Persone migranti. Frontiere chiuse, guerra aperta.

Il 21 ottobre scorso il governo italiano ha ripristinato i controlli di frontiera ai principali valichi con la Slovenia, sospendendo la convenzione di Schengen per almeno dieci giorni. Tale convenzione, firmata dall’Italia nel 1990 ed entrata in vigore nel 1997, stabiliva l’eliminazione dei controlli di polizia di frontiera alle persone transitanti all’interno dell’area detta appunto di Schengen. Prima di oggi in Italia la convenzione di Schengen era stata sospesa in occasione dei vertici internazionali: il G8 del 2001 a Genova, il G8 del 2009 a L’Aquila e il G7 del 2017 a Taormina. Anche adesso il pretesto è quello della minaccia terroristica e della sicurezza nazionale, ma nella realtà si tratta di una mossa mediatica e propagandistica, oltre a un sotterfugio per ripristinare, in maniera silenziosa e sotterranea, i respingimenti collettivi dei migranti e delle migranti che attraversano la rotta balcanica, iniziati nel 2020 e sospesi nel 2021.

Per quanto riguarda la propaganda, è noto che la Lega di Salvini cerca da tempo di scavalcare a destra Fratelli d’Italia soprattutto in chiave razzista e nazionalista. Salvini stesso sta tentando affannosamente di ritagliarsi il ruolo di quello che le spara più grosse; solo un mese fa evocava il blocco navale (vecchio cavallo di battaglia anche di Meloni, non dimentichiamolo) e la Marina Militare contro i migranti, venendo però messo ai margini dal capo del governo, che puntava invece sugli accordi con i regimi in Libia e Tunisia, pagati profumatamente per bloccare i migranti nei propri territori. Con il recente “decreto Sud” il governo ha fatto un ulteriore passo, stanziando decine di milioni per realizzare nuovi Cpr in caserme e aree militari dismesse – demandando al Ministero della Difesa il compito di individuarle e dirigerne la realizzazione, a proposito di guerra – ed ha aumentato il tempo limite di trattenimento di una persona da 6 a 18 mesi: 1 anno e mezzo di prigionia in un vero e proprio lager senza neppure di quei pochi e labili diritti riconosciuti ai detenuti!

Torniamo a questi giorni e alla chiusura del confine con la Slovenia. C’è un’altra questione, su cui il governo non ha aperto bocca in questi giorni ma è importante che invece venga denunciata: i respingimenti dei migranti, fermati dalla polizia sia nei pressi del confine sia in città, rischiano di (ri)diventare una pratica abituale da parte della polizia italiana. Lungo tutto il 2020 sono stati effettuati numerosi respingimenti collettivi e forzati in Slovenia e poi a catena fino in Bosnia, accompagnati da violenze e torture, in particolare da parte della polizia croata ma non solo.

Per quelle deportazioni il Ministero dell’Interno – il cui capo di gabinetto guarda caso era l’attuale ministro Piantedosi – ha subìto diverse condanne che ne hanno sancito l’assoluta illegittimità e ha costretto il Ministero a risarcire i richiedenti asilo che avevano fatto ricorso.

Infine, per quanto riguarda la città di Trieste, dove passano circa 50 persone migranti al giorno, da parte delle istituzioni che governano la città vi è una chiusura netta e decisa a qualsiasi tipo di accoglienza, anche nei confronti dei minori. In tutta la città i posti letto bassa soglia ad alta rotazione disponibili sono solo otto, a fronte di centinaia di persone che dormono per strada o in edifici abbandonati. C’è una precisa volontà politica di creare un’emergenza artificiale sulla pelle di persone senza diritti e senza voce. Solo grazie a poche realtà che praticano la solidarietà dal basso come Linea d’Ombra, che offre gratuitamente assistenza, cibo e vestiario a chi transita nella zona della stazione, la situazione tragica delle persone abbandonate a loro stesse non si è ancora trasformata in una catastrofe umanitaria.

raffaele

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