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Note Bandite

Note Bandite

In occasione del 1° maggio alcuni brani sulle morti bianche, dedicati a coloro che tutte le mattine per garantirsi una vita dignitosa si alzano e vanno a lavorare, rischiando di non tornare a casa. Come nell’“Inno individualista” di inizio Novecento:

Le macchine stridenti dilaniano i pezzenti /e pallide e piangenti stan le spose ognor, /restano i campi incolti e i minator sepolti /e gli operai travolti da omicidio ognor.”“Finché non splende il sol dell’anarchia,/vedremo sempre il popol trucidar.”

PUNKREAS – PIU’ DI VOI

GLI ULTIMI – EROI

LAFURIA! – MALEDETTO LAVORO

1 PUNKREAS – PIU’ DI VOI

Attivi dal 1990, i Punkreas sono una band italiana che ha fatto delle proprie canzoni una sintesi tra la rapidità e la leggerezza del punk anni ’90 e una buona dose di provocazione con, ogni tanto, un pizzico di denuncia. Il brano “Più di voi” è stato pubblicato nel 2002 in “Falso”, assieme a tante altre celeberrime canzoni della band lombarda. La canzone racconta delle morti bianche: “Nuova settimana appuntamento con la sorte /incominci a lavorare c’è pericolo di morte”, “sempre più frequente come un morbo che dilaga /come un premio produzione non previsto in busta paga”.

Dieci anni dopo la sua pubblicazione, “Più di voi” è stata inserita, con altri 21 brani di band underground italiane, nella compilation “Know Your Rights – sicurezza sul lavoro” che, si legge dal booklet, “è nata per diffondere a tutti i lavoratori la consapevolezza di quali sono i propri diritti a lavorare in salute e in sicurezza”. Nel testo si fa anche riferimento all’articolo 18: “mentre si discute sull’articolo 18 /per chi del licenziamento vuole farne il proprio motto”, in questa strofa i Punkreas sono stati profetici, speriamo lo siano anche nel ritornello: “morire di lavoro no! /da non dimenticare si lavora per mangiare /la vita non si timbra mai! /nessuno vale più di voi!”.

2 Gli Ultimi – Eroi

Dalla capitale Gli Ultimi portano per lo Stivale un punk rock che racconta con testi semplici e sferzanti la loro “laida provincia”. Nell’ album “Street punk” del 2009 è presente il brano oggi in scaletta. Si tratta di “Eroi”, una canzone che racconta lo spaccato di persone comuni che rischiano la vita tutti i giorni sul posto di lavoro e la possono perdere. Il brano compare anche in “Questi anni” come traccia live, intitolata però “Eroe”; la prima strofa recita così: “un’ altra infame morte sul lavoro/un’altra vittima da sacrificare/e un’ altra vedova di uomo comune/che non ha scelto di partire a morire”. Quelli della canzone sono “eroi senza nessuna medaglia/ eroi ogni mattina”, “trascinati in guerre senza ragione /giustiziati per servire un padrone”. Maurizio e compagni sparano poi a zero su chi è responsabile di un sistema di produzione che punta solo al profitto, e chi riduce a statistiche e dati le vittime delle morti bianche:

questa è l’Italia degli sfruttati /in un call center o su un’ impalcatura/come una madre che abbandona i suoi figli /e si intrattiene con i loro aguzzini,/ con un padrone che la farà franca/comunque vada, ancora una volta /in una guerra dove non c’è giustizia/e un altro morto è solo un’ altra notizia”.

Una canzone che fa riflettere su come basti il normale scorrere del tempo per scordarsi e far cadere nell’oblio quelli che non sono vittime di fatalità, ma uomini e donne uccisi dell’assenza di attenzione per la salute, per i diritti e la dignità dei lavoratori: “ed ogni volta che qualcuno si indigna /e con una lacrima si lava le mani/ cinque minuti in un telegiornale/e tutto il resto per dimenticare”. Le piccole “conquiste” e soddisfazioni di cui bisogna accontentarsi sono anche solo quella di rivedere la luce alla fine del turno: “ogni mattina dentro questo macello/ siamo in cinquanta dietro questo cancello/sfiliamo in coda senza dire parole/e pure oggi abbiamo visto il sole…”

3 LAFURIA! – MALEDETTO LAVORO

Uno dei migliori esempi di crossover italiano, nonché band con uno stile unico per la scena odierna, sono sicuramente i LAFURIA!. Una sintesi tra il suono abrasivo e distorto dell’ hardcore e la violenta rapidità di denuncia dei testi, tipica del rap. Sono tra i pochi sperimentatori in Italia di questo genere musicale e tra i pochissimi che riescono a garantire un suono potente e massiccio alla pari dei significati e degli argomenti dei loro testi. I “RageAgainst The Machine dello Stivale” hanno all’attivo due album di cui uno, “La via del Ronin”, appena uscito. Il primo album omonimo racchiude 9 tracce che vantano diverse collaborazioni con esponenti di gruppi punk e rap underground, vi sono inoltre due cover che fanno anch’esse capo alle due subculture che caratterizzano la band. La quarta traccia del primo album (2014), intitolata “Maledetto lavoro”, è anch’essa in scaletta dato che è dedicata a diversi lavoratori uccisi dall’assenza di tutele e rispetto dei loro diritti: “Maledetto denaro/Maledetto lavoro/Nel vostro lurido spettacolo non c’è decoro/I soldi in cambio della vita /Un prezzo troppo caro”. Il brano prende in esame la relazione esistente tra l’assenza di scrupoli “in nome dello show business” e l’elevato numero di infortuni e decessi avvenuti durante l’allestimento di palcoscenici faraonici per concerti o spettacoli “di superstar di plastica indegnamente chiamati artisti”.Fabbriche dell’ intrattenimento/vetrine del superfluo/costruite su lavoro nero e sfruttamento,/dietro alle quinte a ogni concerto/c’è chi scarica bilici per tutto il giorno,/chi resta appeso a venti metri sopra il mondo,/chi c’ ha le mani spaccate/su un ferro ghiacciato d’ inverno e rovente d’ estate./Correre per ottimizzare i tempi /risparmiare sulla sicurezza/e non sui lauti compensi /a sedicenti artisti”. Su internet è disponibile un video del brano nel quale si riportano dati, e scene delle quotidiane situazioni di lavoro a cui “tutti i facchini, scaff, tecnici e maestranze dello spettacolo, camerieri di catering” sono sottoposti. Nelle loro pagine social spesso appaiono aggiornamenti sugli sviluppi dei processi e delle sentenze legati alle morti di chi è stato costretto a lavorare così: “Senza sicurezza, senza diritti, senza un tetto orario, spesso senza contratto, a volte senza la certezza di tornare a casa”. Anche in un’epoca in cui le nuove tecnologie potrebbero offrirci svariate possibilità per evitare o ridurre attività usuranti e faticose, c’è ancora chi soccombe sul luogo di lavoro, proprio come nelle strofe citate nell’ introduzione: “questo denaro è maledetto morire per un piatto,/per un tetto, per stare a galla in questo mondo/ il lavoro è il suo strumento/se vuoi mangiare sgobba/ rischia il culo tutti i giorni/questo è il suo ricatto!”

a cura di En.Ri-Ot


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