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Morire non si può in aprile

Morire non si può in aprile

Milano, 15 aprile 1919. A poche settimane dalla loro fondazione i Fasci di combattimento, assieme a gruppi armati di nazionalisti, militari e interventisti, mostrano la loro vocazione reazionaria, antiproletaria e sessista, sparando su un corteo di anarchici e “spartachisti”. Uccidono la giovane operaia Teresa Galli e altri due lavoratori e, successivamente, devastano la redazione del quotidiano socialista “Avanti!”. E’ il debutto dello squadrismo  “tricolorato” e l’inizio della “controrivoluzione preventiva”, finanziata dal padronato e protetta dall’apparato statale.

A cento anni di distanza, la presente ricerca si propone di ricostruire antefatti, dinamiche, moventi del primo episodio della lunga guerra civile e di classe, mettendo in luce protagonisti, vittime, assassini, mandanti e controfigure, così come l’immutato ruolo della stampa nel fiancheggiare la repressione delle lotte sociali. 

Nel vivo ricordo di Teresa Galli, la prima a morire per mano fascista, ma anche del suo essere stata dalla parte – ancora giusta – della barricata.   

Marco Rossi si occupa da tempo della storia dei conflitti sociali e del sovversivismo, con particolare attenzione al periodo del primo trentennio del Novecento. Collabora a riviste e progetti di ricerca. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Capaci di intendere e di volere (ZIC); Gli ammutinati delle trincee (BFS); Il lavoro contro la guerra (Gruppo editoriale USI).

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