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L’ultimo abbaio del pastore tedesco

L’ultimo abbaio del pastore tedesco

Da qualche giorno diversi media vanno strombazzando l’uscita dell’ultimo libro di Joseph Ratzinger: “Che cos’è il cristianesimo”. Uscito il 20 gennaio, postumo per volontà del suo autore, al titolo manca il punto di domanda…È una raccolta di riflessioni successive alla rinuncia del 2013, il compendio delle “emerite cazzate” alla base del dogmatismo imposto dal fu prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, co-curata dal sempre presente padre Georg Gänswein. In un passaggio del volume, Benedetto XVI fa riferimento all’omosessualità e, in particolare, alla formazione dei nuovi sacerdoti, messa in pericolo dalla presenza, in diversi seminari, di quelli che definisce dei club di gay.

Anche dopo la sua uscita di scena, Ratzinger non può esimersi dall’ammonire, prevenire, asserire la tesi, secondo cui, la pedofilia nella chiesa cattolica è colpa di preti gay infiltrati nei seminari. Non già di individui come lo stesso Ratzinger – secondo le accuse provenienti dalla Baviera, appena dopo la sua tumulazione nelle grotte vaticane, il tribunale regionale di Traunstein sarebbe alla ricerca di eredi del papa emerito che dovranno rispondere della denuncia per l’insabbiamento da parte dell’allora arcivescovo di Monaco e Frisinga di un presunto caso di pedofilia, avvenuto più di una ventina d’anni fa- che hanno coperto i violentatori; non di coloro che hanno trasferito e ancora trasferiscono gli stessi in altre parrocchie, dove magari recidivare nei loro abusi.

Emblematico in tal senso è il caso di Don Giuseppe Rugolo, il sacerdote arrestato nell’aprile del 2021, con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danno di minori, secondo gli articoli 81 e 609 del codice penale, per fatti risalenti al periodo 2009-2013 presso la chiesa di San Giovanni Battista a Enna. Don Rugolo, a Enna, aveva pure fondato l’associazione 360, che raccoglieva 200 giovani. Soltanto nel 2016 il vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Rosario Gisana, viene informato degli abusi e decide di spedire il prete pedofilo nella diocesi di Ferrara, ufficialmente per motivi di salute. Lì viene nuovamente incaricato di seguire i ragazzi della parrocchia…Il vescovo della Diocesi di Ferrara, Gian Carlo Perego, a luglio 2022 candidamente dichiara : “Ero stato informato dal vescovo Gisana di un procedimento a carico di don Giuseppe per un episodio precedente la sua ordinazione, ma mi mostrò che tale vicenda era già stata valutata dalla Congregazione della Dottrina della Fede, e che non costituiva assolutamente una limitazione alla sua presenza da noi”. Infatti il prete pedofilo, nell’estate 2020, nella parrocchia di Vigarano Mainarda in provincia dì Ferrara, organizza addirittura un campo per adolescenti…

La reazione dei vescovi coinvolti nel valutare i fatti, per i quali don Rugolo è sotto processo dal 7 ottobre 2021, rappresenta bene la doppiezza delle autorità ecclesiastiche: da un lato la diocesi di Piazza Armerina avvia l’indagine sulla condotta del prete, offrendo comunque alla famiglia di un ragazzo abusato 25 mila euro, purché non risulti da nessuna parte che si tratti di una sorta di risarcimento…Dall’altro, insabbia. In un’intercettazione pubblicata integralmente dal Mattino, “Sua Eccellenza” Gisana rivela: “Il problema è anche mio perché io ho insabbiato questa storia… eh vabbè, pazienza, vedremo come poterne uscire!”.    Ma la cosa più agghiacciante sono i fedeli che firmano petizioni di solidarietà per discolpare il prete pedofilo e il vescovo che lo protegge…

In realtà, non serve una particolare abilità investigativa per confutare la falsità della tesi di Ratzinger. Basta avere una buona memoria e ricordare i numerosissimi casi in cui a violentare un* minore non furono preti omosessuali, ma comunissimi sacerdoti etero.

Don Michele Mottola, ad esempio, che a Trentola Ducenta, nella provincia di Caserta, ha abusato, nel 2019, di una bambina di appena 10 anni e mezzo. Inizialmente non creduta dagli stessi genitori – don Mottola era il prete di famiglia – la piccola aveva poi registrato col telefonino gli incontri successivi col prete, il quale, a questo punto, confessò tutto al vescovo della diocesi, Angelo Spinillo di Aversa. Davanti alla flagranza di reato, fu la diocesi stessa a denunciare il prete alla Procura di Napoli Nord…Don Mottola venne condannato a settembre 2020 a 9 anni e a risarcire la vittima. Il padre della giovane aggredì fisicamente il prete 10 giorni prima del suo arresto, avvenuto ad inizio novembre 2019. Anche questo caso segnala, dapprima, l’isolamento nel quale viene a trovarsi la vittima degli abusi- si crede, compresi i genitori, prima all’uomo di chiesa- e poi l’immane ipocrisia della potestà vescovile: non potendo più insabbiare il caso, denunciato da alcune trasmissioni televisive, abbandona il proprio protetto alla gogna mediatica e alla giustizia secolare.

Altra vicenda che evidenzia le responsabilità dei vertici della chiesa, è quella che ha visto protagonista don Nelson William Montes Lizarazo, l’ex sacerdote colombiano oggi 50enne che, non solo ha violentato una bambina per anni finendo per metterla incinta, ma si è pure difeso dicendo che ne era “innamorato”. Un copione questo, seguito dai    più cinici stupratori nel tentativo di far passare i rapporti come consenzienti. Gli abusi erano iniziati nel 2000, quando don Nelson era seminarista nell’arcidiocesi di Bogotá e la giovanissima vittima aveva solo 10 anni. Le molestie sono proseguite per altri 5, fino a quando la ragazzina non ha dato alla luce un bambino. Alle richieste di aiuto di lei per il mantenimento del figlio, padre Montes Lizarazo prima latita, poi, nel 2007, scompare definitivamente. L’anno seguente, la madre della vittima si rivolge al cardinale Pedro Rubiano dell’arcidiocesi di Bogotá non ottenendo alcuna risposta, anche perché il prete pedofilo era stato nel frattempo trasferito, su raccomandazione dello stesso cardinale, nella diocesi di San Carlos in Venezuela…Per anni la vittima ha tentato di ottenere giustizia dalla magistratura che ha rigettato per ben due volte la sua richieste. A inizio maggio 2018, dopo l’uscita di un reportage di denuncia non solo delle violenze sessuali commesse dai sacerdoti, ma anche dell’impunità di cui ha goduto la chiesa cattolica nel paese sudamericano, l’arcidiocesi di Bogotà, oops, riapre il caso che si è concluso con le dimissioni dallo stato clericale del prete pedofilo.

Si potrebbe continuare a lungo, ma per fare tutti i nomi degli orchi eterosessuali nella chiesa cattolica occorrerebbe un libro o, più verosimilmente, più d’uno. Vogliamo comunque citare un altro caso di victim blaming, di cui fu protagonista Valentina Cavagna, violentata per 5 anni (fino all’entrata alle scuole medie) da quando, nel 2002, ne aveva 6, dall’ex curato, maestro di religione e amico di famiglia, don Marco Ghilardi, oggi 47enne, condannato in via definitiva a 6 anni nel marzo 2019. Siamo a Serina, un paesino di duemila anime della Val Brembana. Nonostante la condanna della Cassazione, sono molte le persone in paese ad essersi schierate dalla parte dell’uomo di chiesa, come l’ex sindaco che frequentava le udienze dicendo di non parteggiare per nessuno, ma poi stava sempre vicino al prete e al suo avvocato…

Quanto piuttosto sia la chiesa ad essere infiltrata nelle maglie della giustizia secolare, risulta dalla vergognosa sentenza in Cassazione del settembre 2020 nei confronti di Don Marino Genova, l’ex parroco di Portocannone in provincia di Campobasso, condannato a soli 4 anni e 10 mesi per le reiterate violenze perpetrate a partire dalla primavera del 2009 ai danni di Giada Vitale, quando lei aveva 13 anni e 10 mesi. Il tribunale ha considerato solo gli abusi avvenuti nei due mesi prima che Giada compisse 14 anni…Le attenzioni del prete, in realtà, sono andate avanti per altri 3 anni. Secondo la sentenza, compiuto il 14esimo anno di età, Giada era in grado di esprimere un consenso e la procura ha ritenuto, di chiedere l’archiviazione del capo d’imputazione per i restanti 3 anni di abusi…

L’ex sacerdote Paolo Glaentzer, già parroco della chiesa di San Rufignano a Sommaia di Calenzano, fu sorpreso in paese la sera del 24 luglio 2018 da un passante in auto con una bimba di 10 anni. Fu arrestato in flagranza dai carabinieri e condannato in via definitiva dagli “ermellini” a 2 anni e 2 mesi nel maggio 2021. La Cassazione ha confermato quanto deciso dalla Corte di Appello di Firenze nel giugno del 2020, quando i giudici di merito avevano dimezzato la condanna di primo grado pronunciata dal GUP di Prato con rito abbreviato. Il prete, vista la flagranza, fu dimesso dal clero direttamente da Papa Francesco…ma ha potuto scontare la pena ai domiciliari a Bagni di Lucca e sul fascicolo della Cassazione sono calati la protezione della privacy e l’oscuramento dei dati sensibili…Una copertura, insomma direttamente “dall’alto”.

Sempre per rispondere a Ratzinger: è colpa dei gay se Don Raju Kokkan, parroco della Saint Paul’s Church a Thaikkattussery, una zona residenziale della città di Thrissur nello stato indiano del Kerala, venne arrestato nel 2014 in seguito alle accuse di stupro ai danni di una bambina di 9 anni?

O che dire del prete missionario indiano David Antonysamy che a Magnanella, una frazione di Teramo, a Natale 2009, abusò di una bambina di 10 anni? Erano stati i genitori della vittima a denunciarlo e il vescovo della diocesi di Teramo-Atri, mons. Michele Seccia, aveva allora immediatamente provveduto alla sua “sospensione dall’esercizio ministeriale”(canone 1395), trasferendolo nel convitto internazionale del rione Monti a Roma. Il sacerdote, allora 39enne, venne in seguito però arrestato su ordinanza del GIP del tribunale di Teramo la sera di lunedì 12 aprile 2010.

Questa squallida carrellata di alcune storie di preti pedofili, in grandissima maggioranza eterosessuali, vuole solo denunciare il ruolo omertoso, se non addirittura complice dei vertici ecclesiastici. Sulla scrivania di Ratzinger le carte relative ai casi in questione si saranno accatastate, contribuendo probabilmente a determinare la scelta del febbraio 2013 di rinunciare “al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro”.

Nel suo eremo, il monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, il papa emerito ha passato il resto degli anni a rimuginare, finalmente senza contraddittorio, per confezionare la summa del suo pensiero reazionario in questo libro che, come si legge nel sottotitolo è “quasi un testamento spirituale”. Tra le tante eminentissime evoluzioni teologiche, le accuse ai gay infiltrati nei seminari.

Mentre ancora riecheggia il grido “santo subito” lanciato dalla folla durante i suoi funerali, ecco provenire, direttamente dal profondo delle grotte vaticane, l’ultimo abbaio del pastore tedesco…

Nestor & Nino del Gruppo Bakunin FAI Roma & Lazio

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