Il vile attacco contro la redazione di Charlie Hebdo che ha lasciato a terra 12 vittime apre un nuovo capitolo della famigerata “guerra al terrore”.
È uno scontro dove, al di là della retorica dei neocon americani e dei loro tristi epigoni europei la maggioranza delle vittime sono stati gli abitanti dei “paesi musulmani” e le libertà civili conquistate in secoli di lotta in occidente.
Non c’è dubbio che l’attacco commesso da islamisti, pista al momento più accreditata e probabile, alla sede del giornale satirico francese vada a favore di chi nella logica dello scontro di civiltà ci sguazza. E in questa logica ci sguazzano sia gli apparati industriali-militari occidentali, con il loro corollario di neo-burocrati della sorveglianza, che le componenti più reazionarie del mondo islamico, facciano esse parte del blocco di potere sunnita delle petromonarchie del golfo o parte di quella galassie di schegge impazzite e di soggetti più o meno autonomi, ivi compreso lo Stato Islamico o parte del blocco di potere Siro-Iraniano sciita o dei vanagloriosi sogni neottomani di Erdogan.
Questo dispositivo guerrafondaio potrà essere decostruito e ridotto all’impotenza, perchè è questo il compito storico che ci dobbiamo prefiggere, solo dalla costante mobilitazione in senso rivoluzionario degli sfruttati tutti, atta a superare nel più breve tempo possibile sia il dominio burocratico-militare degli stati occidentali che quello delle teocrazie musulmane. Solo l’internazionalismo, anarchico e di classe, può opporsi in modo efficace alla marea montante delle guerre e dei presunti scontri di civiltà, che altro non sono che dispositivi atti a disciplinare il proletariato catturandolo in una spirale di guerra tra poveri a discapito dell’attacco alla rendita e alle classi dominanti.
Chi ha attaccato Charlie Hebdo, ammazzando anche dei compagni storicamente vicini al movimento anarchico, hanno attaccato direttamente una delle più importanti conquiste dei movimenti sociali dai tempi della presa della Bastiglia: la libertà di espressione, la libertà di camminare sulla testa dei re e degli dei.
E quindi tacciano gli osceni Le Pen, gli orridi Salvini, i deliranti Gasparri, gli ipocriti Renzi: voi con la libertà non avete nulla a che fare. Voi siete nemici della libertà al pari delle milizie daesh.
Il clericofascistume, francese o italiano che sia, avrebbe volentieri sparato su Charlie Hebdo, giornale svariate volte censurato dalle bigotte procure francesi e cresciuto nel clima libertario della fine degli anni sessanta. Quindi tacciano, gli ipocriti autoritari ed esercitino l’unica libertà che gli compete: quella di scomparire.
Taccia Hollande con la sua retorica sull’unità nazionale: voi che santificate il dio denaro delle borse, e tenete i “clandestini” fuori dalla fortezza Europa, dopo aver depredato i loro paesi d’origine non avete il diritto di parlare di libertà.
I molto materiali conflitti che si svolgono da oramai quindici anni nel medioriente si alimentano della macchina di propaganda dello scontro di civiltà. La classe dirigente europea e dei paesi del golfo, così come i capobastone delle bande islamiste, ha sulle spalle il peso di centinaia di migliaia di cadaveri. Quelli delle popolazioni strette tra il martello delle politiche imperiali atlantiste e l’incudine dell’islamismo radicale o delle politiche imperiali sino-russe e iraniane o siriane. I morti di Parigi sono come i centinaia di migliaia di morti di Damasco, Falluja, Cairo, Kabul, Grozny, Gaza, Kobane.
Il terrorismo dei bombardamenti NATO o Israeliani o il terrorismo delle piogge di missili scatenate da Hezbollah o dei GRAD tirati dall’IS su Kobane o delle autobombe di Al Quaeda sono speculari. Rientrano nella stessa logica di politica di potenza sulla pelle degli sfruttati.
E tacciano che gli imbecilli afflitti da demenza gauchiste senile che davanti a 12 morti, tra cui, lo ripetiamo, dei compagni, riescono solo a balbettare che Charlie Hebdo sarebbe un giornale antislamico. E quindi? Siete forse ancora convinti che la religione sia la lacrima sulla faccia del mondo? Vi siete persi un secolo e mezzo di storia: la religione non è l’oppio dei popoli, è l’amfetamina delle masse. La dialettica di cui vi riempite la bocca non sapete manco dove stia di casa, persi come siete nei vostri giochini tatticisti ed egemonici da gruppettari.
Siete per caso convinti che il nemico del nostro nemico sia nostro amico? Siete davvero convinti che nell’Europa e negli States la discriminante sia essere musulmani o cristiani e non la collocazione di classe? Vi siete per caso persi le riflessioni sul ruolo dell’associazionismo religioso tra la popolazione immigrata nel tenere buone il proletariato delle suburbie parigine? Siete semplicemente stupidi o siete in malafede convinti di potervi accreditare presso le ipotetiche masse islamiche?
Ecco il risultato di decenni di terzomondismo riciclato che parla di popoli oppressi e non di classi sociali. Mischiatevi pure con la borghesia sunnita o sciita. Fate finta di non ricordare il massacro della sinistra laica persiana messo in atto dai controrivoluzionari islamici. Scrivetela pure la vostra neostoria. Ma non pretendete che tutti caschino nelle vostre menzogne.
In questo momento i rivoluzionari anarchici turchi e curdi insieme alle comunità e alle milizie del KCK ci stanno mostrando quale è l’unico modo per dialogare con gli islamisti militanti: combattere senza tregua alcuna.
In questo momento non possiamo che stringerci a coloro che sono morti in questo vile attentato oscurantista e non possiamo che rilanciare il nostro impegno.
Il nostro impegno a sostenere tutti coloro che combattono contro le guerre del capitale.
Il nostro impegno a sostenere tutti coloro che combattono contro i reazionari islamici o cristiani che siano.
Il nostro impegno a sostenere tutti coloro che combattono contro gli sfruttatori, bianchi, rossi, neri o a pallini.
Il nostro impegno nel costruite un società libera, anarchica, laica e secolarista.
Perchè solo gli sfruttati potranno emancipare loro stessi, non le ipotetiche avanguardie.
Il capitale, le religioni, lo stato, i re saranno seppelliti, e sarà la nostra gioia, saranno le nostre risate a farlo.
La Redazione Collegiale di Umanità Nova