15 febbraio manifestazioni per il Rojava a Roma e Milano

Il 15 febbraio si terranno a Roma e a Milano due importanti manifestazioni a sostegno del movimento di liberazione curdo che da oltre un decennio ha sviluppato una prospettiva di società non settaria, sperimentando in alcune aree del Rojava e della Siria delle forme di organizzazione dal basso che rappresentano un’alternativa in un mondo stretto tra guerra e autoritarismo.

A Roma la manifestazione nazionale convocata da Uiki Ufficio informazione del Kurdistan in Italia, Rete Kurdistan Italia e il Centro socioculturale Ararat di Roma ha come parole d’ordine “Una soluzione per il Kurdistan, Libertà per Öcalan”. A Milano Rete Kurdistan Italia convoca invece una manifestazione con lo slogan “Defend Rojava”. Ogni anno il 15 febbraio si tengono manifestazioni per la liberazione di Abdullah Öcalan, presidente e fondatore del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), incarcerato sull’isola prigione di İmralı da quando il 15 febbraio 1999 fu arrestato dopo che l’Italia gli negò l’asilo politico. Ricorrenza che assume particolare importanza, perché da alcuni mesi sembrerebbe essersi riaperto il dialogo di pace tra il governo di Ankara e il partito che da 46 anni conduce, anche attraverso la guerriglia, la lotta per la liberazione in quello che è chiamato Bakur, il Kurdistan settentrionale in territorio turco. Al centro dei colloqui ci sarebbe lo scioglimento del partito, la liberazione di Abdullah Öcalan che potrebbe avere la possibilità di parlare al parlamento turco, e l’avvio di un processo di pacificazione. Lascia aperti molti interrogativi il fatto che la proposta sia stata lanciata il 22 ottobre scorso da Devlet Bahçeli, leader del partito fascista e razzista turco MHP (Partito del Movimento Nazionalista, legato all’organizzazione dei Lupi grigi), dopo aver stretto la mano poche settimane prima ai parlamentari del HEDEP/DEM (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli, che riunisce minoranze e sinistra, oltre a rappresentare le istanze del popolo curdo), e prima di dichiarare il proprio appoggio ad un nuovo mandato di Recep Tayyip Erdoğan come presidente della Turchia nel 2028. Ma va ricordato che è proprio il PKK ad aver intrapreso ormai da decenni una prospettiva di pacificazione. Dagli anni ’90 avrebbe abbandonato il marxismo-leninismo e l’obiettivo dell’indipendenza tramite la costituzione di uno stato curdo separato, elaborando un paradigma ideologico eclettico, influenzato anche da idee libertarie, e assumendo una nuova strategia di pacificazione, che da una parte rifiuta lo stato-nazione, ma al contempo apre alla trattativa con i governi. È opinione diffusa in vari gruppi anarchici della regione che una pacificazione potrebbe aprire nuovi spazi per l’azione e l’autorganizzazione delle masse popolari e per le prospettive rivoluzionarie. In questo senso è importante che non venga soffocata dagli sviluppi bellici la sperimentazione in atto in Rojava e in Siria da oltre 10 anni. Lo scorso 26 gennaio è stato celebrato il decennale dalla fine dell’assedio di Kobanê. Al tempo moltx di noi si impegnarono a vario livello per la solidarietà concreta e diretta. Oggi, nella diversa situazione, torniamo in piazza perché la spartizione finale della Siria dopo la caduta di Assad non porti all’eliminazione delle forme alternative di organizzazione sociale in sperimentazione in Rojava oltre che ad un massacro delle popolazioni che abitano quella regione. Numerose iniziative si sono tenute in varie città nei mesi scorsi organizzate anche da gruppi FAI, il 15 febbraio la mobilitazione prosegue con le manifestazioni di Roma e Milano. Ci vediamo in piazza!

D.A.

immagine: particolare di una manifestazione a Trieste, dicembre 2022

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