La riforma delle pensioni del governo di Mauricio Macrì è stata approvata nella serata del 18 dicembre. Nello stesso giorno era stato proclamato uno sciopero generale, che aveva portato in piazza dalle 250 alle 300 mila persone.
La notte precedente i tamburi dei cacerolazos avevano echeggiato per tutto il paese. Giovedì 14 dicembre il corteo diretto in parlamento era stato attaccato con violenza dalla polizia.
Quattro giorni dopo una manifestazione enorme ha raggiunto il parlamento nel tardo pomeriggio. L’intera area era stata blindata con protezioni metalliche. All’attacco ai blocchi, subito divelti, la polizia ha risposto con cariche di poliziotti in motocicletta che sparavano proiettili di gomma sulla folla. In piazza anche idranti utilizzati per cercare di fermare la folla che continuava ad avanzare.
In più occasioni i manifestanti hanno obbligato la polizia ad indietreggiare. I più decisi sono arrivati a cento metri dall’ingresso.
La gran parte della gente ha resistito in piazza, nonostante l’impiego massiccio di gas lacrimogeni.
La guerriglia urbana è durata diverse ore. La caccia all’uomo anche: circa 80 persone sono state arrestate. Due di loro sono state ferite e sono ricoverate in ospedale: le condizioni di un uno sono molto gravi. Una donna racconta di essere stata investita da una moto della polizia.
Il governo Macrì è riuscito a far passare il taglio delle pensioni, uno degli obiettivi cardine del proprio programma. É riuscito anche a rivitalizzare un’opposizone sociale ampia e sempre più radicale, che è passata dalla difesa all’attacco.
Sapremo presto se quella di ieri sia stata una fiammata isolata o sia il segnale di un’inversione di tendenza, specie rispetto ai sindacati in buona parte asserviti alle politiche governative.
Ascolta la diretta dell’info di radio Blackout con Ivan, un attivista sindacale milanese da tre mesi in Argentina, che ha partecipato alla manifestazione.
L’intervista è stata realizzata prima che terminasse la votazione in parlamento.
tratto da
www.anarresinfo.noblogs.org