Tre anni fa l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa ha trasformato in una guerra totale il conflitto in corso dal 2014 nella regione. Una guerra che ha già provocato centinaia di migliaia di morti da entrambi i lati del fronte. Secondo stime fornite dal Wall Street Journal, il numero effettivo delle vittime tra le forze di Kiev potrebbe essere di 80mila morti e circa 400mila feriti, mentre da parte russa, secondo un’indagine congiunta della BBC e del portale indipendente Mediazona, al 24 gennaio 2025 sono stati identificati i nomi di almeno 90.019 soldati russi morti dall’inizio dell’invasione. Tuttavia, la reale entità delle perdite potrebbe essere molto più alta: le stime variano tra i 138.500 e i 200mila caduti.
L’appoggio alla guerra è già costato allo stato italiano quasi 20 milioni di euro, tra finanziamenti diretti e contributi al fondo europeo di sostegno al governo di Kiev, il cosiddetto strumento europeo per la pace; di questa massa di finanziamenti solo 440 milioni sono destinati agli aiuti umanitari, gli altri se ne vanno per le armi e per i sostegni finanziari. Una pacchia per i compagni di merende del ministro della Guerra Crosetto. Intanto a febbraio l’assegno di inclusione, destinato ad alleviare le condizioni delle persone più povere, non verrà ricaricato.
Con le missioni all’estero migliaia di militari italiani e centinaia di mezzi sono schierati in Europa Orientale. La NATO ha schierato oltre 40 mila persone, insieme a significativi mezzi aerei e navali nella parte orientale dell’Alleanza; l’Italia è presente con proprie truppe in Bulgaria e Ungheria. Mentre sempre sul fronte orientale l’aeronautica militare italiana partecipa all’operazione Assurance Measures.
La politica delle sanzioni si ripercuote sulla situazione economica in Europa: da due anni la produzione tedesca non cresce e non mostra segni di miglioramento, la disoccupazione a novembre ha raggiunto il 6,1% con una crescita costante negli ultimi due anni. I motivi sono facilmente reperibili nell’aumento del prezzo dell’energia e nella chiusura degli sbocchi commerciali in Russia, risultato della politica delle sanzioni.
La crisi economica in Germania si ripercuote in Italia: la produzione industriale è in calo da 22 mesi, mentre l’ultimo pacchetto di sanzioni approvato da Biden e la decisione di Kiev di non permettere più il transito del gas russo sul territorio ucraino si tradurranno in un aumento generalizzato del costo della vita, sia per l’aumento delle bollette, sia per l’aumento dei costi di produzione e di trasporto.
Intanto russi e ucraini non ne possono più della guerra: la renitenza alla leva e la diserzione dilagano, come abbiamo ripetutamente testimoniato su queste pagine e di nuovo su questo numero.
Le superpotenze marciano verso la guerra, e a questa marcia si accoda il governo italiano. La presidente del consiglio parla di deterrenza e competitività, non vuole che l’Italia resti indietro nella carneficina che si prepara.
Contrapponiamo alla competizione, politica e militare, fra i governi la solidarietà internazionalista fra le classi sfruttate di ogni Paese.
Scendiamo in piazza il 24 febbraio contro tutte le guerre, in Ucraina, in Palestina, in Congo, in ogni angolo del mondo.
Costruiamo un vasto movimento antimilitarista che imponga al governo il ritiro immediato delle missioni militari all’estero, la fine degli accordi con i dittatori sanguinari e guerrafondai, l’impiego dei fondi destinati alla costruzione di nuove basi e poligoni per la sanità e l’istruzione. Azione diretta contro la guerra, solidarietà ai disertori di ogni fronte.
Avis Everhard
Immagine: AP Photo/Vadim Ghirda