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La vicenda della nave costiera "Diciotti"

La vicenda della nave costiera "Diciotti"

Dopo essere stata diversi giorni in mezzo al mare, la nave Diciotti della Guardia Costiera con a bordo i/le 177 migranti, attracca al molo di Levante del porto di Catania. Fin da subito nasce spontanea da parte delle individualità e dei gruppi politici catanesi l’idea di organizzare una iniziativa di solidarietà verso i/le migranti sopra la nave.
Il famoso evento “Accogliamoli con un arancino” ha avuto una diffusione notevole, portando l’attenzione mediatica nazionale su quanto stava succedendo al porto. La nota positiva finisce qui perchè l’evento di per sé è stata una bella sceneggiata e passerella per i politici del Partito Democratico (tipo Martina, Boschi etc). Mangiati gli arancini, infatti, tutti i partecipanti se ne sono andati via e, nei giorni successivi, non si sono visti al porto. Non entriamo, comunque, nel merito su questo evento ma esprimiamo solo dei dubbi ben fondati sullo sfrenato etnocentrismo e razzismo dell’attuale classe politica istituzionale.
I partiti della sinistra ed i movimenti locali legati ad essi, si sono resi conto di non dover lasciar spazio e visibilità al PD (artefice di moltissime nefandezze legislative sui migranti in questi ultimi anni), invocando un presidio al porto. Iniziativa giusta e doverosa ma organizzata e gestita male: non esisteva un tendone, un palco o un semplice spazio per incontrarsi, condividere dei momenti e ragionamenti o esprimere solidarietà. Nel mentre, sono continuate le passerelle quotidiane di politici nazionali e locali con esternazioni di ogni genere (Gianfranco Miccichè di Forza Italia, l’UDC etc)
Giovedì sera però avviene qualcosa di diverso. Viene indetta una manifestazione di protesta e di sostegno alle politiche di Salvini da parte della sezione locale di Forza Nuova – composta principalmente da 50 persone, per lo più anziani e relative mogli.
Scortati da un nugolo di poliziotti, i fascisti vengono accolti da un gruppo di compa anarchici/anarchiche. Non si arriva allo scontro e gli/le anarchici/anarchiche presenti, insieme ad alcuni del Centro Sociale Occupato Colapesce (legato a Potere al Popolo) si dirigono verso il presidio, riuscendo a salire sulla passeggiata superiore del molo, intonando cori e mostrando uno striscione. La mossa fatta riesce a vivacizzare un presidio decisamente sonnecchioso e per nulla organizzato. Dopo tale evento, infatti, nascono iniziative spontanee di solidarietà: vengono improvvisati cortei di luci con i telefonini, improvvisazioni artistiche utilizzando l’alfabeto morse etc.
Sabato viene indetta una manifestazione regionale al molo di levante, alla quale aderiscono i partiti di sinistra, i No Muos, i movimenti dell’area cattolica, di base, associativa, sindacati come la Cigl, USB, Cobas e, soprattutto, tantissime individualità. Viene finalmente allestito un palco. I militanti del PD vengono invitati, in modo energico, a non esporre loro bandiere o striscioni in quanto tale partito si è reso responsabile sia delle attuali leggi sull’immigrazione che sugli accordi di gestione dei lager per i/le migranti con i governi libici.
Inizia la manifestazione. Sul palco salgono vari rappresentanti politici locali che esprimono i soliti discorsi contro Salvini, solidarizzando a parole con i/le migranti e rimarcando la difesa della Costituzione più bella del mondo. Le persone presenti (oltre un migliaio), desiderano andare oltre. Si sente la voglia di trasmettere solidarietà reale, oggettiva, cercare di liberare i/le migranti. Gli/le anarchici/anarchiche si presentano al molo di fronte alla nave Diciotti con uno striscione e fumogeni, prendendo in contropiede le misure di sicurezza che le autorità di pubblica sicurezza avevano allestito e creando una contromanifestazione per farsi sentire dai/dalle migranti. Dopo un po’ di tempo, dal presidio parte un corteo partecipato che si ferma dalla parte opposta alla nave, superando il molo in cui gli/le anarchici/anarchiche erano presenti. Molti/e dei/delle partecipanti del corteo, finiscono dietro lo striscione degli/delle anarchici/anarchiche.
Si fa buio e il corteo principale ritorna al presidio. I partiti e gruppi a loro connessi dapprima iniziano una jam session per poi cercare di andare verso la nave Diciotti. Il cordone di polizia impedisce il passaggio e di lì a poco nascono i tafferugli. Per la gioia dello spettacolo, i mass-media presenti riportano il presunto ferimento di un poliziotto, ignorando volutamente il ferimento di due ragazzini e l’azione di uno dei poliziotti che, staccandosi dagli altri poliziotti, manganella i manifestanti dopo la carica.
Contemporaneamente a questi tafferugli, arrivano le notizie sia sullo sbarco dei/delle migranti – comunque in gravi condizioni umane e sanitarie – sia sulle indagini della magistratura verso Matteo Salvini e Matteo Piantedosi (capo di gabinetto del Ministero degli Interni). La voglia di fare di più permane: un gruppo di compa si tuffano nel tentativo di avvicinarsi alla nave riuscendoci.
Qualche migrante cerca di buttarsi dalla nave Diciotti ma viene bloccato subito. Nel frattempo le motovedette delle forze dell’ordine si avvicinano e circondano i/le compa in acqua, che si trovano in una situazione non piacevole perchè qualcuno si scotta per via del cherosene rilasciato dai motori accesi della Diciotti.
Vedendo tale spettacolo dal molo di fronte alla Diciotti e pensando al peggio, vengono intonati slogan, fuochi, tuffi in acqua etc. Dopo oltre un’ora, i/le compa che si erano tuffati/e vengono riportati/e a terra. Stremati/e, vengono accolti/e da un applauso, raccontando quanto successo. Alcuni/e compa restano al porto per assicurarsi che i/le migranti scendano dalla nave. Le operazioni di discesa dalla nave e l’uscita dei/delle migranti dal porto terminano alle ore 5:30 del mattino.
Cosa emerge da questa giornata e da queste giornate? La rete antirazzista catanese è ancora troppo legata ai partiti istituzionali ed alle realtà associative vicine; non esiste un reale coordinamento, un obiettivo da portare avanti e che promuova un periodo di conflittualità sul territorio locale.
Bisogna allora partire dalle situazioni capaci di rompere gli schemi, portando una solidarietà reale non solo da parte dei gruppi organizzati ma anche da singole individualità. Solo così si potrà arrivare ad una voglia di liberare e di liberarsi dalle catene, senza avere come secondo fine la conquista del potere – attraverso scontri-spettacoli o accordi con l’establishment.
In ogni caso, un soffio di energia nuova in una città soffocata da anni di afa generata da partiti e partitini locali attenti solo a coltivare i propri giardini.
 
Gruppo Anarchico Chimera
 


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