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No guerra, No Eni

No guerra, No Eni
Sabato 5 maggio a Milano si è tenuta una manifestazione contro la guerra e contro l’ENI., alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il Fronte Palestina, uno spezzone femminista e varie anime del movimento milanese e non solo: alcune centinaia i presenti.
Nelle 48 ore precedenti tutti i quotidiani e le televisioni mainstream avevano dato la notizia che sabato sarebbero calati su Milano da tutta Europa migliaia di ”Anarchici”.“Black Block”, orde di barbari varie per mettere la città a ferro e fuoco evocando i fatti del Primo maggio No Expo. Allo stesso tempo le varie polizie di Stato e quelle urbane si erano impegnate a terrorizzare gli abitanti ed i negozianti dei quartieri coinvolti dalla manifestazione, istigandoli a chiudere i negozi ed a spostare tutte le auto parcheggiate lungo il percorso. Imponente lo schieramento poliziesco, isolate intere zone.
Tutto per contribuire a creare un clima di odio verso chi cerca di svelare i traffici criminali tra governi, multinazionali e mercanti di carne umana. Per chi non “è cieco”, è chiara la volontà statale di far apparire come criminali e terroristi coloro che lottano per una società senza guerre e sfruttamento. Come sempre nella metropoli meneghina il terrorismo di Stato e tutto il suo apparato di disinformazione hanno lavorato all’unisono. L'obiettivo è sempre quello: dimostrare che a Milano tutto è sotto controllo, che gli investitori internazionali possono continuare tranquillamente a fare i loro affari. 
Se il numero dei manifestanti previsti era stato volutamente esagerato dalla polizia, il numero dei giornalisti, dei fotografi e delle televisioni che erano in Piazza della Stazione Centrale – luogo del concentramento - va oltre ogni immaginazione. Tutti pronti a carpire gli scontri prospettati dalla questura, tutti per “cogliere l’attimo”, il fotogramma che li avrebbe potuto far diventare famosi e magari vincere qualche ignobile premio. Tutti alla ricerca disperata del sangue. 
Questa non è una opinione dello scrivente , ma sta nei titoli dei giornali e dei Blog mainstream, ad esempio su Milano Today  il  banner intitolava “scontri in diretta”.
Qualcosa gli è andato storto e la copertura mediatica della manifestazione ha fatto sì che una iniziativa che sarebbe forse passata per Milano come una delle tante, ha invece avuto una visibilità inaspettata. Il livore dei giornali del giorno dopo è evidente. 
Abbiamo ascoltato qualche negoziante delle zone in questione: alcuni erano molto arrabbiati, non per il disagio della manifestazione, ma per il mancato guadagno di una giornata che si prospettava buona. Alla domanda perché non vi siete rifiutati di chiudere, la risposta è stata “poi polizia e vigili ce l’avrebbero fatta pagare”.
Uno che c'era

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