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La Sicilia contro la guerra

La Sicilia contro la guerra

La manifestazione del 21 ottobre a Palermo molto probabilmente si svolgerà in un clima di forte tensione dovuta alla recrudescenza dello scontro arabo-israeliano e al nuovo fronte di guerra mondiale che vedrà coinvolti diversi paesi dell’area mediorientale.

Siamo in guerra già da tempo e la Sicilia ne è al centro con le sue innumerevoli basi militari. Ci giunge notizia che dalla base aerea di Sigonella partano aerei carichi di armi e sistemi offensivi per l’esercito israeliano.

Sigonella e il Muos di Niscemi sono impegnati quotidianamente nelle operazioni belliche in Ucraina e adesso combattono nei territori palestinesi, nello stato di Israele e in tutto il Medio Oriente.

La data del 21 ottobre insieme a quella del 4 novembre è stata fatta propria dal movimento No Muos. La nostra mobilitazione è una scelta di campo decisamente antimilitarista e antimperialista che non lascia spazio a nessuna contraddizione e polemica: noi siamo internazionalisti e non ci piacciono le logiche di schieramento, pensiamo che alla guerra si debba rispondere con il disfattismo, lanciando una sfida al militarismo e riportando anche nel dibattito collettivo la possibilità di una opzione rivoluzionaria che saboti la Guerra Mondiale in atto.

La Sicilia da tempo fa la guerra: prima contrastando e uccidendo i migranti in mare con il dispositivo assassino di Frontex, poi sfruttando e assassinando nelle campagne tutti coloro che non si piegano alle logiche dello schiavismo mafioso.

Da tempo poliziotti e militari sono una presenza costante nel panorama scolastico siciliano; una presunta cultura della legalità e della giustizia, presentata come cultura dell’antimafia, ha permesso allo stato di rifarsi una verginità nei confronti della mafia e nello stesso tempo di inculcare i valori dell’obbedienza e della cultura militare.

Militari e guardie di tutte le specie fanno didattica tranquillamente facendo passare il concetto che l’istituzione esercito e l’istituzione Pubblica Sicurezza siano una parte integrante della vita scolastica e della corretta formazione della persona.

La data del 4 novembre alla luce di quanto detto rappresenta un ulteriore momento di lotta contro le logiche di sottomissione e morte.

Da qualche tempo a Palermo ci sono state mobilitazioni studentesche e non specificamente rivolte contro la presenza dei militari nelle scuole e contro il PCTO [già alternanza scuola-lavoro] nelle caserme.

Dal mese di settembre anche a Palermo come in Sicilia si è costituito l’osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università.

La presenza di un corpo docente marcatamente antimilitarista ci sembra un segnale importante che in alcuni settori sociali c’è una volontà chiara e decisa contro la guerra.

Proprio con l’osservatorio per la data del 4 novembre stiamo preparando la prossima mobilitazione.

Il Movimento No Muos il 21 ottobre ha scelto la città di Palermo dopo una articolata discussione assembleare.

Si è ritenuto di sfilare in corteo proprio qui perché da diverso tempo alcuni siti industriali cittadini sono coinvolti nella guerra; uno di questi è il cantiere navale, che ha rigenerato l’ammiraglia della marina militare italiana, la portaerei Cavour. Una ulteriore svolta militarista che ha visto il plauso del sindacalismo confederale con in testa la Fiom CGIL, che reputa positiva ai fini occupazionali la riparazione e il varo di navi da guerra.

La stessa CGIL che poi a livello cittadino sta all’interno del movimento antirazzista, per la pace e antimafioso, con la sua solita ambiguità e la volontà di controllo politico sui movimenti.

Nella nostra città è presente la Leonardo Spa con una sua fabbrica dove si fa progettazione e componentistica hardware e proprio dove questo sito è presente noi manifesteremo.

Perché non vogliamo che Palermo faccia la guerra con le sue caserme e con le sue aziende criminali, non vogliamo che i territori siano stuprati dal ricatto del lavoro ai fini bellici.

Sarà un corteo diverso: sfileremo lontani dalle vie del centro cittadino, in un quartiere, la Guadagna, popolare e dormitorio, da sempre attanagliato dalla precarietà e dalla povertà, un quartiere che vede al suo interno una fabbrica di morte, che potrebbe diventare un possibile obiettivo nel caso la guerra arrivi qui da noi.

Il 21 ottobre contro le fabbriche di morte

Il 4 novembre No ai Militari

Guerra alla Guerra Imperialista

Antonio Rampolla

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