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Report dalle piazze antimilitariste

Report dalle piazze antimilitariste

Anche quest’anno, e forse più degli anni passati, in tante città vi sono state iniziative di contestazione alla festa militarista del 4 novembre.

La piacevole novità è che, oltre alle realtà dichiaratamente antimilitariste o anarchiche, anche aree pacifiste e realtà di base come il Movimento Nomuos e il Movimento No base-né a Coltano né altrove hanno fatto propria questa giornata.

Numerosi gli appuntamenti promossi dalle realtà facenti riferimento all’Assemblea Antimilitarista, che proprio nell’ultimo incontro del 23 ottobre aveva lanciato un appello in tal senso. Di seguito alcuni report, che non hanno pretesa di completezza. Altre iniziative infatti si sono svolte a Reggio Emilia, Palermo, Volterra, Alessandria, Brescia, Carrara…

 

MONZA

Sabato 5 novembre si è svolto a Monza un corteo partecipato da circa seicento persone organizzato dall’Assemblea Monza e Brianza per un presente di lotta comune che rispondeva al grido “Insorgiamo”, il medesimo della lotta operaia della GKN di Firenze. Carovita, crisi climatica, scuola e transfemminismo queer sono i temi che l’assemblea organizzatrice ha voluto sviluppare, intrecciare e portare nella mobilitazione con diversi interventi al microfono. Come Federazione Anarchica Milanese abbiamo partecipato con il nostro striscione “Disertor* delle vostre guerre”, con la diffusione di Umanità nova e incentrando gli interventi sul rapporto nefasto che il militarismo ha con le tematiche portate alla luce dall’Assemblea monzese e ribadendo la nostra solidarietà ai disertori russi ed ucraini in coerenza con il nostro antimilitarismo. L’incaricato

TORINO

Anche quest’anno gli antimilitaristi sono scesi in piazza contro le celebrazioni militari in piazza Castello.

Il 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000.

Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.

Oltre cent’anni fa, a rischio della vita, disertarono a migliaia la guerra, consapevoli che le frontiere tra gli Stati sono solo tratti di matita sulle mappe. Interessano a chi governa, ma non hanno nessun significato per chi abita uno o l’altro versante di una montagna, l’una o l’altra riva di un fiume, dove nuotano gli stessi pesci, dove crescono le stesse piante, dove vivono uomini e donne che si riconoscono uguali di fronte ai padroni che si fanno ricchi sul loro lavoro.

Interventi, musica, e performance si sono tenuti in via Garibaldi angolo piazza Castello di fronte alla polizia schierata in assetto antisommossa.

Una lunga giornata di lotta culminata con un breve corteo che è riuscito a raggiungere la piazza dove i militari erano rimasti poche decine di minuti.

All’iniziativa, promossa dal “Coordinamento contro la guerra e chi la arma” hanno partecipato centinaia di persone decise a gettare sabbia nell’ingranaggio della guerra, consapevoli che per fermare le guerre non basta un no: occorre mettersi di mezzo concretamente. La guerra scoppiata con l’invasione russa dell’Ucraina ha le sue basi anche a due passi dalle nostre case, dove ci sono le fabbriche che producono gli armamenti che sono inviati per alimentare il conflitto.

A Torino la prossima costruzione di un nuovo polo bellico di Leonardo in collaborazione con il Politecnico conferma la scelta strategica di affidare il futuro della città alla produzione bellica aerospaziale.

Impedire un destino già scritto dai governi passati e ribadito con forza da quello attuale, in cui il ministro della Difesa Crosetto è presidente del Distretto aerospaziale del Piemonte, è possibile. Dipende da ciascun* di noi.

Foto e report completo qui.

LIVORNO

Oggi 4 novembre come Coordinamento Livornese per il ritiro delle missioni militari all’estero eravamo in Piazza Grande per un presidio antimilitarista. Dopo alcuni interventi il presidio partecipato da decine persone si è mosso in corteo per attraversare le vie del centro e raggiungere Piazza Cavour dove si è concluso con interventi al microfono rilanciando per una ripresa della lotta antimilitarista.

ROMA

Oggi, 4 novembre, giornata delle forze armate, è stata una giornata di lotta antimilitarista che ci ha vistə coinvoltə in diversi momenti di lotta e solidarietà. La mattina, mentre bloccavano e presidiavano tutto il centro storico per la solita sfilata militare al Vittoriano, a due passi da lì, al Colosseo, abbiamo srotolato uno striscione che inneggiava alla diserzione e alla rivolta sociale.

Poi siamo andatə alla Sapienza per partecipare ad una manifestazione dell’università in rivolta contro le violenze del potere esecutivo e contro la speculazione di un ateneo e una ricerca sempre più al servizio del capitale e delle fabbriche private; anche lì abbiamo esposto il nostro striscione. Infine abbiamo dato la nostra solidarietà al popolo tigrino che, a piazza dell’Esquilino, aveva indetto un presidio per ricordare due anni di genocidi che gli Stati etiope ed eritreo stanno compiendo verso un’intera popolazione. Siamo intervenutə non solo per ribadire la nostra vicinanza verso tutti i popoli oppressi ma anche per costruire una rete antiautoritaria contro ogni violenza di Stato.

Gruppo Mikhail Bakunin – FAI Roma & Lazio

PISA

IL MOVIMENTO NO BASE TORNA IN PIAZZA CONTRO LA CULTURA DELLA GUERRA!

Ieri pomeriggio con una piazza eterogenea e partecipata siamo tornat3 a dire no alla militarizzazione del nostro territorio e alla cultura della guerra in cui ci sentiamo sempre più immers3.

In occasione della giornata delle forze armate, abbiamo avuto modo di stare insieme e immaginarci, in forme diverse, dei saperi alternativi a quelli che vengono imposti nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università, dalle iniziative congiunte con vari settori dell’esercito nelle scuole alle convenzioni tra atenei pisani e aziende d’armi.

Nel laboratorio con l3 bambin3 bbiamo iniziato a coltivare, con disegni e colori, un’immaginazione di pace, in un sistema in cui l’educazione alla guerra e alla violenza inizia in maniera sempre più precoce.

Abbiamo potuto anche serigrafare i nostri vestiti con illustrazioni contro la guerra e imparare insieme in un workshop come funziona la tecnica artistica della serigrafia insieme al collettivo artistico Fuck War, che ringraziamo sentitamente.

Infine, si è tenuto il Laboratorio studentesco, in cui in molt3 abbiamo condiviso le nostre esperienze di invasione delle scuole da parte delle forze armate, ma anche tutti gli aspetti della nostra formazione, dalle gite, ai libri di scuola e ai progetti di ricerca nelle università, in cui le finalità militari o di “educazione alla guerra” sono presenti in forme più o meno esplicite.

La militarizzazione del territorio è anche la militarizzazione della nostra formazione e della nostra immaginazione.

Per opporci a questa base militare abbiamo bisogno di discutere insieme dei saperi che ci servono per costruire comunità non più fondate sulla guerra e sulla violenza. Abbiamo bisogno di costruirci dei saperi NO BASE, per questo invitiamo tutt3 a partecipare al gruppo di studio no base!

BOLZANO

Nel corso della cerimonia ufficiale in Piazza Walther alcuni antimilitaristi hanno tentato di srotolare da un terrazzo uno striscione che riportava la scritta “La Pace non si fa con gli Eserciti”, venendo però fermati dagli agenti della Digos in piazza. Tuttavia un altro antimilitarista, nell’altra parte della piazza ha lanciato alcune bottiglie di tempera rossa su un mezzo militare presente in piazza. Un gesto che ha cambiato di segno alla cerimonia, rompendo il teatrino. Come prevedibile numerose e sguaiate le reazioni, in particolare di alcuni esponenti della destra più o meno neofascista locale, su cui non serve perdere tempo.

Nella stessa giornata, un veloce blitz è stato fatto anche di fronte al monumento alla Vittoria, inaugurato dal Regime fascista nel 1928, nel decennale della fine della Grande guerra. Uno striscione che riportava la scritta “Le vostre vittorie, I nostri morti” è stato srolotato sulle cancellate, a memoria dei proletari mandati al macello dai Savoia e dalla borghesia italiana in nome dei proprio interessi e delle proprie mire di potere. Una frase che segna un solco profondo esistente fra la realtà storica e la nauseante retorica che, dal Regime fascista fino ad oggi, si appropria della memoria di milioni di proletari mandati al macello dai vari boia di Stato a cui ancora oggi a Bolzano e Merano sono intitolate strade, come via Luigi Cadorna. Una memoria che deve tornare ad essere di classe, che deve ricordare cosa fu la guerra del ’14-’18: un enorme macello in cui decine di milioni di uomini vissero per anni in trincee piene di paura, fango, piscio e merda, uccidendo o venendo uccisi per gli interessi di pochi ricchi privilegiati con ambizioni imperiali.

La giornata è proseguita nel pomeriggio, dove dalle ore 15 in piazza del Grano oltre 50 persone hanno partecipato al presidio contro la guerra, durante cui si sono susseguiti numerosi interventi al megafono contro la guerra e gli interessi economici che ne sono alla base. Riflessioni e ragionamenti per capire come disertare le loro guerre e rispedire al mittente la loro propaganda mistificatoria che vorrebbe etichettare come filorusso tutti coloro che non accettano a testa bassa le menzogne della NATO e la difesa degli interessi del complesso militare-industriale-energetico del capitalismo occidentale.

Foto e report completo qui.

TRIESTE

Accogliendo l’appello dell’Assemblea Antimilitarista, anche quest’anno, come molte altre volte, abbiamo voluto ribadire il nostro impegno antimilitarista contro tutte le guerre e gli eserciti.

Stamattina abbiamo quindi affisso uno striscione a San Giusto, di fronte all’orrido monumento militarista per i caduti della prima guerra mondiale. Lungi dal voler ricordare tutte le vittime di quel massacro, quel monumento e tutte le celebrazioni istituzionali vogliono solo ricordare la “vittoria” costata milioni di morti proletari in tutti i paesi. La retorica nazionalista sulla guerra di ieri serve ad alimentare la propaganda di guerra di oggi.

L’italia è infatti impegnata in prima linea con 40 missioni militari all’estero, senza contare la crescente militarizzazione sociale e il continuo crescere delle spese militari.

Per opporsi a tutto questo e per solidarizzare concretamente con chi ovunque nel mondo rifiuta di morire per difendere un confine e sceglie di scappare, di disertare (come ad esempio in Russia e Ucraina), di contrastare la guerra è necessario mettersi di mezzo e inceppare la macchina bellica.

Gruppo Anarchico Germinal

Foto qui

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