Milano: sciopero generale in risposta alle politiche di guerra e di repressione

Le varie organizzazioni del sindacalismo di base hanno dichiarato lo sciopero generale nella giornata del 29 novembre principalmente contro la finanziaria decisa dal governo Meloni che non risolve nessuno dei problemi sociali, ma li aggrava – come per esempio gli investimenti sulla sanità privata e sulla scuola privata – a dimostrazione di qual è il proprio orientamento. Ma lo sciopero è anche contro le guerre in corso in cui l’attuale governo si posiziona sempre in prima fila e che, oltre a provocare morti innocenti e distruzioni, determinano l’economia di guerra e, come conseguenza, il continuo aumento del carovita che inghiottisce i già bassi salari e pensioni. Ne consegue anche l’inarrestabile aumento delle spese militari (il ministro della guerra Crosetto sta già proponendo l’incremento dei militari nell’esercito per affrontare le nuove sfide, come ha affermato) a discapito dei problemi reali della popolazione come quello della sanità pubblica che sta andando a pezzi. Mentre l’attuale situazione dei conflitti in corso si sta avvicinando a poco a poco al punto di non ritorno, cioè la terza guerra mondiale. Ma lo sciopero è anche contro il famigerato Decreto “Insicurezza” per i lavoratori, lavoratrici e dell’opposizione sociale che mobilitandosi per i propri diritti e necessità di vita rischiano anni di galera.

La ripresa del percorso unitario

Dopo un recente periodo di crisi nei rapporti dei sindacati conflittuali e tra le componenti dell’opposizione sociale si sta ritrovando il filo conduttore dell’agire unitario. Questo abbiamo visto anche nella situazione milanese con gli incontri assembleari in preparazione della manifestazione del 29 novembre da parte dei sindacati conflittuali, assieme ad aree sociali e degli studenti che hanno promosso anche un’assemblea al Politecnico invitando a partecipare le sigle promotrici dello sciopero. È stato un percorso, chiarito da subito, in assoluta autonomia e alternativo a quello di Cgil e Uil, per le responsabilità che hanno queste ultime nella situazione di arretramento e sconfitte della classe lavoratrice, e che continuano ad avere. In contrasto con le dichiarazioni di Landini sulla “rivolta sociale” continuano a sottoscrivere contratti come quelli che stabiliscono aumenti salariali di 5 euro orari.
Nel corso degli incontri di preparazione della manifestazione dello sciopero si è inoltre condiviso che le rivendicazioni dello sciopero in atto sono anche contro la Confindustria che non rinnova i contratti di 7 milioni di lavoratori e lavoratrici, e quando li rinnova, complici anche i sindacati confederali, elargisce aumenti di pochi spiccioli di fronte ad una inflazione galoppante. Il padronato continua ad aumentare i profitti, aumentando le disuguaglianze sociali, attraverso uno sfruttamento sempre più intensificato, con bassi stipendi, precarizzando il lavoro attraverso le esternalizzazioni che consegnano pezzi di produzione e di servizi in mano ad appalti e sub-appalti, con contratti a termine, lavoro interinale, false partite iva, lavoro in nero. Tutto ciò provoca la perdita di diritti e di capacità rivendicative e, purtroppo, provoca anche le condizioni di minor tutela nella sicurezza sul lavoro dove gli infortuni, anche mortali, sono in continuo aumento. Da parte delle aziende si utilizzano le nuove tecnologie, prodotte dai lavoratori, per espellere i lavoratori stessi dai luoghi di lavoro.
Un’altra vertenzialità che sta all’interno dello sciopero è quella nei confronti dell’amministrazione comunale che sta trasformando la città di Milano nella città del lusso e dei ricchi, dove c’è sempre meno spazio per i lavoratori e la parte più povera della popolazione. La politica della giunta del sindaco Sala sta privatizzando spazi e attività pubbliche, dalle piscine al Palazzo del ghiaccio, dall’ippodromo alla messa in vendita dello stadio di San Siro. Mentre si continua a concedere alla speculazione edilizia il consumo del suolo pubblico con tutte le conseguenze che ne derivano. Un meccanismo speculativo che porta inevitabilmente all’aumento degli affitti e di conseguenza degli sfratti di chi non riesce più a pagare, che si sommano agli sfratti di quanti occupano case vuote per necessità. Nello stesso tempo, per facilitare questa politica di espulsioni, si tengono migliaia di case popolari vuote e si promuove la politica del degrado nelle periferie dove si ha intenzione di sostituire case popolari con palazzi per ricchi, come sta avvenendo nel quartiere di San Siro.
Quindi è molto ampia ed articolata la vertenzialità dello sciopero generale e della sua manifestazione per cui è necessario continuare il percorso unitario anche dopo.

Gli obbiettivi nel percorso del corteo

In base alle vertenze evidenziate è stato concordato il percorso del corteo, stabilendo che il punto di partenza della manifestazione è piazza Fontana, un luogo simbolo della repressione dove è stata messa in atto la strage di Stato. In quel luogo c’è la targa in ricordo dell’uccisione di Giuseppe Pinelli; nella mattinata è stata messa una corona in ricordo di Pino e di Licia con le sigle di tutte le componenti sindacali promotrici della manifestazione. Per l’occasione i compagni anarchici della Fai e dell’Unione Sindacale Italiana si sono schierati con le loro bandiere dietro la targa. La stessa cosa è avvenuta sotto il grande striscione, posizionato in alto nella piazza, che riporta la scritta: “Chi ha compagni non muore mai” e sotto “Licia e Giuseppe Pinelli”.
Nella stessa piazza ci si è soffermati davanti al palazzo della Curia milanese, che ha il controllo di diversi settori della sanità privata, tra cui l’Istituto della Sacra Famiglia, e dove dietro la propaganda della carità, si nascondono meccanismi di sfruttamento, di bassi salari e poca sicurezza sul lavoro. Nello spezzone di USI CIT era presente una numerosa componente, soprattutto lavoratrici, di quell’ Istituto. Il corteo da piazza Fontana passa davanti all’Università Statale dove si sono svolti diversi interventi collegati alla situazione. La fermata successiva è stata sotto l’Assolombarda, sede della Confindustria, dove altri interventi a tema si sono svolti. Si è poi passati davanti al Duomo di Milano per poi arrivare a piazza della Scala, davanti al Comune.
Nel corteo, con migliaia di partecipanti, sono presenti diverse categorie di lavoratori e lavoratrici, ciascuno dietro il proprio striscione: dal commercio, ai metalmeccanici, lavoratori della sanità, della logistica, delle scuole, delle biblioteche comunali, ecc..
Un corteo molto comunicativo dove sono presenti, con le proprie bandiere, i sindacati conflittuali aderenti allo sciopero: CUB, AdL Cobas, SI Cobas, Conf. Cobas, Sial Cobas, Sgb, Slai Cobas, USI CIT dietro la Banda degli Ottoni, i compagni della FAI e libertari.
Sono presenti diverse aree sociali di opposizione, l’Unione Inquilini, Comitati di quartiere, gli studenti. Lo striscione unitario di apertura del corteo riportava la scritta: “Salari, Diritti, Dignità, no alla guerra”. Apriva il corteo il camion con gli amplificatori e tutte le bandiere delle organizzazioni sindacali promotrici della manifestazione.

La conclusione della manifestazione

In piazza della Scala, davanti al Comune, si conclude la manifestazione con gli interventi delle rappresentanze delle varie organizzazioni partecipanti ribadendo l’importanza dell’unità nella riuscita dello sciopero e della manifestazione, con l’impegno di continuare nel percorso. Ci sono stati interventi specifici di situazioni rivendicative e di solidarietà al popolo palestinese con l’invito a partecipare alle manifestazioni che tutti i sabati si svolgono in tal senso. È stata evidenziata la rivolta nel quartiere Corvetto per la morte di Ramy, un giovane di 19 anni, figlio di immigrati egiziani, causata dall’inseguimento della polizia. C’è stato anche un intervento da parte di un compagno di USI CIT sulla necessità di proseguire unitariamente sui contenuti delle vertenze contro governo, Confindustria e Amministrazione Comunale. È stata sottolineata l’importanza di aver ricordato l’uccisione di Giuseppe Pinelli, propagandista anarchico, ma anche lavoratore impegnato nell’Unione Sindacale Italiana e punto di riferimento per i Comitati Unitari di Base che con le loro lotte scavalcavano le burocrazie sindacali; e sono stati ricordati anche la determinazione e il coraggio della sua compagna Licia che sfidò i poteri forti delle istituzioni implicate nella strage. “Oggi al governo ci sono i parenti stretti di quelle logiche stragiste che si caratterizzano nello stesso orientamento con il Decreto Repressione. Tutto ciò va contrastato con l’allargamento del conflitto” terminando con la frase riportata dal quel manifesto che ritrae l’arresto di un anarcosindacalista: “Sarà una risata che vi seppellirà”.
A proposito di atti repressivi va evidenziata la precettazione dei mezzi di trasporto pubblico, ancora una volta, da parte del ministro Salvini che ha ridotto a sole 4 ore lo sciopero. Dalle 9 alle 13 a Milano c’è stato un blocco generale del trasporto cittadino. Si è registrata un’alta partecipazione anche nel settore aereo – aeroportuale con molti voli cancellati.

Enrico Moroni

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