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Via i “provita” dai consultori!

Via i “provita” dai consultori!

Opporsi all’attacco a tenaglia contro aborto e libera scelta

In questi giorni si discute dell’approvazione di un emendamento a firma di Lorenzo Malagola di FdI, al disegno di legge per l’attuazione del PNRR (art.44) che garantisce alle Regioni la possibilità di usare i fondi dedicati alla salute per finanziare le organizzazioni antiabortiste nella loro attività all’interno dei consultori “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

Una mossa all’apparenza inutile. Già ora “per i fini previsti dalla legge” 194 (art2) i consultori possono avvalersi della “collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Le Regioni hanno già fondi da destinare ai consultori, con i quali viene favorito l’associazionismo cattolico di chiaro orientamento anti scelta. Che bisogno c’era di scatenare tanta bagarre per un’iniziativa già ampiamente promossa da molte regioni? Una tra queste è stata la Regione Toscana. Con delibera del 2017, per gli anni 2017-2020, venne concluso un accordo con il Forum toscano delle associazioni per i diritti della famiglia, pagando per il servizio repressivo all’interno dei consultori, il lauto compenso di Euro 195.000,00. Tutto questo mentre la sanità era già nel 2107 al collasso, i consultori in progressiva riduzione come numero di strutture, come organici del personale sanitario addetto, come servizi offerti per la salute della comunità.

Tra l’altro è di questi giorni la delibera approvata dalla Regione Piemonte di avvalersi della collaborazione a pagamento del Movimento per la vita. All’ospedale Sant’Anna di Torino entrerà in funzione la “stanza dell’ascolto” gestita appunto dai “provita”, dove chi ha consapevolmente deciso di interrompere la gravidanza si dovrà sottoporre a colloqui che mirano a dissuadere, colpevolizzare, infantilizzare. In alcuni casi si obbliga la donna all’ascolto di quello che viene impropriamente identificato come battito cardiaco del feto: il pretesto è quello di accertare ufficialmente la gravidanza, la realtà è quella di un abuso, l’ennesima violenza che si consuma nelle istituzioni

Con l’emendamento approvato dalla Camera lo scorso 16 aprile vengono sottratti fondi dalla quota del PNRR destinata alla sanità pubblica, che ha visto nel decennio 2014-2024 la chiusura di 95 ospedali, la riduzione di 32.500 addetti tra medici e personale sanitario, le liste di attesa allungarsi di anni. Suona quasi offensivo che il governo parli di “garanzia dei Livelli Minimi di Prestazione(LEP)”, ma forse i livelli minimi sono l’assenza di prestazione, e quella è garantita, specialmente a chi non può permettersi di pagare di tasca propria per curarsi.

Mettere la fiducia su questo provvedimento, è una questione simbolica e politica. Una chiara affermazione di forza. La triade valoriale “Dio-patria-famiglia”, fondamento di questo governo fascista, cozza frontalmente con qualunque ipotesi di autonomia procreativa, e con le menzogne garantiste.

Non serve toccare la 194 per rendere difficile e talvolta impossibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza! Antiabortisti nei consultori, l’obiezione di coscienza che in regioni come le Marche raggiunge quasi il 100%, boicottaggio, della pillola RU486: questa triste realtà, che mostra tutti i buchi di una legge colabrodo come la 194, sono ampiamente sufficienti per depotenziarla e, in certe zone del paese, per disapplicarla totalmente, privando le donne di una prestazione sanitaria di base, impedendo la loro possibilità di scegliere se diventare madre oppure no, ricacciandole nell’aborto clandestino

Con il documento Dignitas Infinita, il papa pacifista, osannato da tanta sinistra beota, è stato chiaro ritrovando quella fermezza invocata dai più tradizionalisti: quando si va a toccare la sfera personale della libertà di scelta specie se donna o libera soggettività arriva la condanna. Dall’aborto, all’eutanasia, al suicidio, alla transizione….qui non c’è nessuna scollatura tra il papa e il governo. La politica obbedisce, con una serie di provvedimenti che un passo alla volta, rendono inutile il pur difettoso presidio legale rappresentato dalla legge 194. E i provvedimenti sono vari.

La proposta di legge Gasparri di modifica dell’articolo 1 del Codice Civile rappresenta attualmente il pericolo maggiore, l’attacco più devastante all’aborto. Se l’acquisizione della capacità giuridica viene riconosciuta dal momento del concepimento, e non più alla nascita, l’interruzione volontaria di gravidanza è inquadrabile come omicidio, con tutte le conseguenze penali del caso.

Impedire di abortire legalmente, è un’ipocrisia. Significa penalizzare le donne povere che non potranno permettersi cliniche specializzate e discrete, in cui da sempre l’unica legge che conta è il denaro. E il governo mente anche quando dichiara il suo impegno nel sostegno delle donne , della famiglia, nel contrasto della violenza di genere. I fondi destinati a queste politiche sono irrisori rispetto alle reali necessità, la gestione di essi é discriminatoria . Basta andare un po’ più a fondo per renderci conto quanto questi stanziamenti siano operazioni di facciata, irrisorie e discriminatorie. Prendiamo per esempio il Bonus Mamme previsto dalla legge di bilancio 2024. Il premio del governo (che poi si tratta di una decontribuzione) ha come requisito avere tre figli (solo per il 2024 ne bastano due), avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato anche part time, ma, si badi bene, sono escluse le addette al lavoro domestico. Guarda caso, un settore dove la componente di persone straniere è numerosa. Sono esclusi i contratti poveri, precari, dove il bisogno di sostegno è maggiore.

Un altro esempio di misure a sostegno delle donne del tutto fasulle è costituito dal Reddito di Libertà. sono stati stanziati 10 milioni per il 2024( che scenderanno a 6 milioni nel 2025!) per sostenere le donne prive di reddito nel percorso di autonomia da situazioni di violenza familiare. E’ prevista l’erogazione di 400 euro per 12 mesi una tantum. Una miseria. Un semplice calcolo mostra che con la somma stanziata possono essere coperte le necessità di appena 20 donne per provincia, per 12 mesi. E’ un sostegno reale o un insulto, un’ ulteriore violenza?

Riguardo ai Centri AntiViolenza, va anche considerato che oltre all’insufficienza dei finanziamenti, i bandi di gestione sono stati aperti agli enti del Terzo settore come Associazioni di promozione sociale e sedicenti ONLUS, molte delle quali fanno capo al mondo cattolico e antiabortista: una realtà che apre scenari poco rassicuranti in termini di libertà, laicità, autodeterminazione, rispetto della scelta.

Dal 1978 il movimento femminista ha continuato a lottare al grido di # molto piu’ di 194. Di fatto il governo fascista aggrava un attacco che viene da lontano e che negli ultimi anni ha visto il movimento transfemminista crescere, essere presente nelle piazze, occupare i consultori per opporsi alla loro chiusura, come è avvenuto a Trieste, per ricostruire quella funzione di luoghi d’incontro, di crescita, di costruzione di solidarietà che i consultori avevano all’inizio.

L’attacco è trasversale, diretto a questioni che attraversano le nostre vite sui molteplici piani dell’esistenza, quei piani dove le donne e le soggettività sono presenze attive. Nelle lotte contro la militarizzazione e la guerra, contro la devastazione ambientale, la povertà, la criminalizzazione del dissenso, le morti sul lavoro, al fianco dei migranti, contro ogni forma di sfruttamento e oppressione, per una società di pace e solidarietà. La lotta per affermare la libertà di autodeterminare la propria vita non è solo una battaglia delle donne e delle libere soggettività, è una battaglia di tuttx. Una battaglia che ha bisogno della partecipazione e della solidarietà più larga e trasversale per avere la possibilità di incidere davvero.

Nadia

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