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Gli aspetti finanziari della corsa al vaccino

Gli aspetti finanziari della corsa al vaccino

L’uccello mattiniero becca il verme da 12 miliardi

La Banca Mondiale ha annunciato il 13 ottobre scorso un piano di finanziamenti da 12 miliardi di dollari rivolto ai paesi a basso reddito per garantire un adeguato accesso alle forniture di vaccino contro il Covid-19, una volta che questo sarà disponibile. Il piano diverrà operativo dopo l’approvazione da parte dei governi azionisti mentre l’erogazione dei fondi avverrà nei prossimi 12 o 18 mesi.

La Banca Mondiale considera “paesi a basso reddito” quelli con un reddito pro capite inferiore a 825 dollari USA. Si tratta di un metodo che non tiene conto della distribuzione della ricchezza all’interno del paese, né di altri parametri economici; è comunque indicativo della popolazione “beneficiaria” dei finanziamenti della Banca Mondiale, pari a 2 miliardi e 417 milioni di abitanti.

Quante dosi di vaccino possono però essere acquistate con 12 miliardi di dollari? Se prendiamo come riferimento il prezzo che Pfizer ha fissato per il proprio vaccino a USA e UE, 19,5 dollari, otteniamo 615 milioni circa di dosi, bastanti quindi per un quarto della popolazione dei paesi a basso reddito.

Di là della retorica sull’aiuto alle popolazioni in difficoltà, si tratta di un’operazione finanziaria per legare questi paesi alle multinazionali farmaceutiche: anche con questo prezzo “vantaggioso”, questi stati a basso reddito dovranno tirar fuori tre volte tanto per ottenere dosi sufficienti a coprire il fabbisogno della popolazione.

Pfizer comunque ha già fatto sapere che il prezzo sarà più alto per gli altri paesi. Inoltre c’è da tener presente la problematica della logistica, legata alla conservazione del vaccino a temperature particolarmente basse; bisogna capire se il prezzo è inteso franco destino o franco fabbrica: in quest’ultimo caso tutta la logistica sarebbe a carico degli acquirenti, con la realizzazione di strutture difficilmente riutilizzabili e con un aggravio di costi non indifferente.

La Banca Mondiale inoltre non ha concesso stanziamenti a fondo perduto ma prestiti che le popolazioni già svantaggiate dovranno rendere a condizioni comunque onerose. In questo modo l’oligarchia finanziaria internazionale usa la pandemia per legare a sé i governi, stringendo un altro anello della catena che lega gli stati sottosviluppati alle metropoli imperialiste, garantendo un flusso costante di ricchezza dai primi alle seconde.

I soldi prestati ai paesi a basso reddito sono per acquistare i vaccini prodotti nelle metropoli imperialiste, non per sviluppare centri di ricerca o impianti produttivi per il vaccino in loco. Così i soldi torneranno così una prima volta nei paesi avanzati quando saranno acquistati i vaccini e una seconda volta quando saranno rimborsati i prestiti. 12 miliardi di dollari sono un bel boccone, se fossero divisi tra i circa 300 vaccini in via di sperimentazione, toccherebbe qualcosa come 40 milioni a testa ma, coerentemente con lo spirito competitivo del capitalismo, il grosso toccherà al primo che realizzerà un vaccino commerciabile. Ecco la ragione che ha spinto Pfizer a bruciare sul tempo i concorrenti, ecco la ragione dell’euforia della Borsa.

C’è anche chi non sa aspettare. L’amministratore delegato e la vicepresidente di Pfizer hanno venduto azioni della propria azienda per complessivi 7,4 milioni di dollari (5,6 il primo, 1,8 la seconda), il giorno stesso in cui le azioni di Pfizer hanno fatto un balzo all’annuncio del vaccino. Uno degli esperti della commissione di controllo sulla Borsa di New York (SEC) ha affermato che sospetta che questi signori abbiano “consapevolmente manipolato il mercato”. L’amministratore delegato si chiama Bourla, con quel nome difficilmente avrebbe credibilità in Italia.

Il Gatto e la Volpe

L’altra società che collabora con Pfitzer alla realizzazione del vaccino, la tedesca BioNtech, ha già ricevuto finanziamenti pubblici per la ricerca. In un comunicato dell’11 giugno 2020, la Banca Europea per gli Investimenti ha comunicato di aver erogato alla BioNtech un finanziamento di 100 milioni di euro per lo sviluppo globale del programma di vaccinazione dell’azienda, allo scopo di prevenire l’infezione da COVID-19 ed aumentare la capacità di produzione in Europa come parte della strategia globale di sviluppo e fornitura dell’azienda. Il finanziamento avverrà tramite Horizon 2020 InnovFin e del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici, strumenti congiunti della Commissione Europea e della BEI.

La commissaria dell’Unione Europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù sostiene che il sostegno a BioNtech è un ulteriore passo concreto verso l’obiettivo di ottenere un vaccino e garantirne l’accesso per tutti; mentre l’azienda afferma che il finanziamento della BEI sosterrà ulteriormente la crescita delle attività legate al COVID-19 ed espandere la capacità di produzione per consentire la fornitura globale.

Il socio di BioNtech in questa avventura, il gigante Pfitzer, permetterà però che l’Europa accresca le proprie potenzialità in termini di occupazione e crescita, primo obiettivo della Banca Europea degli Investimenti o, in nome del “legittimo profitto” dirotterà la produzione del vaccino verso la Malaysia, il Bangla-Desh o dovunque sia possibile trovare una forza lavoro accomodante alle esigenze di accumulazione del capitale?

Queste sono comunque considerazioni marginali se si considera che la Banca Europea degli Investimenti è un istituto pubblico, che finanzia un privato, per produrre una merce che poi sarà acquistata soprattutto dalla sanità pubblica, una merce che potrebbe essere realizzata, se non prodotta, da laboratori di ricerca pubblici, universitari e simili, se ricevessero gli stessi finanziamenti destinati all’industria privata.

Se leggiamo nel sito della BEI, veniamo informati che la Banca è proprietà comune degli Stati dell’Unione Europea ed ha come obiettivi accrescere le potenzialità dell’Europa in termini di occupazione e crescita; sostenere le iniziative volte a mitigare i cambiamenti climatici; promuovere le politiche dell’UE al di fuori dei suoi confini. Gli azionisti sono i governi dell’Unione Europea, in proporzione del proprio Prodotto Interno Lordo al momento dell’entrata nell’Unione. Questo fa sì che degli oltre 22 miliardi di euro del capitale versato della banca, Francia, Germania ed Italia ne posseggano più di 4 miliardi ciascuno e, insieme, abbiano la maggioranza delle azioni e tutto ciò fa capire il legame tra l’Unione Europea e la banca.

Si può avere un’idea dell’anormalità del finanziamento se si considera che il conto economico della BioNtech, al 31/12/2019, presentava ricavi annui per 108 milioni e 589 mila euro. L’11 novembre la Commissione Europea ha firmato un accordo per la fornitura di 200 milioni di dosi di vaccino, cui se ne possono aggiungere altri 100 milioni di dosi, al prezzo di 19,50 dollari. Nonostante i finanziamenti a BioNtech, il prezzo all’Unione Europea è uguale a quello fatto al governo degli Stati Uniti.

L’accordo con la Commissione UE frutterà a Pfizer e BioNtech un ricavo dalla sola vendita all’Unione di 3 miliardi e 900 milioni di dollari, che possono aumentare un altro miliardo e 950 milioni. Se l’operazione andrà a buon fine, BioNtech avrà a carico solo il costo del finanziamento e gli interessi passivi, una manciata di milioni in tutto, mentre l’accoppiata con Pfizer avrà, dal solo contratto con l’Unione Europea, 3 miliardi e 900 milioni di dollari in ricavi, che possono aumentare di un altro miliardo e 950 milioni. Dal lato del pubblico, invece ci sono solo i costi. Quale sarebbe stato invece il costo se la ricerca fosse stata sviluppata a livello universitario, in laboratori pubblici di ricerca?

La ricerca privata riesce a sopravvivere solo grazie ai finanziamenti pubblici ed ai tagli nella ricerca pubblica. Ambroise Fayolle, vicepresidente della BEI e responsabile per l’innovazione, ha affermato che l’istituto negli ultimi anni è diventato un attore unico nel sostenere le società biotecnologiche e mediche altamente innovative nella fase di acquisizione di capitale di rischio per la loro attività di ricerca e sviluppo. Sempre dal comunicato dell’11 ottobre si apprende poi che circa 50 società europee del settore delle scienze della vita hanno ricevuto un totale di 1,3 miliardi di euro, sostenuti dal Fondo europeo per gli investimenti strategici negli ultimi quattro anni. In particolare la BioNtech aveva già ricevuto 50 milioni di euro nel dicembre 2019, per sopperire ad una carenza di liquidità. Il Gatto e la Volpe hanno trovato l’albero degli zecchini d’oro.

Tiziano Antonelli

 

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