Trieste: corteo popolare contro l’ovovia

Da circa tre anni il progetto della costruzione di un’ovovia che collegherebbe il Carso al centro città è diventato il maggior argomento di discussione e mobilitazione nel capoluogo giuliano.

L’opera, fortemente voluta dalla giunta di centro-destra, viene da sempre spacciata per un modello di mobilità sostenibile che alleggerirà il traffico veicolare. Ovviamente non è così, in quanto, l’unica funzione reale che avrebbe sarebbe quella di diventare l’ennesima attrazione turistica in una città dove il turismo di massa sta stravolgendo in maniera devastante e velocissima il tessuto cittadino.

Oltre a essere inutile comporterebbe un danno ambientale notevole, in quanto il tracciato passerebbe in mezzo al bosco Bovedo, con il conseguente taglio degli alberi.

Inizialmente i soldi per questa meraviglia dovevano arrivare dal PNRR (il cancro dei nostri tempi) ma circa un mese fa il colpo di scena: il progetto non rispetta i requisiti richiesti e quindi niente soldi dall’Europa (che comunque sono soldi pubblici ma questo è un altro capitolo). Il comune è subito corso a Roma a elemosinare soldi dal governo che ha risposto con un generico “vedremo di trovare i fondi”.

Come si diceva all’inizio contro questa opera dannosa e senza senso è in corso una lotta che riscuote sempre più sostegno fra chi vive il territorio. Dopo tante raccolte firme, ricorsi al TAR (alcuni già accolti positivamente altri in via di discussione), dibattiti, conferenze stampa, banchetti informativi ecc. venerdì 25 ottobre è stata finalmente la volta di scendere di nuovo in piazza. Il corteo, promosso dal Comitato No Ovovia, ha visto la partecipazione di migliaia di persone (tra le 5 e 7mila reali), il triplo rispetto al primo corteo svoltosi quasi due anni fa. Una manifestazione popolare, molto trasversale e composita, ma unita nell’opporsi all’ovovia, che ormai è diventata il simbolo della gestione arrogante e privatistica del territorio da parte del Comune.

Per richiesta esplicita del comitato organizzatore non vi erano bandiere né striscioni con firme di partiti, sindacati e organizzazioni politiche. Una scelta da una parte comprensibile, dall’altra parte vi è il rischio di non allargare il confronto sulle prospettive e metodi di lotta.

Come anarchiche e anarchici abbiamo partecipato attivamente al corteo sostenendo lo spezzone della “Rete dei comitati”: assemblea orizzontale che da un anno raccoglie la maggior parte dei comitati cittadini che si battono in difesa dell’ambiente, dei servizi sociali e dei beni comuni. La partita è apertissima ed è importante fare tutti gli sforzi affinché la grande forza espressa dal corteo di venerdì si tramuti sempre di più in consapevolezza e voglia di lottare anche sul terreno dell’azione diretta di massa.

In questo senso sarà importante anche il sostegno a coloro che sono statə denunciatə nei mesi scorsi per aver protestato contro i carotaggi esplorativi.

Vi terremo aggiornatə.

Un compagno del Germinal

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