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In ricordo di Alberto Gazzarri

In ricordo di Alberto Gazzarri

Alberto… dolore e tristezza ma anche ricordi che si affastellano nella testa… immagini di piazze in lotta in tanti luoghi diversi con momenti vissuti assieme fatti di tensione nelle strade e però speranze, sorrisi e canti, grida ribelli… Tante situazioni di socialità, esperienze di progettualità, resistenza, contestazione e mobilitazione diretta. E le lunghe discussioni – su qualsiasi cosa – in macchina di ritorno da qualche riunione o iniziativa politica o culturale nelle varie città; incontri e collaborazioni con tanti/e compagni/e nel corso degli anni. Le riunioni caratterizzate spesso da allegria e convivialità ma determinate e profonde con compagni/e che nel tempo hanno attraversato la vita del circolo di Volterra. Su una parete del circolo dedicato al “cavaliere errante dell’anarchia” spicca il manifesto: “Una risata vi seppellirà!”, un “tono” immaginifico, scanzonato e irriverente nello stare assieme nell’impegno politico costante e oltre esso, che penso racchiuda una qualità importante di Alberto, del suo carattere.
Con lui ci incontrammo a Volterra; a livello politico ma ancor più umano, dopo i fatti di Genova nel 2001, tutti e due e insieme ad altri/e rompemmo con una precedente esperienza di impegno politico ma con la convinzione di dare vita ad un nuovo progetto, questa volta anarchico, libertario e socialista… Fu la volta del circolo Kronstadt in zona “giardinetti”, via via l’idea con Alberto era di riprendere e rilanciare l’anima anarchica storica delle botteghe degli alabastrai e del Germinal volterrano dopo anni in parte di oblio, allo stesso tempo attualizzare il pensiero antiautoritario mettendosi in contatto con altre esperienze. Nacque praticamente in contemporanea con il circolo il foglio Kronstadt con una impostazione da un lato comunista-anarchica e dall’altro aperta ad altre correnti e posizioni antiautoritarie di varia matrice; questo foglio poi è andato avanti per quasi una quindicina di anni e Alberto penso ne abbia conservato tutti i file e anche il cartaceo. Il foglio è stato il trait d’union fra Volterra e altre città toscane con vari gruppi e individualità, ma anche al di fuori della regione e Alberto si era prodigato nella tessitura delle relazioni e delle attività grazie anche alla sua peculiare capacità comunicativa e organizzativa.
Quindi la nascita dello Spazio Libertario Pietro Gori nel 2011, esperienza di gruppo con decine di presentazioni di libri su temi storici, filosofici e d’attualità, iniziative politiche e culturali di ogni genere anche con un respiro internazionale – si pensi alla questione palestinese con gli Anarchici contro il Muro invitati a Volterra, si pensi al Chiapas, a Oaxaca insorgente, Occupy Wall Street, le rivolte in Grecia … –  e i banchetti con libri e giornali e i volantinaggi in centro a Volterra ogni settimana per anni; presidi e cortei sul poggio con un protagonismo centrale di Alberto in tutto questo sotto vari aspetti, fino all’ultimo. Sempre attento e pronto a mobilitarsi contro gli apparati totalitari sistemici; si pensi al suo attivismo contro i campi lager per immigrati e le politiche mortifere di respingimento e clandestinizzazione – con una bella iniziativa nei Borghi – e contro la REMS volterrana; si pensi all’impegno anticlericale che sentiva molto – era allergico ad ogni religione costituita e andava fra l’altro fiero della sua felpa “Ni Dieu! Ni Maitre!”, presa penso a Saint-Imier. Le tante iniziative: antimilitariste, antirazziste, antifasciste, antiautoritarie, sul femminismo rivoluzionario, contro la repressione e l’irreggimentazione sistemica. La risoluta critica e ferma opposizione alla gestione statalista del covid, con una sua sospensione senza stipendio dal lavoro per mesi da parte dell’azienda dove lavorava per la sua disobbedienza. Nell’ultimo periodo la denuncia della tortura di stato carceraria. E poi la sensibilità nei confronti dell’ambiente, contro le devastazioni, vedi le discariche e altri disastri nel territorio della Val di Cecina e zone limitrofe.
Aveva un grande amore per la Natura e in particolare per il mare: il mare, diceva, “è il mio orizzonte!”. I monti gli garbavano.. quelli che si affacciavano sul mare. Le selve dell’Alta Val di Cecina erano nel suo cuore e le attraversava spesso con la bici. Discutendo con lui veniva fuori una sua attrazione per il pensiero “primitivista” che secondo me vedeva come un ritorno ad una vita semplice e diretta fuori e contro la tecnocrazia imperante. Era un amante della musica punk nelle sue varie forme, un inossidabile “punkettone” a livello viscerale, ma era anche un amante dei canti ribelli popolari e del blues. Amava i libri; curava con attenzione la libreria e l’archivio del circolo convinto che alla base del cambiamento sociale ci fosse bisogno di ricostruire una cultura popolare dal basso mediante la riscoperta e la sperimentazione sociali. Ed era altrettanto convinto della necessità di sviluppare forme di autoproduzione prodigandosi in tal senso. Dunque lo caratterizzava un ventaglio di pratiche, interessi e curiosità con il desiderio e la volontà di rompere con i tempi e le logiche dettati dall’ordine vigente.
Voglio poi dire che – al di là delle diatribe e scintille politiche e caratteriali nell’aggregato in cui agiva – Alberto comunque ricercava “l’altro” con simpatia, con un sentimento di comunanza solidale e una tensione  utopica e ribelle da condividere con compagni/e in affinità, con un desiderio di autenticità nei rapporti umani; la sua casa fisica e mentale era sempre aperta.
Ci si trovava all’osteria per bicchierate e poi si apriva la sede senza soluzione di continuità nello spirito. In Alberto c’era quella “leggerezza” del vivere che non è superficialità, tutt’altro: è desiderio di vivere una vita piena senza sovrastrutture. Alberto me lo ricordo in primo luogo così, con quell’ironia dissacrante che contagiava, quella voglia creativa per un mondo diverso e migliore dove essere liberi nell’uguaglianza e solidarietà, quella tensione vitalistica e anarchica fuori dagli schemi.
Cito una frase di  Étienne de la Boétie che garbava parecchio ad Alberto:
“Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? Come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi!”

Ciao Alberto.

Alessandro per lo Spazio Libertario “Pietro Gori” di Volterra

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