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Licenza di uccidere

Licenza di uccidere

Il governo presieduto da Giuseppe Conte si caratterizza per gli aspetti criminali e sanguinari del suo programma. La licenza di uccidere prevista per i proprietari di immobili nei confronti di chi penetra nella proprietà privata è un esempio ideologico di quello che la nuova maggioranza parlamentare si prepara ad approvare.
L’avvocato Conte probabilmente si è reso conto dell’enormità di quanto stava scritto nell’accordo fra legaioli e grillini, che sta alla base del suo governo, ad ha cercato di non evidenziarlo, tacendolo nelle sue dichiarazioni programmatiche. Ma esso resta, scritto nero su bianco.
Il presidente Conte, nelle sue dichiarazioni, ha sostenuto il superamento delle ideologie forti ed ha rivendicato, per l’azione del governo, il riferimento ai vantaggi e agli svantaggi per i cittadini, piuttosto che a riferimenti ideologici.
Ma la scelta prevista sulla legittima difesa mette in evidenza una scelta ideologica ben precisa e, visto che nelle parole pronunciate dal presidente del consiglio non c’è niente, andiamo a vedere quello che c’è scritto nel famoso contratto.
Nel paragrafo dal titolo “Area penale, procedura penale e difesa sempre legittima” si legge: “In considerazione del principio dell’inviolabilità della proprietà privata, si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un’intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro.”
Per quanto breve, il passo è inequivocabile e testimonia il segno del cambiamento che il governo gialloverde vuole imporre. Tutto il passo non è ispirato dall’interesse dei cittadini (fra l’altro, anche i presunti delinquenti sono cittadini) ma dal principio dell’inviolabilità della proprietà privata, un principio tanto inviolabile che quotidianamente viene violato dallo Stato, dalle banche, da chiunque vanti un diritto nei confronti dei più sfortunati, esclusi o privati dal godimento di questo diritto. Quello del contratto è quindi un approccio ideologico, tanto più forte in quanto tende a nascondere una realtà profondamente diversa, una realtà che vede la maggioranza della popolazione esclusa dai benefici della proprietà, anzi per la quale la proprietà è la causa delle proprie sofferenze, della miseria, della disoccupazione, dell’esclusione.
È un approccio ideologico forte soprattutto in rapporto alla costituzione, su cui il governo ha appena giurato, alla quale le forze della maggioranza ribadiscono gli attestati di deferenza. Ebbene, se leggiamo la costituzione della repubblica italiana, vediamo che fra i principi fondamentali, quelli enunciati nei primi dodici articoli, la proprietà non è nemmeno citata.
La proprietà viene trattata nell’articolo 42 e queste sono le parole dedicate alla proprietà privata: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Si tratta evidentemente di una definizione di compromesso, ma che esclude in ogni modo che l’inviolabilità della proprietà privata sia un diritto paragonabile ai diritti della persona.
Pretendere quindi, come hanno fatto i legaioli in campagna elettorale ed i loro eletti in parlamento in occasione del dibattito sulla fiducia, che la licenza di uccidere che implicitamente le nuove norme darebbero ai proprietari sia coerente con le norme costituzionali è, appunto, una pretesa ingiustificata.
L’appello alla legalità, che caratterizza la propaganda grillina e legaiola, funziona a corrente alternata: come diceva Andreotti, la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici, così quando in gioco ci sono i piccoli privilegi del bacino elettorale, le norme vengono stiracchiate e modificate, con conseguenze inimmaginabili. Questo atteggiamento è comune a tutte le forze parlamentari ed ai grandi mezzi di comunicazione: a fronte delle parole spese su altri aspetti del contratto e delle dichiarazioni programmatiche di Conte, il silenzio su questo aspetto è rivelatore dell’atteggiamento condiviso su questo tema.
Credo invece che si tratti di un aspetto significativo, per le implicazioni immediate sul piano sociale ed anche sul terreno sindacale, in più è rivelatore del carattere violento dell’attuale maggioranza. È difficile credere che la campagna elettorale e quanto scritto nel contratto, che è stato citato sopra, non abbia avuto effetto sul cervello di chi ha impugnato l’arma che ha ucciso Soumayla Sacko come sull’assassino di Idi Dyene a Firenze. Si tratta di delitti di cui si conoscono gli esecutori, i mandanti, o meglio gli ispiratori ideologici: stanno al sicuro nelle aule parlamentari o al governo.
Il principio dell’inviolabilità della proprietà privata ha potenziali conseguenze anche sulla normativa e la giurisprudenza in tema di sicurezza del lavoro e tutela ambientale. Entrambe si basano sul principio della subordinazione della proprietà privata e dell’attività dell’impresa all’interesse sociale ed alla tutela della salute che è considerato dalla Costituzione un diritto fondamentale. Introdurre la “difesa sempre legittima” significa anche dare una copertura politica e istituzionale al processo di revisione che è già in atto, nelle sentenze e negli accordi firmati dai sindacati di regime.
La licenza di uccidere, mascherata da “difesa sempre legittima”, è una delle caratteristiche della campagna elettorale della Lega e, assieme ad altre affermazioni, ha contribuito a dare ad essa un carattere particolarmente violento. Questo atteggiamento della Lega è stato condiviso dal M5S e si è tradotto sia in un contratto sia in dichiarazioni programmatiche particolarmente forcaiole; il nuovo governo vuole allargare l’area del diritto penale, inasprire le sanzioni, usare la mano dura contro le occupazioni “abusive”, prolungare i tempi di prescrizione. La logica che sottende a queste misure è quella di affrontare le questioni sociali dell’emarginazione e della devianza in termini di ordine pubblico. Questo atteggiamento della Lega ha pagato in termini elettorali perché, anche se non è riuscita ad incidere fra la grande massa degli astenuti, è riuscita a recuperare i voti più moderati di Forza Italia.
Questo spostamento di voti rivela l’incapacità, per le classi privilegiate, di gestire una situazione di crisi che si sta sempre più avvitando su sé stessa, in un modo diverso da quello di comprimere sempre più le condizioni di vita delle classi subalterne. Una politica che genera in queste stesse classi la sfiducia nelle istituzioni, che svela ai loro occhi l’inganno dell’azione parlamentare, per essere applicata richiede un uso più disinvolto della violenza da parte delle istituzioni. Il governo Conte sarà lo strumento di questa politica, e i grillini daranno alla politica antiproletaria del governo una maschera anticasta.
Tiziano Antonelli


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