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Il futuro è in buone mani

Il futuro è in buone mani

Quando avevo scritto su queste pagine del Canzoniere Grecanico Salentino ho usato una frase che pensavo fosse mia ma che presto mi sono accorto mi era rimasta incastrata dentro in testa. In uno dei suoi ultimi scritti, già ultraottantenne, il poeta-neurologo inglese Oliver Sachs confessava: “Mi rallegro quando incontro dei giovani dotati (…), sento che il futuro è in buone mani” (My Own Life, 2015). Nel mio piccolo, per molti versi sento di condividere profondamente la sua gratitudine transgenerazionale, segnale esplicito di quella pacifica predisposizione d’animo con la quale Sachs ha saputo punteggiare amorevolmente e con generosità i propri scritti senza che ne venisse intaccato il rigore scientifico.

Vi dirò, in un primo momento ho pensato che potesse essere interpretato come poco opportuno il segnalare e commentare su Umanità Nova una raccolta di scritti che proprio su queste stesse pagine affonda le sue radici e ha ragioni d’essere. Ma ecco che quella frase di Sachs torna a soccorrermi: mi viene buona oltre che per il CGS anche per proporvi questo libro/cd (ed. Bruno Alpini / Cucine del Popolo / stella*nera, 2021) che di “Note Bandite”, una rubrica intermittente su UN, riprende il titolo ed i contenuti. En-Ri.ot, l’autore, ha fatto il grosso del lavoro cioè si è occupato della stesura dei testi e del chiedere in giro le canzoni, mentre io mi sono offerto di aiutarlo tecnicamente a realizzare questo “libro che suona”, mettendoci addosso le zampe e chiedendo aiuto al nostro compagno Fabio Santin per aggiungere alle parole alcuni dei suoi bei disegni.

Una delle cose importanti che ho imparato dai miei compagni anarchici più vecchi, quando ero ancora un ragazzo, è che la musica non è sempre felicità e sole fuori, come la hit parade alla radio nazionale voleva farmi credere. Musica è terreno fertile per i semi della ribellione, è dubbio che mette crepe e infiltrazioni nei tuoi muri maestri. Musica è una lingua che sa raccontare senza bisogno di traduzioni come ci si sente quando non si riesce a trovare il proprio posto nel mondo, quell’insofferenza e quel malessere che ti si agitano dentro. Musica è il casino che trovi appena fuori dalla porta di casa, è il rumore che ascolti quando cammini per strada. È il tuo rumore, quello che ti parte dal cuore.

Ho imparato allora che l’America è lontana, ad un oceano stellare di distanza di sicurezza, e che qua tira aria cattiva: i fascisti mettono le bombe nelle piazze, la gente cade spinta giù dalle finestre, scompare o muore da sola per strada. Ci si ritrova chiusi a chiave dentro a una guerra di piombo di amianto di radiazioni di bugie che ha per sottofondo una colonna sonora completamente sbagliata. Le camionette della polizia, i posti di blocco e gli incidenti in fabbrica diventano caratteristiche del paesaggio a cui piano piano ci si abitua, come ci si abitua al malgoverno e ai ladri, allo smog, alle tette e ai culi in televisione. Un giorno ti svegli e ci sono i carrarmati per le strade a Bologna: la primavera è finita. Alcuni si abituano, appunto, a questo inverno artificiale senza sole, grigio e rigido, fatto di neve velenosa che cade in silenzio. Altri invece al silenzio non si rassegnano, così si mettono a cercare il proprio rumore anche rovistando nei cassonetti. Nessun futuro: non so se intristirmi o incazzarmi quando penso che a vent’anni ci eravamo ridotti a cantare merda come questa per scaldarci l’anima mentre tutto intorno sanguinava.

Prima da fanzinaro poi a occupare spazio su Rockerilla e soprattutto sulla stampa anarchica, è una vita che cerco di capire e di raccontare cosa succede nella testa di chi suona, di chi inventa canzoni. Un bel giorno scopro tra le pagine di Umanità Nova una rubrica in cui l’autore, un ventenne evidentemente, cerca di annodare certi fili rossi che raccoglie seguendo l’istinto – o forse no, segue dei ragionamenti suoi: li cerca dentro ai testi delle canzoni senza preoccuparsi se queste sono cantate bene o stonate. Ne sceglie tre ogni volta, una playlist veloce di tre pallottole al cuore della storia di questi anni, quindi anche della mia storia. Mette insieme roba vecchia e musiche recenti, gente con sorrisi da copertina e brutte facce adatte a foto segnaletiche, nomi noti e gruppi mai sentiti, cercando di dare un senso a quello che dentro a quelle canzoni si canta. Una maniera piuttosto particolare di raccontare il presente – mi ci ritrovo dentro a mio agio.

Dicevo all’inizio che il libro suona e dicevo sul serio: con il contributo di alcuni dei gruppi e musicisti che hanno inventato e/o eseguito le canzoni raccontate in “Note Bandite”, è stato realizzato da En-Ri.ot un cd collettivo e rumoroso che vi ritrovate appiccicato dentro la copertina insieme al libro. Questo è uno di quei casi dove ci si aggrega per una condivisione di ragionamenti invece che di gusti musicali comuni, per cui Kalashnikov, Contrasto, gli Arpioni, Lenders, Minoranza di Uno, BaLotta Continua, FFD, Alessio Lega, Los Fastidios, Signor K, gli Ultimi, LaFuria!, FEV, Aban, Atarassia Gröp, Lumpen, Airesis e Youngang si sono ritrovati insieme senza che le differenze stilistiche ed espressive venissero a costituire una discriminante: oltre che piacergli il progetto, alla nostra proposta tutti hanno aderito spontaneamente e gratuitamente – e bravo En-Ri.ot ancora una volta.

Marco Pandin

Il libro/cd non è posto in diffusione commerciale nei negozi e non ha un prezzo di vendita: viene richiesta un’offerta libera e responsabile (non un’elemosina). Contatti per informazioni e richieste:

stella_nera@tin.it

bruno.alpini@libero.it

Cucine del Popolo via facebook

mail@asfai.info

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