Con blindati, gas, granate e elicotteri lo stato francese ha lanciato nella notte tra l’8 e il 9 aprile scorso una prova di forza militare con il violento intervento della gendarmeria mobile francese nella ZAD, la zona liberata di Notre-Dames-Des-Landes vicino Nantes, in Bretagna, dove da decenni la popolazione lotta contro la costruzione di un aeroporto e negli ultimi 12 anni la resistenza al progetto ha dato vita ad una forte esperienza di autogestione. Un’operazione che conferma l’irrigidimento autoritario del governo e della presidenza francese, inclini a intervenire militarmente in ogni ambito, sia di politica interna, sia di politica estera, come si è visto tra il 13 e il 14 aprile scorso con il lancio di missili sulla Siria. Una prova di forza per dimostrare la capacità militare degli apparati di polizia in un momento in cui la conflittualità sociale si va ad inasprire su più fronti in Francia, una prova di forza per stroncare un movimento ingovernabile e autogestionario come quello della ZAD.
“Il governo l’aveva promesso nel momento in cui aveva annunciato l’abbandono del progetto di costruzione dell’aeroporto di Notre-Dame-Des-Landes lo scorso gennaio, che la sua vendetta sarebbe venuta in aprile con l’espulsione della ZAD. Così è questa notte [9 aprile] alle 3 del mattino che è stata lanciata l’operazione con 2500 gendarmi accompagnati dai blindati, con l’obiettivo di espellere circa 100 persone e di distruggere una quarantina di edifici considerati ‘illegali’. Delle barricate incendiate sono state erette sulla ‘route des chicanes’ dove si concentra la resistenza degli Zadisti contro le forze del disordine.” Questo una parte del breve comunicato della Fédération Anarchiste emesso immediatamente dopo l’attacco della gendarmeria, assieme ad un appello a unirsi alla lotta in difesa della ZAD ed a partecipare alle numerose azioni e manifestazioni di sostegno organizzate in tutto il paese.
A distanza di una settimana l’operazione di polizia è ancora in corso e la resistenza continua quotidianamente alla ZAD come nelle azioni e iniziative in altre località. Particolarmente significativa la mobilitazione di solidarietà del fine settimana sia con la manifestazione a Nantes di sabato 14 a cui hanno partecipato circa 10000 persone, sia con la giornata di lotta a Notre-Dames-Des-Landes di domenica 15 quando 15000 persone si sono ritrovate alla ZAD, per opporsi all’occupazione poliziesca e ricostruire gli edifici distrutti dalla polizia.
La ZAD di Notre-Dames-Des-Landes è importante perché ha costituito un laboratorio di radicalità in un percorso di lotta che ha vinto, prima con la resistenza alla polizia, poi con il ritiro del progetto di costruzione dell’aeroporto. Una lotta contagiosa, perché “ZAD ovunque” non è rimasto un puro slogan: in varie zone della Francia sono nate simili zone liberate, in contrasto a progetti di speculazione e devastazione. Una lotta in cui si sono intrecciate una pluralità di pratiche e tattiche di resistenza, ma in cui si è anche sperimentata la costruzione di un’alternativa autogestionaria con progetti di agricoltura e gestione del territorio al di fuori del dominio capitalista e statale. Per questo oggi migliaia di persone partecipano ad azioni e manifestazioni in sostegno alla ZAD, trovandosi anche ad affrontare la polizia, perché non si tratta solo di una lotta contro un progetto devastante, ma di un pericoloso esempio di resistenza e di autogestione.
Colpire in forze questa esperienza aveva per il capo del governo francese Philippe e il presidente della repubblica Macron una particolare importanza nell’attuale contesto per dare dimostrazione di forza e fermezza. Si sono create infatti, seppur in misura differente nei vari settori, un forte malcontento e diffuse resistenze nei confronti dei provvedimenti (“Plan Action Publique 2022”) che segneranno un punto di non ritorno nella distruzione dell’imponente settore pubblico francese che i governi stanno conducendo da oltre un decennio e nei confronti della legge che modificherà i criteri di accesso per gli studenti all’università, irrigidendo ulteriormente la selezione.
Il 22 marzo scorso, in una data dal forte significato storico, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Parigi e nelle principali città della Francia per lo sciopero contro la distruzione del settore pubblico che il governo vuole imporre con il taglio di 120.000 posti di lavoro nel settore pubblico, privatizzazioni e precarietà. Il 22 marzo i principali settori coinvolti nello sciopero sono stati le ferrovie, l’istruzione e il traffico aereo, convocato da CGT, FO, FSO, CFTC, Solidaires, FA-FP, CFE-CGC, ma anche in alcuni settori privati, come al Carrefour nella distribuzione, i lavoratori erano in sciopero, mentre i lavoratori degli ospedali e dei servizi socio-sanitari erano già in mobilitazione. Ma anche i licei e le università sono entrati in agitazione: gli studenti sono scesi in piazza e in alcune città licei e sedi universitarie sono stati bloccati o occupati contro la Loi ORE “orientation et réussite des étudiants” che porterà all’inasprimento della selezione di classe nell’accesso all’istruzione universitaria. In alcune città e a Parigi ci sono stati scontri con la polizia, mentre in alcune città si sono invece verificati attacchi fascisti contro studenti in mobilitazione. A Montpellier proprio il 22 marzo un gruppo di fascisti armati di bastoni aveva fatto irruzione nella facoltà di diritto con la copertura dei vertici dell’ateneo e della polizia per aggredire i partecipanti all’assemblea generale – l’attacco ha contribuito però ad estendere, per effetto della solidarietà, la mobilitazione. La Fédération Anarchiste ha sostenuto la lotta fin da quelle giornate, ha partecipato alle manifestazioni e ha pubblicato un comunicato di cui riportiamo alcuni stralci:
“Sono anni che i governi che si sono succeduti si adoperano in questo smantellamento: non sostituzione dopo il pensionamento e quindi soppressione di posti e peggioramento delle condizioni di lavoro; congelamento del valore del “point d’indice” [quindi blocco dell’adeguamento salariale rispetto all’inflazione] dal 2010 al 2016 e di nuovo nel 2017; ricorso ad una manodopera a tempo determinato malleabile, intercambiabile, usa e getta; subappalto di certi compiti ai settori privati (utilizzo di manodopera sottopagata e part-time rimpiazzando quella a tempo pieno); esigenza di tagli ogni anno sotto pena di sanzioni (1,2 miliardi di tagli per gli ospedali nel 2018); privatizzazione totale o parziale di certi settori (France télécom, La poste, il Fret SNCF [trasporto ferroviario merci]…). […] Lo Stato ha aperto le ostilità attaccando lo statuto dei ferrovieri e annunciando l’apertura alla concorrenza del trasporto passeggeri da qui a qualche anno. Per non creare troppa agitazione il governo annuncia che il cambio di statuto non si applicherà che ai/alle nuovi/e assunti/e ma si vede proprio che alla fine lo statuto specifico dei ferrovieri sparirà e che una parte del trasporto ferroviario sarà puramente e semplicemente privatizzato. Il passaggio preso in esame dello statuto della SNCF [Società nazionale ferroviaria – pubblica] in società anonima è un primo passo verso la privatizzazione. […] La SNCF non è la sola nel mirino, tutti i settori della funzione pubblica sono interessati. I settori toccati più duramente sono già entrati in lotta da alcune settimane, con scioperi nelle EHPAD [Residenze per anziani non autosufficienti], nei pronto soccorsi degli ospedali, a Météo France [servizio nazionale meteorologico], alla SNCF a partire dal 3 aprile.”
Proprio dal 3 aprile si è avviata la intensa serie di scioperi (36 giorni tra aprile a giugno) che coinvolge vari settori e principalmente il settore ferroviari, dal momento che i ferrovieri scioperano due giorni consecutivi ogni cinque giorni per tre mesi. Nonostante il tentativo dell’azienda e dei media di attaccare gli scioperanti e minimizzare i dati di adesione, al sesto giorno di sciopero, il 14 aprile, la mobilitazione è ancora in corso e dimostra ancora una propria efficacia.
Certo non mancano le difficoltà tra i sindacati CGT, UNSA, SUD e CFDT del settore ferroviario che animano il movimento di sciopero. Mentre SUD ha spinto fin dall’inizio per la proclamazione di uno sciopero “reconductible” vale a dire prorogabile senza termine dalle stesse Assemblee Generali dei lavoratori in sciopero, in modo da porre nelle mani dei lavoratori stessi gli strumenti per decidere come articolare la lotta, la CGT e le altre organizzazioni sindacali hanno scelto di definire un calendario rigido di scioperi, intenso senza dubbio ma che può rischiare di far perdere forza al movimento sul lungo periodo o la cui efficacia può risentire dell’ampio preavviso sulle date di sciopero. Rispetto al movimento di sciopero contro la Loi Travail nel 2016, quando la CGT scelse di rompere con la CFDT, con la quale era in competizione per riconquistare la rappresentatività che aveva perso e quindi di utilizzare lo strumento dello sciopero “reconductible”, l’attuale movimento di sciopero dei lavoratori SNCF appare più limitato, non solo perché può rischiare di chiudersi nella difesa di una categoria, ma per i limiti posti dalle forme di lotta messe in campo dalle organizzazioni sindacali. Certo lo sciopero in corso deve essere sostenuto e dimostra la forza che può essere espressa dai lavoratori organizzati, ma al contempo è importante comprendere quali possano essere i limiti di questa mobilitazione.
Anche la lotta nelle università contro la Loi ORE continua da settimane con l’occupazione di sedi universitarie nonostante venga combattuta dalle autorità accademiche e dal governo per mezzo dei media, dei fascisti e della polizia. Solo nella regione parigina sono occupate o bloccate le sedi di St. Charles e di Tolbiac (rinominata Comune Libera di Tolbiac) di Paris 1, di Nanterre Paris 10, di Clignancourt Paris 4, di Paris 8, di Censier Paris 3 e molte altre sono state interessate da agitazioni. La polizia ha sgomberato nella notte del 12 aprile 150 persone tra studenti, lavoratori e insegnanti che avevano occupato la Sorbona, mentre il 9 aprile a Nanterre la polizia era intervenuta violentemente contro gli occupanti effettuando anche arresti all’interno dei locali dell’università. I media e le autorità universitarie premono molto sulla portata ancora “ridotta” del movimento nelle università, ma se si considera la criminalizzazione e la repressione in atto la forza di ciò che si sta muovendo in ambito universitario è innegabile. Da notare che nella mobilitazione studentesca l’opposizione alla Loi ORE si congiunge nella maggior parte dei casi al sostegno diretto allo sciopero dei ferrovieri.
In questo contesto è chiaro che l’attacco alla ZAD diviene necessario per il governo e per il presidente francese come dimostrazione di forza dal momento che la classe dirigente francese che in larga parte sostiene una guida autoritaria del paese pretende un atto di fermezza in questa fase. Considerato che una limitazione del diritto di sciopero per bloccare il “caos” creato dagli scioperi dei ferrovieri o lo sgombero di tutte le sedi universitarie per affermare il “diritto allo studio” avrebbero avuto l’effetto di un detonatore in una situazione sociale esplosiva, il governo ha preferito aprire un nuovo fronte, quello della ZAD, per dare la dimostrazione di forza che la classe dirigente chiedeva, per provare a disperdere le forze del nemico, per prendere tempo e far calare la tensione su altri fronti. Certo non è detto che questa mossa non si ritorca contro Macron e Philippe, perché se la tensione negli altri settori non cala e l’intervento sulla ZAD crea un ampio movimento di solidarietà, come auspicherebbero coloro che promuovono la parola d’ordine “convergenza delle lotte”, il governo e la presidenza francese potrebbero doversi confrontare con un fronte sociale ancora più caldo.
Dario Antonelli