Carrara: primo maggio anarchico

Carrara ore 9.00 del primo maggio. Il tempo promette pioggia. “Dio esiste ed è uno di loro” mi sovviene la battuta di paolo rossi mentre guardo i compagni affaccendarsi nell’allestimento del palco negli ultimi preparativi del Corteo del primo maggio. Siamo in piazza Fabrizio de Andrè. A lui intitolata da circa due mesi con tanto di inopportuna parata di cariche politiche, della meglio borghesia illuminata di fasce e bandiere tricolori. Questa è invece in un certo senso l’inaugurazione che gli tributiamo noi e forse quella che più gli appartiene. Rosso e nero è ovunque. Mosso dal vento ed avvolgente quello delle bandiere, umido ed acceso quello dei fiori, invincibile ed indomito quello dei pensieri dei compagni che lentamente si radunano. Ora la piazza è gremita. Da ogni parte di Italia e di Europa finalmente ci si può stringere,scambiare sguardi e parole, ci possiamo fisicamente condividere in attesa di ascoltare i compagni che saliranno sul palco per il loro intervento. Inizia a parlare un giovane compagno Gregorio. Emozionato ma incisivo rammenta il senso di questa giornata, non festa, ma lotta; non tributo al lavoro, ma invito a combattere quello che ci viene imposto come tale, ma è sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla natura, dell’oppressore sull’oppresso. Ne danno triste conferma i due interventi successivi, due operai della Sanac e due tecnici di laboratorio dell’Agrolab. Che siano Multinazionali o società, si disvelano per l’ennesima volta per quel che sono un braccio fetido e violento del capitalismo che pretende di spazzare via istanze, desideri, speranze e diritti delle persone come fossero invisibili insetti. Salgono sul palco due compagne (Norma e Patrizia…). Una forte luce disvelatrice s’avverte fin dalle loro prime parole. Anche sotto il grigiore della fitta pioggia. Non è forse lampante la violenza che quotidianamente viene operata sui corpi degli esseri umani da parte di chi esercita un qualche potere? Siano essi i corpi sfruttati ed usurati dei lavoratori, i corpi torturati ed affogati dei migranti, i corpi umiliati e vilipesi di chi non accetta l’omologazione, i corpi murati resi immobili ed invisibili dei carcerati.

I corpi martoriati e dispersi dalle guerre. Non c’è retorica non c’è persuasione non c’è tornaconto nelle parole che si ascoltano. C è un evidenza che pare trasparire da ogni volto.. che esiste un alternativa a tutto questo. Che oggi ci ha raccolto in questa piazza e che domani ci accomunerá nuovamente nelle lotte che ci aspettano. Inizia il corteo e si accende la musica. I canti libertari ci accompagnano come sempre. Ad un certo punto nel centro della folla non riesco a vedere ne la fine ne l’inizio del corteo… utopia chiamata anarchia.

Paola per il Gruppo Germinal-FAI

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