffazione – a tutti gli effetti configurante reato – come conseguenza di un’imprecisata illegalità da parte di chi, in primo luogo, vive ai margini della società del cosiddetto benessere.

Il Movimento Cinque Stelle invece preferisce tacere, nel presumibile timore di perdere voti a destra.

Più in imbarazzo il segretario della Camera del lavoro di Grosseto, alla luce del fatto che uno dei due ingabbiatori risulta iscritto alla Filcams-Cgil, per il quale annuncia la sospensione cautelativa dal sindacato.

Ma la storia non finisce sulla costa e tre giorni dopo rimbalza a Cascina, il comune pisano con sindaca leghista, dove due “buontemponi” pensano bene di trasformare in farsa l’atto discriminatorio, travestendosi rispettivamente, lei da donna rom in gabbia e lui da addetto della LIDL. La trovata è con tutta evidenza un’operazione politica tanto che la sindaca Susanna Ceccardi subito apprezza e rilancia su facebook: “Maschera di carnevale ieri a Cascina! A me fa ridere!!! A carnevale ogni scherzo vale! Se siete tristi e di sinistra, peggio per voi”. L’intento è chiaro, riaffermare stereotipi, disprezzare le persone offese e banalizzare l’accaduto, deresponsabilizzando gli esecutori.

Va comunque notato che ormai, nell’assuefazione della quotidiana e impunita discriminazione, anche negli ambienti della solidarietà sociale, non è stata sufficientemente avvertita la gravità di un paradigma razzista ormai divenuto normale; né, tanto meno, quella che si definisce sinistra di classe ha colto la drammaticità di un crescente razzismo anche tra i lavoratori che, invece di prendersela con chi li sfrutta, preferiscono trasformarsi in divertiti aguzzini e servi della proprietà padronale.

Resta l’amara riflessione di come, di fronte a simili aggressioni, l’assenza di risposte si rende complice.

Osservatorio antidiscriminazioni


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