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Parlare di “sostituzione etnica”. Un pendio davvero scivoloso.

Parlare di “sostituzione etnica”. Un pendio davvero scivoloso.

La notizia per cui si è tornato a parlare di “sostituzione etnica” è abbastanza nota: l’ineffabile ministro dell’agricoltura dell’attuale governo Francesco Lollobrigida, ha parlato dell’arrivo degli stranieri nel territorio dello Stato italiano come la causa di un processo, appunto, di sostituzione etnica ai suoi inizi che occorre contrastare. In pratica, la “pura” popolazione italiana è in decrescita e c’è il rischio che venga sostituita, col tempo, dalle popolazioni delle varie parti del mondo che si stabiliscono nel territorio della Repubblica Italiana. Con il termine “sostituzione etnica”, e Lollobrigida dovrebbe saperlo vista la sua collocazione politica, non si intende però una sostituzione, per così dire, spontanea e naturale ma, invece, una teoria che afferma l’esistenza di un grande complotto contro la popolazione bianca tesa alla sua sparizione. Un timore che accomuna il nostro ministro alle destre radicali di ogni parte del pianeta: a Bannon, a Bolsonaro, a Trump, a Orban, a Dugin, solo per fare qualche nome e restando nella parte del mondo che, dal punto di vista della comunicazione, ci è più vicina – in realtà, però, con termini diversi, la stessa identica cosa, magari con altri termini, la si può trovare anche in molte altre parti del mondo. Restando però dalle nostre parti, come è nato il concetto?

Molti personaggi della destra estrema, soprattutto di area negazionista dell’Olocausto, l’hanno costruita a partire dalle idee filosofiche di Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi. Questi, forte critico di Nietzsche in quanto – in particolare ma non solo col suo concetto del superuomo – sarebbe all’origine del pensiero radicale di destra e, quindi, della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto. Partendo da questa critica, Kalergi rovesciava la prospettiva nietzscheana ed affermava che le mescolanze razziali creavano un uomo migliore, soprattutto più propenso alla pace tra i popoli; di conseguenza auspicava un futuro nel quale non ci fossero discriminazioni né legali né culturali legate alle etnie e, di conseguenza, sul lungo termine popolato da individui che non avrebbero conosciuto i disastri delle guerre della prima parte del Novecento.

Queste tesi sono state interpretate nel mondo della destra radicale come “Piano Kalergy” – l’idea di un piano segreto per sostituire la “razza” bianca con un meticciato euro-afro-asiatico. Perché “Piano”? Perchè si sostiene che l’attuale fenomeno migratorio non sia dovuto alla povertà ed alle guerre ma, casomai, povertà e guerre sono state da lungo programmate coscientemente dai “poteri forti” allo scopo, appunto, di giungere a un’unica razza meticcia che, non essendo più radicata a specifiche culture, risulterebbe più facilmente controllabile dal potere economico e politico.

Ovviamente la tesi non ha alcun fondamento: non ci risulta, ad esempio, che qualunque popolazione “pura”, con una sua specifica cultura, a partire da 5.000 anni a questa parte, non sia stata dominata da classi superiori. In altri termini, il potere politico ed economico non sembra avere alcun bisogno di una popolazione “meticcia” per dominare. Purtroppo non sembra aver ragione nemmeno Kalergy: popolazioni “meticce” sono esistite nella storia – le grandi migrazioni non sono un fenomeno dell’altroieri – e non pare siano state strutturalmente meno docili e più pacifiche di quelle non meticciate: basta pensare agli attuali Stati Uniti d’America. Questo, ovviamente, in generale, con tutte le eccezioni ed i confronti che si possono fare ma che, in ogni caso, non ci restituiscono una sostanziale differenza, dal punto di vista della docilità o meno, dell’indole pacifica o meno, tra popolazioni “pure” e popolazioni “meticce”.

Finora ho parlato di popolazioni “pure” mettendo appunto le virgolette, perché queste non esistono, in quanto le grandi migrazioni esistono da quando esiste la specie umana. Quelle che chiamiamo popolazioni “pure” sono solo meticciati che esistono da abbastanza tempo perché ci si sia dimenticati della loro origine. La popolazione italiana che il nostro ministro pare ritenere “pura”, ad esempio, è il risultato dell’incrocio di DNA e culture di, in ordine alfabetico, Angioini, Arabi, Aragonesi, Aurunci, Bizantini, Bruzi, Cartaginesi, Celti, Epiri, ,Eruli, Etruschi, Fenici, Greci, Illiri, Lestrigoni, Longobardi, Normanni, Osco-Umbri, Ostrogoti, Pelasgi, Piceni, Sabini, Sanniti, Svevi, Zapici… soltanto per restare in epoca storica e sicuramente dimenticandone qualcuno. Se poi volessimo indagare nella preistoria, allora dovremmo ricordare la commistione di DNA e culture con l’uomo di Neanderthal e quello di Denisova.

Quanto detto non vale solo per la popolazione italiana ma per tutte le popolazioni che abitano nei confini degli Stati attuali. Inoltre, non solo nel presente ma anche nel passato ci sono stati i razzisti di turno che tentavano di evitare la “sostituzione etnica”. Prendiamo una piccola polemica del presente: il colore della pelle della famosissima regina d’Egitto Cleopatra. Nella serie televisiva di Netflix è interpretata da una attrice di colore; però è storicamente improbabile che quello specifico regnante di Egitto fosse di pelle scura. Tutte le fonti la fanno appartenere alla stirpe dei Tolomei, talmente ossessionati dalla “purezza etnica” che, in mancanza di meglio, si sposavano persino tra fratelli e sorelle, come fece lo stesso padre di Cleopatra. Ora probabilmente Cleopatra era una figlia illegittima: ciononostante, data la mentalità razzistica dei Tolomei, è molto improbabile che il padre Tolomeo XII Aulete accettasse di cogovernare, come è stato per un certo tempo, con una donna di colore. In ogni caso, nonostante la lunga dinastia dei Tolomei, si potrebbe fare relativamente alla popolazione egiziana attuale un elenco di popoli e culture che si sono incrociate nei millenni simile a quello fatto per la popolazione italiana.

Insomma nella storia degli umani il “meticciato” non solo non è stato una scelta, sia dal punto di vista della genetica sia dal punto di vista della cultura; è stato inevitabile e tutto quello che di positivo i sostenitori della favola della “sostituzione etnica” ritengono positivo e da difendere è stato frutto di esso. Potremmo dire, a questo punto, che tutto sommato i propagandisti della favola della “sostituzione etnica”, almeno sulla lunga distanza, non fanno un gran male, essendo destinati all’insuccesso – purtroppo invece no.

Infatti, se si insiste sull’idea che l’arrivo di popolazioni “straniere” su di un territorio è qualcosa di negativo in quanto tale, si apre oggettivamente la strada ad idee di deportazione ed anche di sterminio etnico; questo proprio perché, sotto sotto, anche i razzisti sanno che i processi di meticciato sono inevitabili se i popoli arrivano in contatto e, oggi, a differenza delle ere preindustriali, le nuove tecnologie del trasporto hanno reso l’incontro dei popoli enormemente più facile che nel passato. Chi (stra)parla di “sostituzione etnica”, perciò, non può non sentirsi responsabile di innescare questi processi che, tra l’altro, almeno a livello di idee, si sono già ripresentate oggi nel cuore d’Europa nelle zone calde di guerre civili o iniziate come tali.

Enrico Voccia

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