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Stampa e coraggio

Stampa e coraggio

La Coop. Tipolitografica di Carrara ha aperto le sue porte alla musica e sono queste le occasioni grazie alle quali è facile comprendere come gli incontri tra gli uomini, talvolta fortuiti, possano dare corpo alle idee e nuova vita ai progetti. Da una parte la necessità di dare un nuovo tetto alla Tipografia, dall’altra la presentazione al pubblico di un nuovo CD: un tipografo e un musicista, dunque, “Armati di Coraggio” come il titolo del nuovo disco di Mauro Manicardi per l’etichetta discografica Radici Music Records.

Così sabato 23 novembre già dalle 17.30, poi ancora fino alle 20.00, tantissime persone hanno affollato le stanze di via San Piero nonostante la pioggia ed il vento che si sono abbattuti per tutto il giorno su Carrara: le bacinelle per raccogliere l’acqua che filtra dal tetto, però, questa volta non sono servite ed al caldo della stufa gli ospiti hanno potuto assistere al concerto tra le rotative e le piegratrici, i manifesti ed i disegni esposti nella sala, tra i libri della stampa libertaria e i numeri di Umanità Nova e anche – perché no – tra un bicchiere di spumante ed uno di birra, per festeggiare l’occasione.

Ad eseguire i brani, su un piccolo palco allestito per l’occasione, il loro autore – organetto, voce e chitarra – Giancarlo Galli – chitarra e dobro – e la giovane percussionista Rachele della Godenza – cimbali e grancassa.

Il disco raccoglie musiche originali e brani popolari raccontando storie di uomini che vivono o hanno vissuto nella valle del Magra, da Ortonovo fino alle Cinque Terre, ma il ricordo della pianura – con le sue rane, i grilli “d il suono notturno delle cicale, echeggia netto guardando al mare tra le spalle degli Appennini. Non bisogna dimenticare, inoltre, che proprio dall’Appennino proviene la tradizione del ballo popolare e il disco può – infatti – essere ascoltato ma anche ballato: non a caso gli uomini che formano il “circolo” – nel brano che racconta il “Maggio della Brina” – sembrano quasi volersi stringere in un ballo collettivo, tenendosi per mano ed “armati di coraggio” per accogliere la vita della primavera. Soprattutto, però, bisogna ricordare che questo secondo disco di Mauro Manicardi è dedicato ad un eroe dimenticato della libertà: Pietro Gherardi – detto “Fagiolin” – di Ortonovo che nel “1894” guidò una rivolta contro il governo del “cane arrabbiato” Francesco Crispi e – arrestato – morì in carcere a soli 27 anni forse di fame, forse di stenti o forse – e più probabilmente – di botte. La sua voce ritorna ora in un valzer che conserva il testo originale (perché la musica che lo accompagnava non esisteva più già una quindicina di anni fa quando Giuseppe Marchini di Castelnuovo Magra lo consegnò a Manicardi salvandolo così dall’oblio) tramite il quale questa giovane vittima della repressione di Stato può gridare ancora con forza la sua verità : “La verità l’è questa che me a no fatto nienta, mi tolga la catena, mi dia la libertà”. Perché è vero che nessuna catena e nessuna ingiustizia possono fermare la memoria di altri uomini se questi continueranno a ricordare e a promuovere la libertà.

Il concerto si è poi chiuso con un canto popolare antimilitarista che ci regala un messaggio di amore e di pace, “Il ritorno del soldato”, ora in una veste musicale nuova: un uomo torna a casa dalla guerra dopo sette anni e scopre che la sua amata “è morta e seppellita” ma la voce della donna scaldata dal sole gli ricorda che la vita continua, ancora, e la morte – ancora una volta – non può fermare l’eterno rincorrersi delle stagioni e della vita della natura. Una natura che si riprende il suo spazio – come nel brano “Bragnoland” – e che fiorisce sfavillante e gioiosa sulla copertina colorata disegnata appositamente dall’artista Mariya Vaynshteyn dove un leone abbraccia – altero – un agnellino bianco: vittime e carnefici umanamente identici sulla riva del mare.
Musiche, voci e suoni che ritornano, dunque, uomini del passato che raccontano il loro viaggio, la loro emigrazione – come la voce di Vincenzo Bassignani di Merizzo in “Milano” – il loro dolore e i loro ricordi – quelli che non siamo in grado di cancellare – vivi nel presente per una serata intensa in cui note e parole sono diventate musica e inchiostro.

L’apertura della storica sede della Cooperativa Tipolitografica al pubblico è stata dunque un successo e per questo crediamo che sarebbe necessario continuare su questa strada, proponendo altri incontri e proseguendo la sottoscrizione; speriamo così che entro il 2020 non servano più né bacinelle né teli ma un tetto nuovo arrivi a proteggere le macchine e le idee che lì hanno sede.

Monica Milton

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