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Costruire la risposta alla repressione

Costruire la risposta alla repressione

La città di Bologna rappresenta un laboratorio interessante per quelli che sono i Movimenti radicali presenti in Italia: una città di dimensioni medio-grande, con una percentuale rispettivamente molto alta di Spazi sociali, occupazioni, collettivi e realtà politiche,  un’università che fornisce un flusso costante di persone nuove da tutto il paese, e contemporaneamente, l’essere relativamente defilata dalle grandi metropoli permette l’elaborazione di teorie e pratiche autonome, proprio nel cuore del “feudo” del nuovo Leviatano, il Partito Democratico.
Non è un caso che, la data del Primo maggio a Milano e lo strascico di dibattiti, abbia rappresentato un punto di sviluppo della situazione cittadina, al di fuori delle discussioni nel resto del paese, anche poiché tutte le realtà cittadine hanno, di fatto, rivendicato la totalità delle azioni.
Parallelamente ad un indirizzo nazionale, che si è esteso da Torino a Roma, da Trento ad Udine, un clima di repressione mai sperimentato nella sua sistematicità, si è abbattuto sulla città, proprio dopo la manifestazione del MayDay.
Alla base, una convergenza di elementi: il 20 Aprile si è insediato il nuovo questore, il solerte Ignazio Coccia, che ha definito “l’antagonismo” come il primo problema di Bologna e l’influenza di ciò nella lotta intestina nel Pd per il posto di futuro candidato sindaco, proprio nel pieno del processo di “pulizia” del centro-città, che vede nelle aree universitarie e nei quartieri di Bolognina-Navile, storicamente abitati da migranti, punti “caldi” da disinnescare con lo spauracchio del “degrado” e lo strangolamento di ogni valore della stessa Alma Mater, già denunciato da Wu Ming sul blog “Giap”, in merito alla censura da parte di Unibo di una vignetta a sfondo blasfemo, prodotta su un giornale studentesco in memoria dell’attacco a Charlie Hebdo.
Non a caso, appena due giorni dopo il Primo Maggio, la contestazione a Renzi, che chiudeva una “Commemorazione della prima festa dell’unità”, militarizzata per tutta la sua durata, al Parco della Montagnola, era aggredita da due violentissime quanto totalmente immotivate cariche, che lasciavano quattro feriti e tre fermi.
Il giorno dopo, la dirigenza Unibo spediva sette lettere disciplinari ad esponenti del Collettivo Universitario Autonomo, e l’Occupazione Temporanea della Rete Eat The Rich, la rete di mense e mercati popolari cui partecipano Spazi come il Circolo Berneri,  XM24, Vag61 e il Collettivo Exarchia, insieme ad un giro molto ampio e vario di persone, veniva sgomberato dopo poche ore, con un dispiegamento spropositato di polizia e 22 denunce.
Negli ultimi giorni, il Collettivo Hobo era colpito da due fogli di via, sei arresti domiciliari e molte altre misure repressive, il tutto per reati puramente politici come la contestazione al ministro Madia, mentre la storica Aula C occupata situata a Scienze Politiche, era sequestrata con assurdi artifici giudiziari e molti dei più assidui frequentatori, colpiti da denunce, il tutto mentre erano chiesti gli sgomberi dei nuovi spazi occupati La Rage ed Ex-Mercato occupato (sempre Hobo), ed era sgomberato in meno di due ore, la nuova occupazione di Rete Eat The Rich, con altre quarantadue denunce.
Questo breve riassunto, rende bene l’idea della frenesia repressiva che ha colto i poteri cittadini, con il concerto quasi perfetto di partiti, giornali, dirigenza universitaria e sbirraglia varia.
E’ evidente come siano le classi dominanti ad alzare il livello del conflitto, agendo con brutalità ed efficienza mai viste prima, così com’è evidente che le reazioni del Movimento bolognese a queste sollecitazioni, siano una cartina tornasole delle sue pratiche e del suo stato.
Alle sue difficoltà intrinseche per la molteplicità dei gruppi, alla difficoltà a coinvolgere con prassi e linguaggi nuovi le fasce di riferimento fra la popolazione, possiamo però contrapporre una determinazione che ha permesso di continuare a provare ad occupare e di sventare i tentati sgomberi delle occupazioni abitative sia degli abitanti di Via Gandusio, sia di quelli legati all’autonomia-Social log.
Inoltre,  proposte nuove si vanno sviluppando in maniera reattiva alle sfide, come ad esempio le collaborazioni ormai consolidate fra spazi sociali storici, di carattere differente ma che condividono percorsi simili, pratiche libertarie e non egemoniche, la condivisione di lavoro sociale e Contro-Cultura, che si sono esemplificati anche nel percorso di Eat The Rich.
Risposte fluide che stanno aprendo spazi di dibattito e sperimentazione importanti, e che il pugno di ferro non può spezzare.
Gli anarchici e le anarchiche bolognesi, presenti sia in gruppi specifici, che in situazioni miste, rappresentano un punto di riferimento fondamentale, grazie ad un peso politico specifico importante, che è riuscito a rendere condivise simbologie, prassi e paradigmi coerenti con i loro contenuti.
Ora si dovranno aspettare gli sviluppi immediati di questa contrapposizione fra “antagonisti” e “Signorie” locali, esemplificato dal murales che l’artista Blu ha dipinto sull’ingresso dello Spazio Pubblico Autogestito XM24: una riproposizione del Signore degli Anelli, dove una Bologna conquistata dalle orde del male, viene assalita dalla variegata galassia che compone il “problema numero uno” della città.
E’ però importante che quei processi di rinnovamento, evoluzione critica ed autocritica e innovazione delle pratiche, non si fermi con la scusa della Repressione, che quell’influenza diffusa fra determinati elementi sociali, si espanda ovunque, e che si prenda coscienza che, proprio perché il Potere si trova in difficoltà, diventa più urgente riuscire a rimettere in auge quei processi di competitività ed alternativa con lo Stato ed il Capitalismo.
Edward Teach

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