Search

L’attività antimilitarista sul territorio

L’attività antimilitarista sul territorio

Intervista Redazionale

Umanità Nova – UN: Per iniziare, un po’ di storia della Federazione Anarchica Livornese, anch’essa, come quelle che abbiamo intervistato in precedenza, una struttura organizzativa dalla lunga storia…

Un compagno della FAL – CF: La Federazione Anarchica Livornese venne ricostituita addirittura non nel dopoguerra ma a seconda guerra mondiale ancora in corso: nel luglio del 1944. In quel momento fu possibile, oltre alla partecipazione alla lotta partigiana sulle montagne od in clandestinità nelle città e paesi, riprendere l’attività pubblica a Livorno e provincia. Da allora la presenza della FAL in città è stata sempre molto radicata e vivacemente attiva che continua ancora oggi: abbiamo una sede con annessa una ben fornita biblioteca a disposizione dei compagni e degli studiosi, si diffonde Umanità Nova ed in genere la stampa anarchica ma, soprattutto, è presente attivamente nelle lotte che si presentano sul territorio, relazionandosi con molte realtà sociali.

UN: Sappiamo bene che siete molto attivi ma, questa volta, vorremmo chiedervi nello specifico della vostra attività antimilitarista, data anche la presenza sul territorio di molte ed importanti strutture militari.

CF: Si; in effetti tra le tante attività che portiamo avanti quella antimilitarista è stata sicuramente una nostra caratteristica, anche perché il nostro territorio è fortemente segnato dalla presenza militare. In città è presente l’accademia navale e, in generale, la presenza della marina militare è molto forte; abbiamo il comando della Brigata “Folgore” dei paracadutisti utilizzata in gran parte dei teatri di guerra in cui è coinvolto lo stato italiano, dunque ha un’importanza centrale nelle politiche di guerra e neocoloniali del governo italiano oltre ad essere notoriamente caratterizzata da uno spirito identitario fascista e nostalgico, il che ha un’incidenza particolare nel contesto cittadino ed ha dato origine a più riprese a conflitti, scontri con la popolazione ed a molti episodi di contestazione; abbiamo poi nel territorio tra Pisa e Livorno la base militare di Camp Darby che è tra le più grandi strutture militari USA presenti in Europa, una base utilizzata tuttora come centro logistico per inviare materiale bellico nei vari teatri di guerra, particolarmente nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente, soprattutto tramite l’utilizzo del Porto di Livorno.

UN: Come vi siete mossi in questo contesto?

CF: Nel corso degli anni ci sono stati vari momenti più o meno intensi di lotta antimilitarista ma, comunque, la Federazione Anarchica Livornese cerca sempre nelle sue iniziative di informazione e di lotta di tenere viva la questione. Poi ci sono stati alcuni momenti particolari di attività un po più intensi: a esempio la Brigata “Folgore” aveva dato vita ad una serie di manifestazioni pubbliche di commemorazione della battaglia di El-Alamein. Mi spiego meglio: la commemorazione della battaglia di El-Alamein è, in generale, un momento identitario per la Brigata “Folgore”: una battaglia combattuta dalla Brigata a fianco dei nazisti – tra l’altro persa – e che la Brigata celebrava in forma più o meno privata, con la presenza più o meno fissa di reduci – cosa questa che, per ovvi motivi anagrafici, si sta riducendo di anno in anno. Poi, ad un certo punto, ha cominciato a spostarla all’interno della città…

UN: Evidentemente non sono superstiziosi, visto che celebrano una sconfitta…

CF: Infatti li abbiamo presi un po’ in giro anche per questo, con un po’ di slogan e striscioni ironici sul tema… in realtà però quello che celebrano è la collaborazione con il nazismo, l’identità fascista e nostalgica di cui si diceva prima. In questo contesto siamo riusciti a sollecitare tra il 2010 ed il 2013 l’organizzazione di numerose iniziative di opposizione, che hanno visto insieme numerose realtà e sono state partecipate da migliaia di persone, i cui punti nodali era sicuramente l’antifascismo, l’opposizione a questa celebrazione nostalgica, ma più in generale l’antimilitarismo, dal momento che, come si diceva prima, la “Folgore” rappresenta l’emblema delle missioni militari italiane all’estero, quindi contro le spese militari che fagocitano parassitariamente risorse che potrebbero avere destinazioni decisamente migliori a favore della maggioranza della popolazione. Manifestazioni non anarchiche specificatamente ma, come dicevamo, di ampio respiro e che noi abbiamo spinto il più possibile; iniziative che, alla fine, hanno costretto a tutt’oggi la “Folgore” a ripiegare nel chiuso delle caserme il loro momento di autocelebrazione identitaria.

UN: Oltre a ciò avete fatto molte altre cose…

CF: Sì, certo, ho già detto che cerchiamo sempre di inserire la tematica antimilitarista appena possiamo; poi, andando un po’ più indietro nel passato, io non ero ancora nato ma so bene che negli anni ottanta la Federazione Anarchica Livornese è stata molto attiva nelle lotte antimilitariste tipiche di quegli anni, prima della caduta del muro di Berlino, poi alla fine del secolo scorso ed agli inizi degli anni duemila c’è stata l’opposizione alle guerre statunitensi prima in Iraq, poi in Afghanistan, poi di nuovo in Iraq. Ci sono state in città manifestazioni molto importanti e partecipate da molte migliaia di persone, che la Federazione ha contribuito fortemente a progettare ed organizzare. C’è poi stata in quel periodo anche una manifestazione antimilitarista specificamente anarchica proprio a Livorno che, ovviamente, dal punto di vista logistico, organizzammo soprattutto noi – una manifestazione di tutto rispetto, con alcune migliaia di compagni che parteciparono.

UN: Come cercate di caratterizzarvi in queste iniziative di massa?

CF: Cerchiamo ovviamente di mettere in risalto la specificità dell’antimilitarismo anarchico, fondato sul rifiuto radicale del dominio dell’uomo sull’uomo di cui il militarismo è forse il punto più alto. C’è però anche un dato territoriale: Livorno in Toscana è una delle province con il più alto tasso di disoccupazione e di emigrazione: in un contesto tale fare attività antimilitarista significa calcare la mano sul collegamento con la più generale questione sociale, insomma sul fatto che l’aumento sempre crescente delle spese militari significa sottrarre sempre più risorse per il supporto alle necessità vitali della popolazione. Livorno a parte, però, il discorso è valido in generale: oggi con la pandemia e le scelte dei governi, siamo di fronte ad una spaventosa crisi economica, sociale ed occupazionale che si prospetta solo ai suoi inizi e, probabilmente, ancora peggiore di quella del 2008. Di conseguenza stiamo molto calcando l’accento sul rapporto tra spese militari e taglio dei servi e dell’occupazione.

UN: In periodi di crisi, i governi tendono sempre più ad assumere il ruolo di gendarmi posti a controllo delle rivolte popolari…

CF: Infatti. In questi ultimi anni sono avvenute cose inimmaginabili negli anni passati, con l’esercito che viene sempre più ad essere usato con scopi di polizia: nelle nostre strade ci siamo abituati a vedere quotidianamente scene che, non molto tempo fa, ci avrebbero fatto pensare da un golpe militare in atto.

UN: Sappiamo che siete impegnati anche in altre iniziative, oltre quelle che ci hai descritto finora…

CF: Sì, hai ragione, alcune però le abbiamo dovute sospendere a causa della pandemia in atto. Appoggiavamo, ad esempio, la lotta dei portuali genovesi contro l’utilizzo del porto della loro città allo scopo del trasporto di materiale bellico: abbiamo fatto varie iniziative, sia di dibattito, invitando compagni portuali genovesi, sia di lotta, come a febbraio, poco prima del primo lockdown, in occasione dello sciopero genovese per cercare di impedire lo smistamento delle armi nel porto ligure, quando abbiamo organizzato un presidio cittadino di solidarietà. Pur avendolo organizzato specificamente come anarchici, abbiamo visto una folta partecipazione anche di altre aree della sinistra cittadina: c’era l’idea quindi di iniziare un percorso di lotta ma l’emergenza sanitaria ci ha costretti a rimandare tutto. Non caliamo però l’attenzione, anche perché il porto di Livorno potrebbe essere il ripiego più logico in caso di vittoria degli operai portuali genovesi: non è molto distante da Genova, il retroterra militare lo abbiamo già descritto…

UN: Ok, alla prossima, quando vi chiederemo altri aspetti del vostro agire sul territorio.

CF: Ok, alla prossima.

Articoli correlati