PALERMO
La giornata del 4 novembre a Palermo è stata importante.
Nella mattinata una decina di aderenti all’Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e l’università ha fatto un’incursione alla cerimonia militari che si svolgeva davanti a quello che è l’altare della patria a Palermo; con cartelli e magliette hanno creato un po’ di scompiglio tra i presenti. Era una cerimonia abbastanza triste luttuosa che vedeva solamente la presenza di militari e di qualche cittadino, una nota che un po’ ha stupito: la presenza di una mamma con due bambini piccoli in carrozzina che si guardavano la cerimonia.
Il pomeriggio c’è stato il corteo a cui hanno partecipato almeno 300 persone; corteo abbastanza combattivo che vedeva la presenza anche di diverse bandiere palestinesi. La manifestazione aveva al centro il tema della solidarietà solidarietà col popolo palestinese, si sono alternati diversi interventi dal microfono. Insomma un corteo combattivo che è stato in continuità con tutte le altre manifestazioni, in particolare la manifestazione del 21 ottobre contro la guerra. Il corteo si è concluso infine davanti l’Assemblea Regionale Siciliana nella cui sede, Palazzo dei Normanni, dove in un’ala c’è pure il comando militare per la regione. I promotori della manifestazione sono soddisfatti della della giornata, le mobilitazioni antimilitariste e internazionaliste continueranno.
Antonio Rampolla
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LIVORNO
Nonostante il maltempo abbattutosi violentemente sulla città e il persistente allerta meteo, a Livorno si è svolta nel pomeriggio di sabato la manifestazione di contestazione del 4 novembre.. L’iniziativa è stata promossa, come negli ultimi tre anni, dal Coordinamento Antimilitarista Livornese. L’appuntamento è stato mantenuto, dopo alcune esitazioni, anche per sottolineare il legame che c’è fra guerre, emergenza climatica, dissesto territoriale. Le condizioni metereologiche non hanno consentito lo svolgimento del corteo, ma sotto i loggiati della centrale Piazza Grande si è svolta un’ assemblea a cui ha partecipato un centinaio di persone.
Gli interventi sono stati numerosi e diversificati, molte le realtà e i singoli che hanno preso parola portando il loro contributo. E’ stato ricordato il significato del 4 novembre, festa inaugurata dai fascisti a ricordo di una guerra di aggressione costata migliaia di vittime, una guerra antipopolare, che generò diserzioni, insubordinazioni, avversione contro le gerarchie militari, rifiuto dell’idea di patria e di nazione. E’ stato sottolineato il valore della diserzione, la sua carica eversiva rispetto alle logiche di guerra, di schieramento, di difesa dei confini, con un omaggio ai disertori di ieri e di oggi. E’ stato denunciato l’aumento spropositato delle spese militari, in crescita anche nella attuale legge di bilancio, a tutto discapito della spesa sociale e del reddito.
Interventi di studenti e docenti hanno denunciato la crescente militarizzazione delle scuole, particolarmente evidente in occasioni di pura propaganda come il 4 novembre ma presente costantemente in vari modi, da quelli più o meno accattivanti a quelli improntati alla repressione e al violento controllo poliziesco. Si è inoltre sottolineata l’importanza delle lotte che contrastano la militarizzazione dei territori, come ad esempio, in Toscana, la lotta contro la base di Coltano/San Piero o contro l’instaurazione del comando Nato a Firenze, ma anche la lotta contro le produzioni di armi. A tale proposito è stata ricordata l’importanza della manifestazione di Torino del prossimo 18 novembre.
Non poteva mancare il riferimento all’attualità più scottante, ai vari scenari di guerra e alla terribile situazione di Gaza, sottolineando comunque che solo l’internazionalismo, il rifiuto delle logiche degli stati e dei confini può rompere l’oppressione dei popoli.
NN
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REGGIO EMILIA
Circa sessanta persone hanno partecipato al presidio che l’assemblea antimilitarista di Reggio Emilia ha organizzato il pomeriggio del 4 novembre in piazza S. Prospero.
Diversi gli interventi che si sono succeduti, sia da parte di esponenti dell’assemblea che di altr* compagn*, e che hanno toccato molti dei temi legati all’opposizione a guerre e militarismo: dalla nascita di questa infausta ricorrenza alle ipocrisie della propaganda bellicista e militare, dall’incremento delle spese militari alle missioni all’estero, dalla necessità di una cultura di pace al sostegno ai disertori, dal conflitto russo-ucraino alla politica genocida di Israele.
Alla fine, un compagno dell’assemblea antimilitarista ha ricordato l’appuntamento di Torino del 18 novembre e invitato a partecipare a questa importante scadenza.
Per l’assemblea antimilitarista di Reggio Emilia,
J. Scaltriti
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ALESSANDRIA
La nostra mobilitazione antimilitarista era partita prima del 4 novembre, appena dopo l’inizio dei bombardamenti israeliani contro il popolo palestinese.
Un volantino distribuito per le vie del centro ricordando quella data (il 4 novembre) come un anniversario funesto e ribadendo che da sempre siamo a fianco di chi lotta disertando l’esercito e contro il militarismo, pratica il disfattismo rivoluzionario e il sabotaggio. In questo contesto andando un po’ controcorrente non ci siamo sentiti di aderire alla manifestazione a favore della Palestina indetta dal centro islamico locale (che ha avuto un discreto successo in città).
Abbiamo preferito dire la nostra con un volantino che propagandava la nostra iniziativa del 4, questo per non limitarsi ad esprimere una sterile ostilità di facciata allo stato israeliano che sta praticando un genocidio ma gridare a chiare lettere, con tutto il nostro sdegno, tutta la nostra solidarietà al popolo palestinese. Abbiamo cercato anche di denunciare la politica criminale dello stato di Benjamin Netanyahu e conseguentemente abbiamo detto con forza che le armi tacciano, puntando il dito contro tutte le politiche che oggi vanno per la maggiore anche a sinistra, dove si propone la nascita di un nuovo stato, che alla luce dei fatti, nella situazione attuale, rischia solo di mettere nello scenario internazionale un altro stato teocratico.
Il 4 novembre nella centrale Piazza Marconi, ad accoglierci c’era un nutrito gruppo di poliziotti e carabinieri, che comunque si sono tenuti a debita distanza.
Nella piazza abbiamo allestito una mostra documentata sulla presenza militare italiana all’estero, sui bilanci militari del governo Meloni e contro le produzioni belliche nostrane, abbiamo principalmente voluto rimarcare che una nostra risposta a tutte guerre è la diserzione, ricordando i disertori ucraini, russi e israeliani, rivendicando come patrimonio del nostro movimento oggi come nel passato l’antimilitarismo attivo.
Volantini striscioni e interventi al microfono hanno anche invitato a partecipare alla manifestazione di SABATO 18 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE ANTIMILITARISTA CONTRO “Aerospace & defence meetings” A TORINO.
Fortunatamente il tempo è stato clemente e la pioggia è arrivata solo quando stavamo sbaraccando dopo le 19.
Salvatore del Laboratorio Anarchico PerlaNera di Alessandria
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MONFALCONE
Quasi duecento persone hanno partecipato alla manifestazione tenutasi a Monfalcone il 4 novembre. L’iniziativa è stata promossa dal Coordinamento Libertario Regionale che raccoglie gruppi anarchici da tutte le province. Monfalcone è un luogo centrale nella produzione bellica nella nostra regione in quanto vi hanno sede il cantiere navale della Fincantieri e una fabbrica della Leonardo specializzata in droni nella vicina Ronchi. Proprio per questo la giornata è partita davanti ai cancelli della Fincantieri, con numerosi interventi, per poi dirigersi alla vecchia porta di ingresso dove si trova il monumento ai cantierini morti durante la resistenza, per poi concludersi in piazzetta Esposti Amianto, luogo simbolo della memoria della strage operaia avvenuta nel corso dei decenni.
La giornata era stata preceduta da un intenso lavoro di agitazione in tante località con numerosi volantinaggi, attacchinaggi e striscionate in luoghi simbolo della presenza militare nella nostra regione: dai poligoni all’industria bellica, dal progetto di nuove caserme “green” a quello della prevista acciaieria con partenariato ucraino nella bassa friulana (lotta quest’ultima vinta grazie alla lotta dei comitati popolari). Nei vari interventi sono stati toccati tutti gli aspetti della crescente presenza del militarismo in tutti gli angoli della vita sociale e la necessità di combatterli giorno per giorno sui posti di lavoro, nelle scuole e nei quartieri. E’ stato anche ribadito il nostro posizionamento contro tutte le forme di imperialismo e nazionalismo. Non sono mancati slogan e interventi contro il genocidio in atto nella striscia di Gaza e allo stesso tempo di distanza dalle pratiche reazionarie di Hamas. Infine è stata lanciata la partecipazione al corteo di Torino del 18 ottobre contro l’Aereospace and Defence Meeting indetto dall’Assemblea Antimilitarista. Oltre che dalla regione, era presente anche un gruppo di compagne e compagni di Lubiana con propri striscioni, a conferma del forte legame che ci lega al di là dei confini. La manifestazione è stata accompagnata oltre che dagli slogan anche dal Coro Sociale di Trieste e dalle canzoni di Alessio Lega e Guido Baldoni. La giornata di oggi segna un ulteriore tappa del percorso antimilitarista che in regione non è mai venuto meno e che proseguirà nel prossimo futuro.
Un compagno del coordinamento libertario regionale
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Il 4 novembre a Milano è stato contrassegnato da due manifestazioni contrapposte, la prima organizzata dalla Lega in piazza Cairoli all’insegna della “difesa dei valori dell’Occidente e di Israele” e la seconda indetta da ‘Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale’ che con un corteo partito da Porta Venezia ha attraversato il centro cittadino per concludersi in piazza Missori.
Il flop di Salvini è stato evidente; l’iniziativa nata come surrogato alla mancanza di iniziative significative (in senso bellicista) da parte dei partner di governo, con l’obiettivo evidente di conquistarsi la pole position del fronte reazionario e militarista in vista delle elezioni europee è praticamente naufragata tra invettive e sproloqui, l’isolamento degli alleati e la pochezza del palco. Era partita con l’obiettivo di radunarne 100mila, se n’è trovata alcune centinaia, nonostante il battage pubblicitario, i soldi spesi, l’apparato organizzativo.
L’altra manifestazione messa in piedi in una decina di giorni per non lasciare la piazza alla destra e per denunciare le politiche antipopolari del governo ha raccolto invece oltre cinquemila partecipanti: centri sociali, comitati di quartiere, associazioni antifasciste e antirazziste, gruppi della sinistra radicale, realtà femministe, individualità varie. Significativa la presenza della gioventù palestinese e quella delle comunità arabe presenti in città che solidarizzando con la popolazione di Gaza e della Cisgiordania hanno contribuito a caratterizzare fortemente il corteo.
Da parte nostra abbiamo deciso di partecipare con le nostre bandiere per il suo carattere antibellicista, antifascista e antirazzista e di denuncia delle politiche di Stato riguardo la chiusura delle frontiere, l’aumento delle spese militari, la militarizzazione della società. Abbiamo distribuito Umanità Nova e abbiamo soprattutto promosso e raccolto adesioni per la partecipazione alla manifestazione del 18 a Torino contro l’industria della morte.
MV