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Bologna 22 ottobre: unire le lotte, rompere l’ordine costituito, costruire il futuro!

Bologna 22 ottobre: unire le lotte, rompere l’ordine costituito, costruire il futuro!

Su sollecitazione del collettivo di fabbrica della GKN, unitamente a Friday for future, nel climate camp di questa estate, è scaturita la volontà di indire a Bologna, per il 22 ottobre, una manifestazione regionale che unisca i diversi percorsi di lotta che si stanno esprimendo nella contemporaneità.

Il circolo anarchico Camillo Berneri di Bologna ha deciso di partecipare a questa mobilitazione con un proprio contributo in collegamento con altre istanze di carattere libertario che si sono espresse in città negli ultimi tempi. L’aspetto più positivo che abbiamo colto è il superamento di logiche vertenziali per allargare l’orizzonte ad una dimensione più complessiva e sociale. Il percorso evocato dall’iniziativa del collettivo di fabbrica GKN coglie la questione di fondo: per ogni lotta parziale, per tutte le altre questioni aperte, per una complessiva e radicale trasformazione dell’esistente. Quindi nell’avvicinamento al 22 ottobre e per il dopo di questo appuntamento è bene che collettivi, spazi, comitati, associazioni e sindacati assumano il compito di andare oltre l’autoreferenzialità e di assumere modalità e obiettivi che possano effettivamente e efficacemente avviare la ricomposizione di un movimento sociale e di massa che prepari una effettiva insurrezione.

La manifestazione di Bologna vorrà riproporre l’ampia convergenza che si era rappresentata nella manifestazione dello scorso marzo a Firenze. In quell’occasione il punto centrale era il sostegno alla lotta delle operaie e degli operai della GKN ma attorno a questa si erano legate innumerevoli altre istanze che comunque non erano disgiunte dalla stessa lotta; a Bologna il punto centrale sarà la lotta contro l’allargamento della tangenziale e autostrada (dalle attuali 16 corsie a 18-20 corsie), il così detto Passante di Mezzo ma raccoglierà attorno a questo le lotte in corso: dallo sciopero delle bollette, alle pratiche di mutualismo dal basso sperimentate anche durante la pandemia, alle lotte dei movimenti transfemministi per l’allargamento degli spazi di libertà e contro le politiche di discriminazione e di riduzione dei diritti acquisiti, alle lotte nella logistica, sempre contro le opere inutili e dannose (hub della logistica, seggiovia del Corno alla Scale, la stessa tangenziale, ecc.) come messo in evidenza della “marcia Sollevamenti della terra” che si è svolta nei primi di settembre; un ruolo significativo l’avranno le realtà “contadine” che animano la rete di Campi Aperti e Genuino Clandestino che rappresentano un esempio di cambio di paradigma di fronte al tema della sostenibilità dello sviluppo. Le politiche dei governi regionale e metropolitano vanno nella direzione della cementificazione e della turistificazione del territorio in cui queste opere sono un corollario necessario così come la privatizzazione degli spazi pubblici cittadini.

Queste politiche oltre ai danni di carattere ambientale, rappresentano lo strumento di governo del territorio che mira ad un generale impoverimento delle classi sociali subalterne: turistificazione significa espulsione dalle zone urbane di intere fasce sociali, compresi gli studenti, determinate dall’aumento esorbitante degli affitti e più in generale del caro-vita, unitamente alla disgregazione del tessuto sociale comunitario della città.

Uno degli obiettivi della manifestazione che si snoderà nella periferia di Bologna sarà il voler mettere in evidenza questi punti critici fino all’occupazione della tangenziale.

Non ci nascondiamo possibili contraddizioni e limiti. Nell’attuale fase il “movimento” o meglio i movimenti (soggetti naturali di queste lotte) le contraddizioni e limiti sono stati quelli di esprimersi su obiettivi parziali, fortemente autocentrati e di non cogliere la complessità dell’insieme dei problemi che l’umanità si trova ad affrontare.

Nel novero dell’umanità non includiamo certamente i redditieri, i governanti, i politicanti, i padroni e i loro sgherri, le strutture armate dello stato e del padronato e quanti sono complici del sistema di sfruttamento e di oppressione. Nell’attuale ordinamento politico-economico-militare-sociale non ravvisiamo nessun modello da imitare e non vediamo nessuna possibilità di riforma degli ordinamenti. Là dove si aprono spazi di libertà effettiva e dove si sperimentano nuove forme di convivenza basate sulla giustizia e l’eguaglianza, questo avviene tramite l’insurrezione popolare come in Chiapas o in Rojava.

Se le parole hanno un significato e non una semplice suggestione evocativa dobbiamo essere conseguenti, andare oltre l’esistente e oltre le nostre esistenze per un futuro che si può costruire solo attraverso una rottura dell’ordine costituito.

Un movimento all’altezza di questo compito sarà sicuramente plurale ed inclusivo ma deve praticare una metodologia orizzontale, consensuale, autogestionaria e bandire i settarismi e le logiche egemoniche. E’ dalle esperienze del movimento transfemminista che possiamo cogliere delle indicazioni sulla capacità di raccordare e fare convivere le diversità in una dimensione antiautoritaria.

Nella giornata del 22 ottobre le compagne ed i compagni anarchici della regione Emilia-Romagna confluiranno a Bologna portando le loro specificità e i loro contributi; per esempio a Modena, il 5 novembre è indetta una manifestazione contro la “tumor Valley” dove si prevede un notevole ampliamento di tutta la struttura dell’attuale autodromo, un baraccone da luna park della turistificazione della città stessa.

Alcune compagne di Bologna

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