Search

Avventura di un ribelle. Pietro Bruzzi fra guerre e dittature

Avventura di un ribelle. Pietro Bruzzi fra guerre e dittature

Lo scorso 24 aprile, in occasione della imminente apertura della sezione Anpi di Maleo (Lodi) dedicata anche a Pietro Bruzzi, il compagno Franco Schirone, autore di numerosi libri e ricerche sulla storia dell’anarchismo, viene invitato a Maleo per intervenire e far conoscere la vicenda umana e politica del compagno Pietro Bruzzi ad una platea (erano presenti un centinaio di persone) che ben poco, o addirittura nulla, conosceva del loro concittadino. (ndr)

Nel raccontare gli eventi è stato sottolineato che il nome di Pietro Bruzzi è indissolubilmente legato a quelli di Ugo Fedeli e di Francesco Ghezzi, un’amicizia nata dalle comuni idealità libertarie e dal destino che hanno subito con le accanite persecuzioni, prima da parte dello Stato e poi dal fascismo. Tra il 1913 e il 1917 i tre rivoluzionari subiscono i primi arresti per le manifestazioni organizzate dall’Unione Sindacale Italiana. Fedeli, Bruzzi e Ghezzi fanno parte dei gruppi anarchici “i Ribelli” e “I franchi tiratori”, un filone dentro l’anarchismo individualista milanese composto da compagni attivi non solo sul versante antimilitarista, ma anche nelle manifestazioni in solidarietà a F. Ferrer, libero pensatore e pedagogo spagnolo, fondatore della “Scuola Moderna”, condannato a morte nel 1909 in Spagna su istigazione del clero. Sono inoltre attivi nelle agitazioni sociali, in particolare contro le compagnie di disciplina, contro la guerra di Libia e poi contro l’intervento nella prima guerra mondiale (in questa fase danno il loro contributo al periodico “Il Ribelle”, fondato a Milano da Carlo Molaschi). I tre si ritrovano fuggiaschi in Svizzera, nel 1917, luogo di esilio per i disertori italiani.

Pietro Bruzzi nasce a Maleo (Lodi) nel 1888 e si trasferisce a Milano dove lavora come operaio specializzato. Dopo aver frequentato gli ambienti socialisti, nel 1909 collabora al giornale La “Protesta Umana”; alcuni suoi articoli sono presi a pretesto dalle autorità di Pubblica Sicurezza ed è sotto minaccia di arresto per cui decide di espatriare in Francia (1910) da dove collabora al periodico milanese “La Rivolta”.

Nel 1911-12 si stabilisce in America e nel 1916 viene chiamato alle armi, decidendo però di rifiutare il servizio militare, coerentemente con le sue idee antimilitariste. Viene arrestato e rimpatriato, diserta e si rifugia in Svizzera, precisamente a Zurigo, dove insieme a U. Fedeli e F. Ghezzi continua l’attività rivoluzionaria.

Nel 1917 i tre compagni sono tra la folla che accompagna in corteo Lenin in partenza per la Russia.

Espulsi dalla Svizzera vengono arrestati in Italia e P. Bruzzi è condannato a morte per diserzione da cui si salva nel 1919 per una intervenuta amnistia.

Per lui gli anni 1919-20 (il biennio rosso) sono caratterizzati da una forte attività sociale a Milano ed è arrestato per le manifestazioni in solidarietà coi ferrovieri. La città è teatro di tumulti e scontri di piazza, si contano10 morti tra i lavoratori e vengono effettuati 500 arresti. Bruzzi e i suoi due compagni inseparabili, oltre alle battaglie quotidiane, collaborano a diverse testate anarchiche: “Iconoclasta”, “Nichilismo” e infine pubblicano un loro giornale: “L’Individualista”.

Scioperi, manifestazioni e scontri di piazza portano alle famose occupazioni delle fabbriche: i tre compagni sono sempre in prima linea. Ma il post occupazione delle fabbriche porta delusione e repressione: l’intera redazione del quotidiano anarchico “Umanità Nova” viene arrestata, così anche l’intero Consiglio Generale dell’Unione Sindacale italiana.

Mentre Errico Malatesta, direttore del quotidiano, inizia uno sciopero della fame a San Vittore per affrettare il processo contro gli anarchici, a marzo del 1921 scoppia una bomba al teatro Diana che provoca molte vittime. I tre amici sono tra i ricercati pur essendo innocenti (lo stabilirà un processo a loro carico) e si danno alla macchia.

Si rifugiano in Svizzera, poi a Berlino e infine in Russia dove conoscono i maggiori esponenti anarchici: Angelica Balabanoff, Viktor Serge, che poi prenderanno altre strade, Alexander Berkman, Emma Goldman…

Proprio in Russia avviene il primo ripensamento delle loro idee individualiste attraverso la valutazione dell’azione collettiva.

Dopo il primo entusiasmo per la rivoluzione subentra la delusione per i fatti di Kronstadt (viene loro proibito di recarsi nella città in rivolta contro il nuovo potere bolscevico), per la repressione contro le varie anime della sinistra e per la persecuzione contro gli anarchici. Si battono per la liberazione di 100 detenuti politici, per cui sono sottoposti a controlli e pedinamenti da parte della Ceka. Altro aspetto importante: partecipano come delegati USI al Congresso dei Sindacati rossi a Mosca.

Nel 1921 ritorna con Ugo Fedeli a Berlino e partecipa al Congresso Internazionale Anarchico. Successivamente si sposta tra Berlino, Vienna, il Belgio e la Francia.

Nel 1927 intanto il fascismo si consolida e nell’esilio gli anarchici continuano la battaglia antifascista attraverso meeting, diffusione di giornali (e non solo) che vengono introdotti clandestinamente in Italia. In Francia Pietro Bruzzi viene arrestato con l’accusa di detenzione di esplosivi, fabbricazione di documenti falsi e valori.

Dopo tre anni di prigione ripara in Spagna da dove collabora a diverse riviste anarchiche e nel 1935,

in seguito alle mobilitazioni operaie che costellano la Spagna pre-rivoluzionaria, viene arrestato, espulso, estradato in Italia e confinato per cinque anni, prima a Ponza e poi alle Tremiti.

Rientra a Milano nel 1939, vive per un anno nella sua casa a Maleo per poi ritornare nel capoluogo lombardo e riprendere i contatti con i suoi vecchio compagni. Nel 1943 entra nella Resistenza e contribuisce alla nascita dei primi nuclei partigiani libertari che danno vita alle “Brigate Malatesta”.

In questo contesto fonda il giornale clandestino “L’Adunata dei Libertari” ma nel 1944 viene scoperto e arrestato per poi essere assassinato per rappresaglia dai nazisti nel febbraio 1945.

Dopo la sua morte le Brigate attive a Milano e nei numerosi paesi della provincia pavese assumono la denominazione di “Brigate Bruzzi-Malatesta” che avranno un ruolo di primo piano nella liberazione di Milano e nel pavese.

Dopo la Liberazione, ai suoi funerali, parteciperanno 10.000 persone.

Franco Schirone

Articoli correlati