Innegabilmente il giro di denaro intorno alla costruzione del cosiddetto Terzo Valico, la linea ferroviaria ad alta velocità tra Piemonte e Liguria, è molto e nessuno degli investitori desisterà dal fare questa tratta in costruzione da parecchi anni.
Il potere, lo stato dal suo canto con i nostri soldi estorti dalle tasse, i vari governi, dopo aver progettato l’opera, hanno incaricato il Cociv di eseguirla.
L’inizio del loro lavoro risale agli anni ‘90, con una miriade di sondaggi geognostici sull’appennino per comprendere la situazione geologica: “verificato” questo, sono partiti gli espropri delle terre interessate, le strade e, solo dopo, i trafori.
Premesso che contro questo progetto c’è sempre stata fin da subito un’opposizione dal basso, con lotte contro gli espropri dei terreni, con manifestazioni, occupazioni e danneggiamenti, correlata, ovviamente da manganellate, denunce, processi e condanne, lotte dove noi anarchici siamo stati parte attiva e abbiamo subito le conseguenti repressioni. Cerchiamo ora di fare in poche parole un resoconto della situazione dei lavori.
La T.A.V. in questione ha un percorso di soli 53 km, di cui 37 km in galleria, e interessa 14 comuni attraversando le provincie di Genova e di Alessandria dunque interessa sia la Liguria che il Piemonte; ovviamente le lotte hanno interessato entrambe le regioni.
I lavori effettivi sono iniziati nell’aprile 2012, l’ultimazione dell’opera era prevista per il 2027, questa previsione, già sulla carta di difficile attuazione, slitterà abbondantemente, visto che nel luglio 2024 l’avanzamento complessivo era circa del 60,8%.
Erano stati stimati, fino al luglio del 2024, 4.627 milioni di euro come importo totale, certamente uno sproposito per un tratto inutile che di fatto farà risparmiare in termini di tempo non più di 20 minuti di viaggio, il costo comunque lievita di continuo al punto che ad oggi non è possibile ipotizzarne la sua vera entità.
Fin dall’inizio lo scopo dell’opera era evidente e il movimento no terzo valico lo aveva detto chiaramente: serve solo per riempire ulteriormente le tasche dei soliti noti, i signori della logistica che fanno capo a Gavio S.p.A. E poi via via, alle varie lobby del cemento e del tondino, insomma a mafiosi e speculatori d’ogni risma!
Il terzo valico è dannoso
È noto che nei trafori del cantiere si trova l’amianto, come il movimento denunciava, cosa per altro resa palese anche dalle istituzioni, al punto che varie volte i lavori sono stati interrotti e/o deviati, proprio per questo motivo; in ogni caso i lavori sono puntualmente ripresi: la TAV è una gallina dalle uova d’oro. Perché sopprimerla?
Incidenti sul lavoro
Molti sono stati gli incidenti sul lavoro anche gravi, le cause degli infortuni sono le più svariate, questo è dovuto al lavoro molto duro e ai ritmi pesanti, spesso e volentieri lo straordinario è una prassi, i lavoratori soprattutto dipendono da ditte e cooperative in appalto e non sono della zona, per lo più sono del sud Italia o emigranti e/o figli di emigranti stranieri.
Nel 2019 c’è stato un incidente che è costato la vita ad un operaio di origini Albanesi, la frequenza degli incidenti è stata anche denunciata in vari comunicati congiunti dai sindacati confederali.
Tra i rischi c’è anche quello legato alla presenza del gas. Che in quei cantieri ci sarebbe stato pericolo per la presenza di “grisou” era cosa nota, al punto che nelle schede tecniche illustrative del cantiere Val Lemme disponibili sul sito istituzionale del Terzo Valico si legge “è richiesto l’impiego di attrezzature in assetto antideflagrante” insieme a “procedure speciali per la gestione del rischio esplosione dovute alla presenza di gas metano nel sottosuolo. Altro aspetto sfidante del cantiere riguarda la gestione del sottoprodotto proveniente dallo scavo per la presenza di benzene di origine naturale”, ma nonostante questo non si è certo proceduto con la dovuta cautela, così nella notte tra il 6 e il 7 febbraio 2023 è avvenuta un’esplosione durante lo scavo della galleria di Voltaggio (Genova): lo scoppio ha causato la morte di un operaio calabrese di 33 anni e il grave ferimento di un altro di 54, che lavoravano per la società Seli Overseas del Gruppo Webuilt. L’esplosione è stata causata da un’infiltrazione di gas naturale e innescata da una scintilla partita da un macchinario.
Il 5 Novembre del 2023 nel cantiere di Val Lemme del Terzo valico a Voltaggio, l’esplosione di un tubo dell’aria sarebbe stata all’origine del ferimento di un operaio, trasportato dal 118 con l’elisoccorso, visto che il cantiere è in una zona appenninica impervia.
Solo dopo questi incidenti si è pensato di potenziare i sistemi di aspirazione nelle gallerie, della serie, chiudiamo la stalla quando i buoi sono già usciti.
Così i costi dell’opera aumentano: certamente il potenziamento del sistema di aspirazione ha contribuito a far lievitare i prezzi, ma non è la sola causa.
Dal 2022 tra Arquata Scrivia e Voltaggio, lo scavo verso sud è bloccato a causa della conformazione delle rocce, talmente friabili da impedire alle talpe meccaniche, macchine lunghe 100 metri, di procedere, così da allora le talpe sono state messe da parte e smontate, tutto questo con costi mai resi pubblici. Lo scavo procede a colpi di martellone, inutile dire che la friabilità del terreno era una delle cose che il movimento No TAV locale, aveva sempre denunciato! Nel progetto era previsto che le talpe posassero migliaia di blocchi di cemento armato, questi “conci”, si chiamano così, servivano a costruire la volta della galleria ed erano posti in automatico dalle talpe, ora però le talpe non sono più utilizzabili e non possono essere messi in automatico, così si procede con gettate di cemento.
L’appalto per la costruzione dei conci è costato 30 milioni ed è stato affidato nel 2018 alla Società prefabbricati per infrastrutture (Spi), la commessa è stata conclusa nel Luglio del 2023, in 5 anni l’azienda ha prodotto 2500 “anelli” composti da 8 conci ciascuno. Circa 1200 sono stati utilizzati, così ci sono migliaia di blocchi di cemento armato che da settimane vengono trasportati da Tir ogni giorno a Rocca Grimalda e Castellazzo per essere demoliti, ovviamente non c’è dato di sapere anche il costo di questa operazione, ma si sa, dai dati forniti dal Cociv, che il costo di ciascun blocco si aggira sui 6-7 mila euro e che quelli da smantellare secondo i promotori del terzo valico sarebbero un migliaio, parliamo di una decina di milioni persi. Lo scorso anno il governo ha assegnato altri 700 milioni per fronteggiare “l’emergenza geologica”, cioè proprio lo stop delle talpe. Eppure dagli anni 90 fino al 2012 il Cociv ha eseguito una miriade di sondaggi geologici per comprendere la situazione geologica, possibile che non abbiano compreso proprio niente?
Anche alla luce di questi dati il governo non rivedrà certo in alcun modo il famoso rapporto costi-benefici, ma io personalmente mi sento di fare una constatazione, i costi, per ora, potrebbero essere superiori ai 7 miliardi di euro, i benefici?
Quelli certamente ci saranno solo per i signori di cui parlavo all’inizio dell’articolo!
Salvatore Corvaio