Note bandite

Note Bandite è una rubrica che avrete modo di rivedere tra le pagine di Umanità Nova nei prossimi numeri con una certa periodicità: l’intento è quello di dare una “colonna sonora” al settimanale. Ogni volta si prenderà in esame un argomento e si stileranno alcune canzoni che lo hanno raccontato al meglio. Partire dalla musica per approcciare tematiche complesse e sviluppare argomenti cruciali per scoprire il passato e leggere il presente. Con questo numero arriviamo al 25 aprile, dopo aver percorso le tappe della storia dell’antifascismo italiano, seguendo la cronologia degli eventi che lo caratterizzarono, dall’opposizione allo squadrismo passando per il regime

In questo numero raccontiamo la Resistenza a partire dai suoi martiri e dai suoi protagonisti, passando per la repressione fino alla Liberazione del 25 aprile. La scaletta di questa settimana propone:

1 Friser – Quei briganti neri

2 Los Fastidios – La Staffetta

3 Signor K – Chiedilo alla Libertà

1 FRISER – QUEI BRIGANTI NERI

I Friser sono una band lombarda che interpreta canzoni popolari e della Resistenza. Nel loro repertorio è presente anche il brano “Quei briganti neri”. La canzone è un adattamento resistenziale della storia di Sante Caserio, l’attentatore anarchico che nel 1894 uccise con un pugnale il presidente francese Sadi Carnot. Il testo del brano, datato 1944, è il racconto di quello che subisce e pensa un partigiano arrestato dai fascisti: “Da quei briganti neri fui arrestato / in una cella oscura fui portato / Potete pure mettermi / In una cella oscura / Io sono un partigiano / Non ho paura”. Analogamente alle altre canzoni che ripercorrono l’arresto di Caserio dopo l’attentato fino alla sua morte per ghigliottina, in cui si riportano la disperazione della madre o della fidanzata e gli interrogatori che vennero fatti al giovane, in “Quei briganti neri” si raccontano le domande fatte dagli aguzzini e le mancate delazioni dell’interrogato. Nell’adattare il testo a vicende della seconda guerra mondiale, il petto di Carnot viene sostituito da quello di un fascista: “Un giorno mi han portato in tribunale / mi han detto se conosco sto pugnale / sì sì che lo conosco / ha il manico rotondo / nel petto del fascista / ce lo piantai a fondo”. Il partigiano non cede alle pressioni dei fascisti e dopo aver tranquillizzato la madre: “Oh mamma mia non piangere / per la mia triste sorte / io sono un partigiano / e sarò forte”, va consapevole incontro alla morte. “Ploton d’esecuzione già schierato / col tenentino pronto sull’attenti / là si è sentito i colpi / i colpi di mitraglia / là si è sentito un grido / viva la resistenza!”

2 LOS FASTIDIOS – LA STAFFETTA

I veronesi Los Fastidios hanno festeggiato da poco i 25 anni di carriera. Attivi dal 1991, sono una colonna portante dell’Oi! italiano. Il loro street punk in tutti questi anni si è fatto conoscere per tutto lo Stivale, ma nelle loro tournè non mancano date in tutta Europa. Con testi non solo in italiano, alcuni loro brani sono ormai “inni” internazionali per i punks e gli skinhead S.H.A.R.P. (Skin Head Against Racial Prejudice) e R.A.S.H. (Red & Anarchist Skin Head) di ogni dove, basti pensare ad “Antifa hooligans”. Il loro brano più famoso e acclamato è stato pubblicato nel 2004 nell’ album Siempre Contra; nello stesso album è anche presente la canzone che proponiamo questa settimana ovvero “La staffetta”. Nell’ultima pagina del booklet dell’album si legge il seguente messaggio che esprime la mentalità e l’attitudine del gruppo: “La musica può essere un mezzo per abbattere un muro di silenzio, per urlare e diffondere rabbia e dissenso, per dar voce a troppe voci che gridano mute. Contro chi vuole riscrivere la Storia e cancellare la memoria. Contro gli eletti di dio e del denaro che si arrogano il potere di affamare e sfruttare i popoli. Contro la massa indifferente. Contro perbenisti, buonisti e benpensanti. Contro i nazisti di oggi e di ieri in doppio petto o in divisa militare. Contro le multinazionali assassine e gli scienziati criminali. Contro i signori della guerra. Contro tutti coloro che si accaniscono sui deboli e sugli animali. Contro tutti i razzismi e le discriminazioni. Siempre contra a fianco dei nostri fratelli nel mondo!”

La Staffetta” è un brano dedicato a tutte le donne che presero parte alle formazioni partigiane, per non scordare il loro impegno nella lotta di Liberazione, “La giovane staffetta parte dal paese / Sale in bici, la strada fino al bosco / Strade segrete per passare indenni / Del nemico l’avamposto” .

La canzone racconta di una donna e della sua bicicletta, in poche strofe viene rappresentato uno spaccato efficace di aspetti meno celebrati del la Resistenza. L’attività delle staffette non si può considerare secondaria o marginale rispetto a chi combatteva con le armi in pugno, “Dalla montagna scende la luce / Arrivano le voci dei compagni / Voci di resistenza popolare / Di chi ha lasciato tutto per un ideale”. Distribuire messaggi e informazioni decisivi per la riuscita delle azioni partigiane è stato sicuramente un ruolo fondamentale nel movimento di Liberazione, “Viveri, notizie ed un sorriso, / lo stesso sogno condiviso”. Ma le attività clandestine non davano tregua, “una parola, una battuta, una sigaretta / prima di riprendere strada sulla bicicletta”. I pericoli corsi dalle staffette non erano minori di quelli corsi dagli altri combattenti “senti gli spari giù a valle, / i colpo del plotone di esecuzione / una sorella fucilata senza pietà / un’altra martire della libertà / quell’ esile corpo crivellato / esposto in piazza come avvertimento / un altro angelo in cielo è volato / un altro angelo sarà vendicato”. Ma la staffetta non può fermarsi e deve proseguire nella sua missione fino ad oggi “Quanto tempo è ormai passato / La battaglia non è mai finita / E nel tuo cuore batte compagna / Ancora il richiamo della montagna”.

SIGNOR K – CHIEDILO ALLA LIBERTA’

Il Signor K è un rapper di Bergamo che nel 2015 ha pubblicato il suo ultimo album “Saremo Tutto”, che con nove tracce va a toccare tematiche scottanti e conflitti aperti del nostro Paese. Dall’opposizione alle ”grandi opere” ed alla mafia, passando per la difesa del posto di lavoro e della casa, fino alla valorizzazione della memoria. Nel 70° della Liberazione il Signor K ha pubblicato su youtube un video del brano “Chiedilo alla libertà”, che anticipava l’uscita dell’album: ad accompagnare la canzone c’era una successione di foto riguardanti la Resistenza nel bergamasco.

Con Bonnot alla console il Signor K racconta, su una semplice base di pianoforte, l’esperienza di un partigiano che dapprima ha subìto i soprusi del regime e le privazioni della guerra “Carcere e catene, / confino a Ventotene / Manganelli, ricino, camicie nere / Poi la guerra fratricida / Per i sogni di conquista / Di un popolo sopito / Sotto l’ ordine fascista”; e poi ha scelto di andare a combattere in montagna. “Eravamo solo orme nella neve, / di un passo lieve, il passo risoluto di chi sa che deve / Passo breve tra vivere e morire / La condizione greve per farlo col fucile”, il suo racconto in prima persona ci colpisce con un flusso di parole ininterrotto e rapidissimo. Il rapper sa rendere con poche strofe, anche in modo poetico e non scontato, l’esperienza partigiana: “Sul campo di battaglia sfidammo l’ invasore, / La repubblica canaglia, l’ odiato dittatore / La legge del terrore sotto rappresaglia / Cacciabombardieri sopra la boscaglia”. Il ritornello propone alcune domande che forse sarebbe opportuno farsi quotidianamente per non far sfociare la memoria in retorica e mitizzazione: “Chiedilo alla libertà / Chiedi la cordite quale odore aveva / Chiedilo alla libertà / Chiedi il sangue vivo che colore aveva / Chiedi quanto tempo che per lei si muore / Chiedi se il coraggio è senso dell’orrore / Chiedilo alla libertà / Chiedi come fa un fucile a farsi fiore”.

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