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Da Can Vies al Banc Expropriat: come un quartiere risponde alla repressione

Da Can Vies al Banc Expropriat: come un quartiere risponde alla repressione

ce9skllueaa460s1Due anni fa Can Vies, un’occupazione situata a Sants, un quartiere di Barcelona, fu difesa strenuamente da militanti e dai vicini. Fu difesa davanti alle gru che ne buttarono giù una parte e fu difesa davanti alla celere spagnola, a viso scoperto. Can Vies, come dice il nome stesso (can, dal catalano casa) era il rifugio di molte persone che non avevano un tetto per dormire, un rifugio politico e un ritrovo.
Dopo giorni di lotta e di grande solidarietá nazionale e internazionale, l’edificio fu in parte distrutto, ma rimase in mano ai manifestanti. Fu allora che Can vies decise di cambiare da squat a centro sociale e fu ricostruita mattone su mattone. Divenne il simbolo di una vittoria.
Chiaramente, il movimento di difesa del quartiere non venne lasciato indenne e 13 persone finirono sotto processo.
A due anni dall’anniversario di Can Vies questi compagni sono stai processati per aver difeso un bene comune. E, sempre in queste settimane, durante questa ricorrenza, il Governo catalano ha sgomberato un centro sociale conosciuto come Banc Expropiat, situato in Gracia, un altro quartiere di Barcelona. La risposta è stata anche in questo caso forte e decisa.
Piú di 2500 persone continuano a scendere in piazza per difendere un luogo dove i vestiti e il cibo venivano dati gratuitamente, dove venivano date lezioni di lingua senza che nessuno pagasse. Un posto aperto a tutte le generazioni con una piccola ludoteca nel centro del locale, ma soprattutto era un luogo dove si faceva politica dal basso.
“Qui conseguono qualcosa che non si trova nelle strade e che possono avere gratis. È una forma di autodifesa” Dice un ragazzo immigrante.
“Supporto mutuo, solidarietá sono importanti perché la societá é individualista ma noi vogliamo ricostruire una comunità” Sostiene una ragazza dell’assamblea di gestione
“La banca espropiata è un locale fatto di vetri, tu puoi vedere quello che facciamo dentro, sempre lo puoi vedere. Non siamo esclusivi siamo un gruppo di persone eterogeno e anticapitalista. Siamo parte del quartiere.” Afferma una vicina che frequenta il Banc expropiat
Il Banc Expropiat era un locale espropriato alle banche, una liberazione di uno spazio alla comunitá trasformato in un simbolo anticapitalista dove le persone potevano autorganizzarsi e darsi supporto mutuo anche per trovare casa.
Molte persone hanno manifestato per tre notti di seguito e, tra queste, 34 sono state ferite dalle cariche della polizia.
Oggi come due anni fa lo Stato e il Capitale hanno la risposta di un quartiere che sa combattere per difendersi dagli abusi e che sa lottare per riconquistare cio che gli viene tolto. Non è importante quanta violenza usi il capitalismo o quale strumento di repressione, nessuno é indietreggiato.
Ancora una volta la sindachessa “illuminata” di Barcellona si è tolta la maschera. Nega una correlazione tra le lotte dei due quartieri, Sants e Gracia, sostenendo che essendo il locale una proprietá privata renda i casi differenti. Come se uno fosse meno importante dell’altro, come se la proprietá privata giustificasse l’abuso di potere, l’espropriazione e la violenza di questi giorni. “Ho proposto loro un altro locale” sostiene, “ma hanno rifiutato”. Sì, hanno rifiutato perchè il Banc expropriat è uno spazio liberato, uno spazio che era una banca e ora è a disposizione della popolazione senza interessi e senza profitto. Uno spazio che da rifugio a assemblee e individualitá e che sta mobilitanto il vicendario in sua difesa.
Qui di seguito uno dei video che mostrano una Gràcia militarizzata:
https://www.youtube.com/watch?v=eCmfPkAAH5g
La solidaritat es la nostra mellor arma.
Sara P.


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