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Fantascienza e anarchia. L’assemblea degli animali.

Fantascienza e anarchia. L’assemblea degli animali.

FILELFO, L’Assemblea degli Animali. Una Favola Selvaggia, Illustrazioni Riccardo Mannelli,Torino, Einaudi, 2020.

È spesso problematico restringere uno specifico testo in un particolare genere letterario: in questo caso, l’autore sin dal titolo lo cataloga sotto il genere favolistico e, in effetti, il testo riprende uno dei punti chiave del genere – l’antropomorfizzazione degli animali e la loro interazione, immessi in questa forma “umanamente” cosciente e parlante, con gli esseri umani. Ho l’impressione, però, che le analogie col genere fiabesco si interrompano qui.

Il bellissimo testo di cui parliamo, innanzitutto, se proprio vogliamo considerarlo una favola, è una favola per adulti, in altre parole un apologo morale costruito con allegorie che hanno per protagonisti le “bêtes savantes”. Non è solo questo, però. Il fascino del testo è costituito – più volte per ogni singola pagina – anche dalle continue citazioni “nascoste” nel testo, frasi tratte sia dai classici della letteratura antica e moderna, compresa la canzone d’autore, sia dalla Filosofia e dalla Scienza: da Omero a Shakespeare, da Morris a Spinoza, da Calvino a Collodi, da De André a Camus, da Lucrezio a Carroll, da Mellville ad Hitchcock, da Plutarco ad Hegel, da Eraclito a Poe, da Platone ad Hobbes, da London a Rabelais, da Kipling a Saffo, da Eliot a Disney, da Baudelaire a Pascoli, da Eraclito a Woolf, da Di Giacomo a Pascal, da Freud a Sepulveda, da Keats ad Empedocle, da Aristotele a Sunt Tsu, da Asoka a Yeats, da Borges a Kafka, da Aristotele a Marino, da Rostand ad Hesse, da Virgilio a Raspe… per citarne solo alcuni.[1]

Con questo gioco continuo di citazioni entriamo nel vivo dello scopo “morale” della “favola”: ricordarci che come esseri umani non abbiamo fatto solo disastri ma che, invece, abbiamo creato cose meravigliose nella nostra cultura, da cui possiamo e dobbiamo ripartire per ricostruire quel rapporto originario con la natura che permetta a noi a ad essa non solo di sopravvivere ma di convivere creando un mondo almeno “tra i migliori possibili”, dando alle idee di Spinoza sulla inevitabile e costitutiva internità dell’essere umano nell’universo il suo senso pieno. Il che è possibile per l’homo sapiens solo riuscendo ad essere uomo ed animale al tempo stesso, “animandro”.

L’Assemblea degli Animali nasce dall’ascolto di una nuova frequenza emessa dalla psiche collettiva. Il nucleo di ciò che racconta col linguaggio della fiaba non è invenzione ma testimonianza dello spirito del tempo. Dell’accelerazione che ha finalmente impresso alla coscienza che chiamiamo ecologica: il logos, la comprensione, che il mondo è una casa, oikos, comune a tutto il vivente, umano o non umano che sia. E che ignorarlo genera catastrofi con altrettanto esponenziale accelerazione. (…) Questo significa, nel linguaggio delle fiabe, essere animandro: lo è chi ha lasciato affiorare in sé la memoria della comunanza fra le specie, magari solo obbedendo a istinti elementari come sfamare un cucciolo, difendere una lucertola, adottare un gatto, prendendo in cambio qualcosa di ciò che solo l’animale non umano è in grado di insegnare all’animale umano.”[2]

La storia parte con una riunione straordinaria effettuata dagli animali in un luogo un tempo conosciuto e oggi dimenticato dagli umani: il pianeta è in grave pericolo a causa delle attività umane e l’evento che ha convinto il vivente a riunirsi è stato il Grande Incendio Australiano del 26 Maggio 2020[3] in cui sono stati ridotti in ceneri milioni e milioni di esseri viventi. Ci sono tutte le specie animali esistenti, dall’enorme balena all’insetto più piccolo, che hanno sospeso eccezionalmente il rapporto predatore/preda e che vengono caratterizzate tramite l’immaginario letterario su di esse. Ci sono animali che intendono distruggere l’homo sapiens, ritenendo che sia incorreggibile, altri – specialmente quelli addomesticati – che invece ritengono sia ancora possibile educarlo ad un rapporto diverso tra lui ed il resto della natura. Alla fine si giunge ad una mediazione: si darà una sorta di ultima possibilità all’umanità, perché il pipistrello (non a caso, ovviamente) gli farà arrivare una malattia sufficientemente letale da spaventarlo e fargli capire che occorre rispettare gli altri animali, smetterla con gli allevamenti intensivi, non distruggere le foreste che sono il polmone verde di un pianeta che è anche il suo e quant’altro concerne il disastro ambientale che la specie umana sta mettendo in atto.

Di qui parte una storia che si sviluppa poi durante la pandemia del 2020, dove ad un certo punto si vedranno, oltre gli esseri umani e gli altri animali favolisticamente trasfigurati, anche le figure a metà tra uomini ed animali presenti nella cultura dell’homo sapiens: le divinità del passato come il dio cane, le costellazioni stellari a carattere animale, i già citati “animandri”. Ci fermiamo qui per evitare il classico spoiler: in ogni caso è evidente da quanto detto finora quale sia il senso di questa apologia morale, di questa favola per adulti che affronta la questione del disastro ambientale e, in generale, del rapporto tra uomo ed ambiente.

Da questo punto di vista, questa favola per adulti può essere paragonata al film Don’t Look Up già analizzato recentemente sulle pagine di questo settimanale.[4] Il tema è lo stesso ma L’Assemblea degli Animali. Una Favola Selvaggia segue una strada diversa dal film hollywoodiano: come quest’ultimo utilizza un contesto narrativo estremamente popolare, in cui lo spettatore si ritrova facilmente e sia la metafora sia i personaggi maschera sono molto evidenti; il libro della scrittrice o scrittore[5]chiede al lettore uno sforzo, sia pure giocoso, per ricostituire il tessuto culturale che sorregge la narrazione. D’altronde, come dicevamo anche prima, la complessità dei richiami culturali è perfettamente interna alla “morale della favola”: l’essere umano è stato ed è capace anche di grandi cose, il suo spirito ha arricchito e non solo distrutto l’ecosistema, ha dentro di sé la capacità di portare in primo piano ciò di cui ha le potenzialità – una razionalità morale, scientifica ed anche strumentale basata sulla consapevolezza del suo essere una parte della Natura e non il suo dominatore. Dimenticare la cultura fa dimenticare anche la natura: una narrazione arricchita, infine, nel suo senso dalle notevoli tavole a colori di Riccardo Mannelli.

Il pregio maggiore de L’Assemblea degli Animali – insieme ad uno stile di scrittura estremamente elegante – è riuscire a raccontare il tema della rottura dell’unità tra esseri umani ed ecosistema, la dimenticanza umana dell’interdipendenza. Se c’è un limite del testo, forse sta nel non tematizzare a sufficienza che il dominio distruttivo ed autodistruttivo dell’uomo sulla natura ha le sue radici nel dominio di alcuni uomini sugli altri: quello che l’uomo, nel suo complesso, fa agli ecosistemi è una conseguenza diretta dello sfruttamento economico e del dominio politico interumano. Per salvare la Terra dall’uomo, si dovrà prima salvare l’uomo da un male che precede i tempi in cui l’attività umana ha raggiunto la potenza distruttiva di oggi, senza poi dimenticare la necessità di ripensare in un’ottica egualitaria il rapporto con le altre specie viventi.

NOTE

[1] I testi originali da cui sono tratte le citazioni si trovano in una lunga appendice bibliografica alla fine del volume: appena ho capito di che si trattava ho trovato un esercizio interessante quello di cercare di indovinarle durante la lettura. Lo suggerisco anche a voi.

[2] https://www.lanuovaecologia.it/filelfo-chi-e-intervista/

[3] In realtà si è trattato di un insieme di eventi svoltisi tra il 2019 ed il 2020, non particolarmente eclatanti di per sé rispetto ad eventi del passato ma che hanno avuto un enorme eco mediatica, sia a causa del numero di morti umane, sia a causa dell’evidente intenzionalità di essi. Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Incendi_in_Australia_del_2019-2020

[3] FIGLIUOLO, Flavio,” Don’t Look Up”, in Umanità Nova, anno 102, n° 2, p. 8.

[4] “Filelfo” è uno pseudonimo, dietro il quale non si conosce l’identità di chi ha elaborato il testo.

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