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"Senza parole"

"Senza parole"

886956_556196991206392_5042862150623465560_oa cura della Redazione
È da tempo che il Presidente del Consiglio prende a a pretesto ogni minima occasione per rimettere in discussione il diritto di sciopero: ricordiamo un po’ tutti il caso mediatico montato di fronte ad una banale assemblea sindacale e tanti altri piccoli eventi, in cui l’esercizio dei diritti sindacali sembra diventare, nel rimando mediatico, un evento quasi terroristico, un attacco alla nazione intera, che va “regolamentato” al più presto. Il Testo Unico sulla Rappresentanza Sindacale, che era uno dei motivi polemici di indizione dello sciopero, molto probabilmente per lui è solo l’inizio di un processo, la cui direzione ce lo dice la voce dal sen fuggita che gli scappò un po’ di tempo fa, quando auspico il “sindacato unico” di stampo fascista come modello delle relazioni sindacali.
In quest’occasione, il Presidente del Consiglio, di fronte allo sciopero generale indetto da vari sindacati di base, nella fattispecie dalla CUB, dal SI-COBAS, dall’USI-AIT, dalla SGB, dallo SLAI COBAS, Toscana-Orsa e Moviimento 410 di Roma, si è dichiarato “senza parole”, aggiungendo “Credo che i cittadini si meritino altro del vedere piccole sigle sindacali che scioperano contro la guerra che non c’è. Questo pone il grande tema della rappresentanza sindacale che auspico sindacati e Confindustria possano risolvere perché o lo facciamo noi o lo fanno loro.”
Matteo Renzi sarà anche rimasto senza parole, ma di fatto sono soltanto le sue che vengono riprese dai media di regime. Chi davvero non ha diritto di parola sono i lavoratori che hanno scioperato il 18 marzo e le loro organizzazioni, che non hanno alcun diritto di replica alle sue sparate ed alle sue minacce. Sono le loro parole che qui vogliamo ospitare.
18 marzo: Renzi minaccia USI-AIT e formula l’editto di Bruxelles
L’USI è stata l’unica organizzazione sindacale ad essere sciolta per decreto prefettizio (fascista) il 10 gennaio 1925 ma ha continuato ugualmente ad operare… sia pure in clandestinità o all’estero.
A 91 anni di distanza da quell’infamia fascista la proclamazione dello sciopero del 18 marzo costituisce un pretesto sufficiente per il capo del governo (tale Matteo Renzi) finalizzato ad impedirne l’agibilità sociale con il supporto dei sindacati complici.
Ciò che Mussolini ha ottenuto con i Prefetti (coadiuvati da Guardie Regie, Carabinieri, giudici, Tribunali e leggi Speciali) Renzi vuole ottenere con la… CGIL, CISL e UIL. Ecco cosa scrive il Corriere della Sera in una corrispondenza da Bruxelles: BRUXELLES – Lo sciopero di alcune sigle sindacali “mi lascia senza parole” e “pone nuovamente il grande problema della rappresentanza“. Matteo Renzi, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del consiglio europeo, attacca i sindacati italiani per la protesta indetta nei servizi pubblici, che era “contro la guerra e la politica economica e sociale del governo Renzi“.
Presto aggiorneremo il sito con le immagini ed i report della mobilitazione del 18 marzo: il signor Renzi ed i suoi reggicoda se ne facciano una ragione.
USI-AIT
Risposta a Matteo Renzi sullo sciopero del 18 marzo
Di fronte allo sciopero del sindacalismo di base del 18 marzo indetto da CUB, SI Cobas, SGB ed USI AIT, ci si potrebbe limitare a dire che Matteo Renzi ha perso una buona occasione per tacere, visto che il governo da lui presieduto non è certo disposto ad un confronto serio sulla piattaforma sulla quale è stato indetto lo sciopero e si sono svolte le manifestazioni.
In realtà è chiaro che, nascondendo il fatto che vi è stata, e che proseguirà, una mobilitazione contro le politiche di guerra, per le libertà sindacali e sociali, per la difesa dei diritti, del salario, del welfare, Matteo Renzi ripropone la minaccia, laddove padronato e sindacati istituzionali non provvederanno a ridurre ulteriormente le libertà sindacali, di provvedere direttamente, imponendo una stretta rispetto all’esercizio del diritto di sciopero.
Le alternative che questo signore propone sono chiare, o provvedono CGIL CISL UIL, che in cambio ricevono robusti finanziamenti da governo e padronato, a impedire il conflitto fra lavoratori e padronato o provvederà direttamente lo stesso governo.
La Confederazione Unitaria di Base che, assieme agli altri sindacati promotori dello sciopero, si oppone con determinazione e coerenza al sistema corporativo che padronato e governo intendono imporre e che non ha firmato gli accordi in questo senso fra CGIL CISL UIL e Confindustria, non intendere certo cedere di fronte a questo ricatto e manterrà alta la mobilitazione per il salario, i diritti, i servizi sociali, le libertà sociali e sindacali e contro la guerra esterna che devasta territori e massacra popolazioni e la guerra interna che distrugge diritti, libertà, retribuzioni.
Difendere la libertà ovunque!
Confederazione Unitaria di Base
 


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