Obiettiamo il patriarcato. 28 settembre-giornata internazionale dell’aborto libero sicuro e gratuito.

Regole, precetti, comandamenti, preghiere, suppliche, schemi mentali, condizionamenti secolari. La nostra obiezione di coscienza la facciamo contro la catechesi.

Nasce una vita? Accendete una candela sulla facciata della chiesa, rigorosamente rosa o blu – perché sia mai venisse meno il binarismo di genere! (Questo è ciò che per esempio, succede presso la chiesa Santa Rita da Cascia di Prato, molto frequentata dagli antiabortisti, luogo che ci è rimasto impresso durante il Toscana Pride). I sedicenti “Pro vita” – che poi chiamarli così li eleva: non sono pro-vita, ma anti-scelta – sono ovunque e girano a braccetto col moralismo religioso. Sono nei consultori, nelle chiese, su internet, nelle piazze, nelle scuole e noi non sempre li vediamo, ma sicuramente non li vogliamo.
Noi celebriamo quando nasce il senso critico, la presa di coscienza, quando le anime tornano attaccate ai corpi e non si nascondono nella mente, infarcita di bugie e “pie” illusioni: non si può fare sesso solo per la gioia della carne, non si possono usare i contraccettivi, non si può abortire, non si possono infrangere i comandamenti, non si può essere altro che etero-cis, non si può sperimentare niente al di fuori del “sacro vincolo del matrimonio”.
A chi farebbe mai gola l’idea di avere dei vincoli ed essere comandatə a bacchetta? Penso a nessunə – e allora che si fa? Semplice: basta aggiungere la parola magica… Basta dire che una cosa sia santa e va tutto bene. Ha funzionato perfettamente con la “Santa Inquisizione” e le “Guerre Sante”, del resto. Così come per i santi e le sante, strumentalizzati e strumentalizzate per imporre modelli comportamentali: tra l’altro, non è mai stato risparmiato il gatekeeping (controllo all’ingresso) per le donne, che per meritarsi il titolo dovevano essere rigorosamente vergini – a differenza dei loro colleghi maschi – è sempre bene indicare quali siano i criteri di ammissione e le linee guida da rispettare; soprattutto se il gate da superare sta tra le nuvole. Bisogna mortificare il corpo per vivificare lo spirito, sacrificarsi, morire con dolore, pentirsi, pregare, auto flagellarsi, eccetera.

Non so come vi sentiate rispetto allo slogan “siamo le pronipoti delle streghe che non siete riusciti a bruciare”. Secondo la Chiesa, istituzione patriarcale per eccellenza, la donna va bene solo se accetta il ruolo dell’ancella. Se è disposta a fare la serva del signore e di tutti gli uomini che troverà sulla sua strada, dalla culla alla tomba. Così in cielo come in terra, o no?
Siamo pro-scelta. Siamo anticlericali. Abbiamo abortito volontariamente, e stiamo benissimo. Siamo sbattezzati e sbattezzate, e stiamo benissimo. Vi invitiamo a fare vostra una liberazione necessaria, una scelta personale e politica: poter dire un giorno “sono sbattezzata, sono sbattezzato e sto benissimo”. Noi non avvalliamo e non facciamo più parte del Patriarcato della Chiesa. Sì, la dicitura ufficiale è proprio questa: un nome, un programma. Per ora sbattezzarsi, come spiega UAAR (Unione degli atei e agnostici razionalisti) è ancora semplice e veloce: basta compilare un foglio che trovate sul loro sito alla voce “modulo sbattezzo”. È un atto simbolico, personale e politico, qualcosa che forse nei prossimi anni renderanno più difficile, chissà… forse come gli anti-scelta nei consultori ostacolano il diritto ad abortire.
Questo sistema di potere ci ha bruciate per secoli e, se potessero farlo ancora, probabilmente ci abbrustolirebbero ancora volentieri in pubblica piazza.
Comunque la caccia alle streghe non è mai finita: ci sono i femminicidi e in molte parti del mondo le persecuzioni per stregoneria persistono indisturbate. Tutta questa rabbia è motivata, abbiamo subito e visto subire violenza religiosa. Però scordatevi la pornografia del dolore.
Procediamo in direzione ostinata e contraria, bussiamo a tutte le porte che possiamo e ricordiamo a chi si sente assoltə, di quanto sia inesorabilmente coinvoltə in tutto questo.
Vale per molte sfaccettature della discriminazione: odiamo l’etero cis patriarcato, capitalista, bianco, coloniale, neo schiavista, specista, pedofilo, razzista, abilista, queer fobico, occidentale o orientale che sia, genocida, guerrafondaio, militarista e militarizzato; ricco e sfruttatore, ma pure religioso.
Dobbiamo riconoscerci inesorabilmente figliə dalla stessa rabbia e della stessa ferita, originata dall’uso e abuso di potere. Prendiamoci cura di noi e riscopriamo la sorellanza, la solidarietà mai femminile, che puzza di “emancipazione”, ma transfemminista che profuma di unione, grazie e nonostante le differenze. Basta farsi la guerra tra poveri, tanto la vinceranno sempre i ricchi.
Come siamo arrivatə a questo punto?  Perché il patriarcato della chiesa, come quello istituzionale, culturale, dal basso e dall’alto… persiste? In nome della tradizione? Svegliamoci e iniziamo a tradirle queste tradizioni, che tanto anche la monogamia come unico modello relazionale possibile è calato dall’alto e non possiamo pensare davvero che funzioni per tuttə. Non vogliamo essere sante addomesticabili. Lunga vita alle zoccole etiche, le troie radicali e le cagne sciolte. Sgamiamo le oppressioni e disertiamo!
Come abbiamo potuto avere fede per sentito dire e smettere di credere per esperienza diretta? Passare da esseri senzienti connessi con la natura e la ciclicità di vita-morte-vita, per arrivare al momento presente?
Il libero pensiero e la capacità di agire secondo la propria volontà sono possibili solo se tagliamo i ponti coi dogmi. Fate e pensate quello che vi pare, ascoltate e decidete voi.
Lo scriviamo in italiano, anche se suona meglio con l’accento boliviano di Maria Galindo:
“Non ho ragione né consolazione, per questo non ho paura.”
Evviva il 28 settembre! Giornata internazionale dell’aborto libero sicuro e gratuito.

Gruppo Germinal Carrara

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