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I migranti sfondano il confine

I migranti sfondano il confine

macedonia2-300x224Centinaia di migranti, sfiniti da giorni di attesa per varcare la frontiera, hanno preso d’assalto, lunedì mattina, la recinzione nel villaggio di Idomeni. Circa 300 iracheni e siriani, circa 300 hanno sfondato un tratto del valico tra i due Paesi, rinforzato con del filo spinato. La polizia macedone ha lanciato gas lacrimogeni. Una trentina di persone, compresi diversi bambini, sono rimaste ferite. Alcuni migranti si sono riversati sui binari, dove si sono seduti per protesta, rifiutando di andarsene sino a quando non sarà loro consentito di entrare in Macedonia.
Al grido di «Aprite il confine», i migranti hanno lanciato sassi contro la polizia macedone che ha risposto con gas lacrimogeni. Sono più di settemila le persone, metà delle quali donne e bambini, ammassate al confine: un numero che supera di quattro volte la capacità dei campi allestiti per la prima accoglienza.
La chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica sta trasformando la Grecia in un gigantesco campo profughi.
Straordinaria la gara di solidarietà della gente verso chi attraversa, spesso a piedi, il paese diretto allo confine con la Macedonia.
Intere famiglie in fuga dalla guerra trovano un gesto solidale, un pezzo di pane, dell’acqua, abiti allungati dalle persone lungo il percorso.
A Idomeni, il villaggio sul confine, abitano poche centinaia di abitanti, quasi tutti contadini. I migranti e profughi ammassati in attesa di continuare il viaggio verso nord, hanno occupato i campi, i frutteti.
Nonostante il disagio gli abitanti di Idomeni mantengono un atteggiamento solidale verso i profughi.
La situazione è difficilissima: in questa zona l’inverno morde ancora e le persone passano le notti accampate al freddo, nel fango.
Secondo l’inviato de La Stampa sul confine tra Grecia e Albania è possibile che presto i migrqanti tentino una nuova rotta, che dalla Grecia passi all’Albania e da qui, sui barconi, verso le coste pugliesi.
Lungo il confine con la Turchia il pattugliamento delle navi della NATO ha ridotto gli sbarchi a a Lesvos, teatro negli scorsi mesi di scontri tra polizia e migranti intrappolati nell’isola.
Il flusso, tuttavia, ben lungi dall’essere finito si sta spostando più a sud: sono tantissime le isole greche di fronte alla costa turca: ognuna sta diventando luogo d’approdo per chi si mette in viaggio.
E’ un infinito gioco del gatto con il topo, che elabora sempre nuove strategie di sopravvivenza.
Tra lamelle e filo spinato si decompone l’Europa degli Stati e dei capitali, ma, qua e là, timidamente, fa capolino l’Europa solidale di tante persone comuni, fiaccate dalla crisi, ma decisa a non farsi sopraffare dalla logica dell’esclusione, delle frontiere, del filo spinato.
Ascolta la diretta dell’info di radio Blackout con Gheorgos, un compagno greco.

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