Sabato 12 marzo si sono tenuti a Pisa un presidio ed una assemblea in preparazione dello sciopero generale del 18 marzo e della manifestazione che si terrà a Firenze nel contesto di quello sciopero. Gli Anarchici Toscani, coordinamento regionale di gruppi e individualità anarchiche, avevano programmato già da gennaio questo appuntamento, per sostenere la giornata di lotta del 18 e costruire sul territorio un’iniziativa contro le politiche del governo, contro la guerra, e in solidarietà al Kurdistan.
Circa una cinquantina di compagni e compagne hanno animato nel pomeriggio il presidio nella centrale Piazza Garibaldi. Negli interventi al megafono come negli striscioni sono stati portate in piazza le questioni sollevate dallo sciopero del 18, affermando la continuità tra l’opposizione alle politiche di guerra interna ed esterna del governo e la solidarietà alle esperienze di autogoverno e sperimentazione sociale in corso in Rojava. Questi temi sono stati poi sviluppati nel tardo pomeriggio nell’assemblea che si è tenuta nei locali dell’Università, al Polo Carmignani, in cui è intervenuto anche il segretario nazionale dell’USI-AIT, dove oltre a presentare nuovamente le ragioni dell’iniziativa e dello sciopero, si è discusso di come dare continuità a questo percorso, in che modo rilanciare l’opposizione ala guerra e al militarismo, come opporsi al possibile intervento militare diretto in Libia da parte dell’Italia.
Di seguito una parte del comunicato prodotto dagli Anarchici Toscani in vista dello sciopero, e che è stato distribuito nella giornata del 12 a Pisa.
“Il governo Renzi sta conducendo una vera e propria guerra interna contro i lavoratori e gli strati popolari. Gli effetti di questa guerra li possiamo vedere quotidianamente sulla nostra pelle: ticket sanitari alle stelle che costringono milioni di persone a rinunciare alle cure; scuole fatiscenti con classi sempre più numerose; riduzione dei salari e delle pensioni; grandi opere e produzioni nocive, che devastano i territori e avvelenano abitanti e lavoratori; estrema precarizzazione del lavoro, dalle esternalizzazioni al lavoro interinale, dai tirocini alle prestazioni gratuite; quasi totale licenziabilità con il Jobs Act ed in ultimo restrizione della libertà di associazione e di sciopero, grazie all’infame accordo sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 firmato dai sindacati concertativi.
Questo attacco viene condotto dal governo con un approccio militare e autoritario.
Alle proteste popolari si risponde a suon di manganellate, denunce e licenziamenti.
Con la giustificazione del contrasto del terrorismo e della criminalità il governo ha riempito di soldati le città italiane, mentre in alcuni casi i militari sono già stati impiegati per la repressione interna, come ad esempio in Val di Susa contro il movimento NO TAV.
La militarizzazione della società e dei rapporti sociali corre parallela alle politiche di guerra condotte dal governo. Miliardi di euro vengono sottratti ai servizi pubblici per finanziare il settore militare, alla faccia della crisi si continua ad investire nella ricerca militare e l’industria bellica continua a fare affari d’oro. L’adesione alla NATO e la presenza di basi statunitensi nel paese coinvolge automaticamente l’Italia in molti dei conflitti in corso. Inoltre lo Stato italiano si prepara anche a nuovi interventi diretti in zone di guerra, come dimostra la creazione di nuove unità d’intervento rapido. Alle missioni di guerra “ufficiali” si aggiunge la presenza di militari italiani in Iraq, e il supporto logistico al militarismo degli USA, mentre per la prossima missione di morte in Libia, Renzi ora dice che l’Italia non parteciperà all’attacco, ma come si sa con lui non c’è da star “sereni”.
La politiche economiche e sociali del governo sono dunque strettamente connesse alle politiche di guerra, per questo come Anarchici Toscani parteciperemo alla manifestazione del 18 marzo a Firenze e sosteniamo lo sciopero generale indetto per quella giornata.
Riteniamo che iniziative di lotta come queste siano importanti e che necessiterebbero, per avere una maggiore efficacia, per sviluppare un effettivo radicamento nei territori legare le iniziative di lotta anche a problemi locali che affliggono i lavoratori e le popolazioni in genere.
Come Anarchici Toscani riteniamo importante che nella giornata di lotta del 18 marzo si manifesti anche la solidarietà internazionalista verso chi lotta in Kurdistan e in Rojava, il Kurdistan occidentale in territorio siriano.
La guerra così come le politiche di austerità si determinano in campo internazionale, nello scontro tra potenze capitalistiche e statali che competono tra loro per il dominio e per il controllo delle risorse.
In questo quadro fosco che minaccia l’umanità c’è una piccola luce rappresentata dalle popolazioni della Rojava, dal movimento kurdo e dai rivoluzionari, tra cui anche gli anarchici, che lottando e combattendo per la propria libertà cercano anche di sperimentare forme di vita sociale alternativa alla logica della gerarchia, della sopraffazione e del profitto.
Quanto avviene in Turchia, ed in particolare nel Bakûr, il Kurdistan settentrionale in territorio turco, ci mostra il vero volto dello Stato e del suo apparato militare. Coprifuoco, rastrellamenti, bombardamenti, omicidi, arresti e torture, carri armati nelle strade e assedio di quartieri e villaggi insorti. Le vittime tra la popolazione civile, i militanti politici e gli attivisti sindacali sono migliaia solo negli ultimi mesi. Quanto avviene in Rojava, il Kurdistan occidentale in territorio siriano, ci mostra un’esperienza alternativa e rivoluzionaria. Sotto la spinta del movimento curdo la popolazione ha cercato di darsi nuove forme di organizzazione politica e sociale. Per difendere queste forme di sperimentazione sociale e di autogoverno territoriale le forze di autodifesa popolari della Rojava (YPG/YPJ) hanno dovuto combattere le truppe di Al-Nusra e dello Stato Islamico, hanno dovuto anche scontrarsi con le truppe siriane fedeli ad Assad e vengono quotidianamente attaccate dall’esercito turco. Le potenze come USA e Russia che intervengono nella regione cercano invece di conquistarsi, anche sulla pelle delle popolazioni della Rojava, posizioni favorevoli di influenza per l’accesso alle risorse e la futura gestione politica della pacificazione.
La lotta in Kurdistan ci mostra dove possa arrivare la repressione militare messa in atto da un governo ed allo stesso tempo quali siano le potenzialità rivoluzionarie del processo di sperimentazione sociale in atto in Rojava e quali siano le forze che tentano di bloccare tale processo. Sosteniamo la lotta per la libertà del popolo Kurdo l’esperienza rivoluzionaria della Rojava. Lottiamo contro la guerra e il militarismo, contro tutti gli Stati e tutti i padroni.”
L’iniziativa di Sabato 12 a Pisa organizzata dagli Anarchici Toscani si è dunque andata ad inserire in una giornata caratterizzata in tutta Italia da manifestazioni locali contro la guerra, alcune delle quali hanno visto realtà della FAI e del movimento anarchico tra i partecipanti se non tra gli organizzatori. Alcune compagne e compagni erano presenti anche la mattina al presidio contro la guerra organizzato di fronte alla base militare americana di Camp Darby, vicino Pisa.
Ora è importante che queste iniziative contribuiscano a fare da base per la costruzione di un movimento antimilitarista, che pratichi l’azione diretta e possa essere radicato a livello popolare, sull’esempio del movimento NO MUOS in Sicilia e della lotta contro le basi in Sardegna. In questa prospettiva lo sciopero generale di venerdì 18 è una tappa fondamentale del percorso.
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