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Sante Caserio – Delle vendette umane la scintilla

Sante Caserio – Delle vendette umane la scintilla

Il 24 giugno del 1894 Sante Caserio pugnalava a Lione il presidente della Repubblica francese. Sono numerosi i brani che raccontano la morte del presidente francese Sadi Carnot e del suo uccisore. Le canzoni intitolate a Sante Caserio fiorirono in particolare dopo la sua condanna a morte, avvenuta nell’agosto dello stesso anno.

1 LES ANARCHISTES – SANTE CASERIO
Pietro Gori scrisse “Sante Caserio” nel 1894 sull’aria della canzone toscana “Suona la Mezzanotte”. L’anarchico toscano sarà accusato dalla stampa di essere l’ispiratore dell’attentato del connazionale originario di Motta Visconti e, anche a causa delle leggi anti-anarchiche, sarà costretto ad espatriare per evitare una pena.
Lavoratori a voi diretto è il canto / di questa mia canzon che sa di pianto / e che ricorda un baldo giovin forte / che per amor di voi sfidò la morte.” Questo di Gori è uno dei brani dedicati a Caserio che più è stato tramandato, ne esistono interpretazioni appartenenti ai generi musicali più disparati. Les Anarchistes lo hanno inserito nel loro primo album “Figli di origine oscura” col quale nel 2002 vinsero il premio Ciampi per miglior album d’esordio. Il loro nome riprende il titolo di una canzone di Léo Ferré e riassume la tematica che fa da filo conduttore alle canzoni che scelgono di reinterpretare. Nell’elenco dei brani spiccano canzoni tradizionali del movimento anarchico e altre cover di Ferré.
“A te Caserio ardea nella pupilla / delle vendette umane la scintilla / ed alla plebe che lavora e geme / donasti ogni tuo affetto ogni tua speme.”
Il progetto, fortemente voluto da Nicola Toscano e Max Guerrero, ha incluso anche il canto per Sante Caserio, nella loro personale riscoperta delle canzoni libertarie; nel testo emergono il coraggio del ventenne pronto a sacrificarsi per vendicare un sistema di ingiustizie e sfruttamento. “Eri nello splendore della vita / e non vedesti che notte infinita / la notte dei dolori e della fame / che incombe sull’immenso uman carname.” A differenza di altri canti, più incentrati sulla incarcerazione e gli interrogatori subiti dal giovane emigrato in Francia, Pietro Gori nelle quartine della canzone si focalizza sul martirio di Caserio e sul compimento della vendetta per un popolo che non condivise il suo gesto. “Tremarono i potenti all’atto fiero / e nuove insidie tesero al pensiero / ma il popolo a cui l’anima donasti / non ti comprese, eppur tu non piegasti.” Les Anarchistes, che hanno aggiunto alla canzone di fine Ottocento sonorità rock ed arrangiamenti jazz, rimuovono le ultime quattro strofe presenti nel testo originale, concludendo così: “E i tuoi vent’anni una feral mattina / gettasti al mondo dalla ghigliottina / e al mondo vil la tua grand’alma pia / alto gridando: Viva l’anarchia!”.

2 EMSI CASERIO – CARA MADRE
Ilnome di Sante Caserio ha trovato anche posto nel nome d’arte di un rapper del nord Italia che dal 2012 ha incominciato la sua produzione artistica. Si definisce “Emsi”, scrivendo in italiano la sigla MC (master of ceremony), tipico appellativo di ogni rapper d’oltreoceano, aggiungendo “Caserio” per far intendere la sua vocazione politica, che mai si distacca dalla stesura dei testi.
Nel suo logo, al centro della scritta circolare col suo nome e due “a” cerchiate, si trovano un martello e un microfono incrociati, un emblema efficace per raffigurare il suo rap proletario, anarchico ed internazionalista.
L’artista fa parte di “Rap Militante Internazionale” che diede vita alla compilation “Resisto”, che avrà anche un’ edizione bis per Davide “Dax” Cesare ucciso nel 2003 a Milano perché militante antifascista.
Nel 2014 Emsi Caserio pubblica “Nostra patria il mondo intero”, cd autoprodotto e finanziato tramite crowdfunding, nel quale sono presenti partecipazioni con altri rapper militanti quali C.U.B.A Cabbal, Acero Moretti, Istigazione a delinquere e pietre miliari dell’hip hop italiano come Leleprox alle consolle. La traccia conclusiva dell’EP si intitola “Cara madre” e riprende, quasi parafrasandola, una lettera che Sante Caserio scrisse alla madre prima di essere ghigliottinato. “Cara madre, vi scrivo queste poche righe per farvi sapere che la mia condanna è la pena di morte.” Prima e dopo la trasposizione in quattro quarti della lettera di Caserio, il beat, prodotto dallo stesso rapper, si intreccia ad un sample della canzone di Pietro Gori. “Non pensate male o mia cara madre di me. Ma pensate che se io commessi questo fatto non è che sono divenuto un delinquente. E pure molti vi diranno che sono un assassino, un malfattore. No, perché voi conoscete il mio buon cuore, la mia dolcezza, che avevo quando mi trovavo presso di voi. Ebbene, anche oggi è il medesimo cuore: se ho commesso questo fatto è precisamente perché ero stanco di vedere un mondo così infame.”

3 CATERINA BUENO – L’INTERROGATORIO DI SANTE CASERIO
Caterina Bueno è stata una cantante ed etnomusicologa toscana, figlia di artisti originari della Spagna e della Svizzera. Nel 1973 pubblicò “L’interrogatorio di Sante Caserio” in “Eran tre falciatori”, la celebre canzone era stata fino a quel momento tramandata oralmente dal 1894. Nei suoi album emerge il patrimonio dei canti nati dalla povertà, dalla fatica, dalle ingiustizie e dalle lotte, la sua opera di riscoperta si concentra in particolare sulle produzioni politico-poetiche dei contadini toscani e del centro Italia. Nella prima raccolta della collana folk è inserito “L’interrogatorio di Sante Caserio” che spicca per essere uno dei brani più connotati politicamente.
La breve canzone, nata dalla tradizione popolare, riassume il botta e risposta dell’anarchico italiano che risponde fieramente e a tono ai suoi interlocutori. “Entra la corte / Esamina il Caserio, / E lli domanda / Se si era pentito / «Cinque minuti / Mi avessero dato / Io un altro presidente / Avrei ammazzato».” Il testo ricalca alcune frasi dette dal giovane incriminato, e nella versione della Bueno è caratterizzato dal forte accento toscano. “«Lo conoscete voi / Vostro pugnale?» / «Si lo conosco / Ha il manico arrotondo / Nel cuore di Carnot / L’ho penetrato affondo».”
Queste strofe leggermente modificate vanno a comporre il testo de “Il Caserio, lui davanti al tribunale, una canzone che conobbe una importante interpretazione durante la Resistenza. Infatti sostituendo il petto di “Carnot” con quello del “fascista” e facendo dichiarare all’interrogato di essere un “partigiano” anziché un “fornaio”, si creano due tra le più significative strofe di “Quei briganti neri”. “«Li conoscete voi / Vostri compagni?» / «Si e lli conosco / E io son dell’anarchia / Caserio fa il fornaio / e non la spia».”

EN.RI-OT

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