Nel gran parlare di Brexit, forse può essere utile rilevare qualche dato seminascosto.
Nel Regno Unito, su una popolazione complessiva di oltre 64 milioni, gli aventi diritto al voto erano circa 50 milioni, ma di questi quelli iscritti nei registri elettorali ammontavano a 46,5 milioni. I votanti sono complessivamente risultati 33.577.342; gli astenuti 12.923.225 (27,2%), mentre le schede bianche/nulle appena 26.033 (0,08%).
Appare quindi arduo sostenere che la maggioranza della popolazione britannica sia effettivamente favorevole all’uscita dalla Unione Europea, dato che oltre ad i contrari, andrebbero considerati i circa 13 milioni di astensioni e i 3 milioni e mezzo di coloro che non si sono nemmeno iscritti alle liste elettorali.
D’altronde non è certo una novità scoprire l’essenza antidemocratica del sistema democratico.
Questa larga percentuale di rifiuto del referendum appare quindi quella forse più meritevole d’interesse politico, almeno per quanti si pongono su un piano di critica radicale al dominio del capitale.
I votanti pro o contro la Brexit hanno espresso opzioni apparentemente diverse, ma sostanzialmente tutte nazionaliste, con grande sventolio di Union Jack da entrambe le parti; tanto è vero che molti votanti Leave si sono rapidamente pentiti preoccupati per le possibili conseguenze negative sull’unità nazionale della Gran Bretagna.
Sicuramente il nazionalismo xenofobo di Ukip è diverso da quello europeista dei socialdemocratici di Corbyn, ma rimane fuori discussione la fedeltà alla bandiera, alla corona e soprattutto all’immutato colonialismo.
Per questo, sconcertano certe tifoserie ed entusiasmi “antagonisti” che vedono nella Brexit una vittoria del tanto peggio o una rivalsa proletaria, sottovalutando peraltro che il primo effetto sarà un rafforzamento dell’asse imperialista Usa-Gb e, quindi, del FMI.
Da internazionalisti, invece, guardiamo sempre con avversione e timore quando le classi sfruttate innalzano le bandiere nazionali (o sovranazionali), perpetuando la solita logica dello scontro tra poteri economici e statuali ugualmente liberticidi, razzisti e antipopolari.
Ci rassicura però la robusta percentuale di diserzioni. Se l’unica uscita sensata è dal capitalismo, il voto è il contrario dell’insorgenza.
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