La Sardegna contro la speculazione energetica
Fin dal decreto Draghi di attuazione del Pnrr, nel 2021, si sviluppò un movimento di base contrario all’arrembaggio della terra sarda da parte di 800 progetti di parchi eolici e fotovoltaici industriali che avrebbero occupato terra come altra servitù oltre quella militare. Ovvio pensare che le multinazionali chiedano tanto per ottenere l’abbastanza, ma anche l’1 per cento di quel progetto nasce male. Nasce dal considerare la Sardegna come terra usabile con una popolazione ridotta ai minimi, che ormai ha già subito secoli di colonialismo con la collaborazione degli stessi poteri locali; avuta la collaborazione di questi, si può fare. Così fino al 2023 la Giunta di destra di fratellanza sardo-leghista ha firmato progetti di usurpazione delle terre per progetti stranieri, non solo italiani, di portata industriale.
L’opposizione fin dal 2021 si è sviluppata in movimento, ossia in proposizioni diverse, civili, di azioni dirette e controinformazione, senza deleghe e con assemblee locali. Sia chiaro, fin da subito tutte le varie forme del movimento han dichiarato che produzioni energetiche da fossile, Portovesme, Portoscuso, Sarroch, vanno superate e che ai lavoratori, già vittime di selezioni minerarie e chimiche disastrose, va detta la verità: salvare il posto di lavoro non vuol dire salvare quel lavoro di inquinamento, invalidità e morte. Le fonti di energia rinnovabile, sole, vento, acqua e mare, devono sostituire quella fossile di petrolio, carbone e gas.
La Sardegna è ricca di fonti naturali rinnovabili, per i suoi 1.500.000 abitanti, può straprodurre di suo, attraverso il fabbisogno definito dalle Comunità Energetiche proposte, e la rivolta nasce dal monopolio straniero sullo sfruttamento di queste sue energie. Stati esteri e multinazionali si tingono di verde, usufruiscono delle semplificazioni VIA e del superamento dei vincoli paesaggistici, col decreto del ministro Cingolani-Draghi, velocizzando le pratiche e imponendo la scelta delle zone idonee. Il nuovo governo regionale PD 5 stelle ha decretato una moratoria per nuovi impianti fino a 18 mesi con due contraddizioni: quei parchi eolici precedenti vanno avanti e la Regione definisce le aree idonee.
Tutto il movimento di opposizione, sia la Rete Pratobello 24, in ricordo della rivolta orgolese del 1969, sia la Rete referendum per il NO, dichiarano che NON ESISTONO AREE IDONEE al progetto Draghi. Solo la Rete Pratobello ha raccolto 211.000 firme di elettori e il referendum sa di vincere. Ovviamente la Regione Sardegna frena e ostacola la democrazia diretta finora espressa nei comitati locali. Ha definito le aree idonee che possono essere sfruttate anche da monopoli stranieri.
La lotta è appena iniziata e qualcuno, sul terreno, ha già risposto, come sempre nella storia sarda, difendendo il suo campo, senza aspettare speranze di vittoria.
Antonio Lombardo
Archivio-Biblioteca Primo Maggio, Orani (Nu), ottobre 2024