Nel primo anniversario della strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1970, a Milano gli anarchici organizzano una manifestazione in piazza Duomo. Ricordano le vittime della strage di Stato e ribadiscono l’innocenza di Pinelli e Valpreda, ancora detenuto. Aderiscono anche altre realtà della sinistra extra-parlamentare. In un corteo non autorizzato che partirà nelle vie limitrofe troverà la morte lo studente 23enne Saverio Saltarelli, ucciso da un “artifizio lacrimogeno” sparato ad altezza d’uomo.
1 Rosaria Guacci – Saltarelli: Milano, 12 dicembre 1970
2 Movimento Studentesco Milanese – Chi ha ucciso Saltarelli?
3 Antonio Virgilio Savona – Nella testa di Nicola
1 Rosaria Guacci – Saltarelli: Milano, 12 dicembre 1970
Accompagnata da Alberto Ciarchi, Rosaria Guacci interpreta “Saltarelli: Milano, 12 dicembre 1970” un brano firmato Santi e Straniero. “Al dodici dicembre in piazza Duomo / parte il corteo gli anarchici alla testa; / s’innalzano bandiere rosse e nere, / s’ode uno squillo ed i pulè fan festa”.
La canzone è dedicata al giovane studente di giurisprudenza con origini abruzzesi che era sceso in piazza per urlare che “Valpreda è innocente e Pinelli è stato assassinato” solidale con gli anarchici. Il titolo del 45 giri in cui è presente il pezzo è “…quella sera a Milano era caldo…” e il lato A è proprio la Ballata del Pinelli, a ribadire la continuità delle lotte e il collegamento tra queste due vittime della repressione.
Nel primo anniversario di Piazza Fontana sono numerosi i cortei organizzati a poca distanza tra loro. Ci sono i fascisti pronti ad additare rossi e anarchici come bombaroli. C’è il Movimento Studentesco che presidia la Statale, pronto a impedire l’eventuale accesso dei camerati in piazza Fontana. C’è anche l’Anpi che assieme a sindacati e numerosi partiti solidarizza coi condannati anti-franchisti, oltre al presidio degli anarchici appunto. “Scoppian le bombe, paura non ci fa, / squillino pur le trombe, battaglia si farà; / noi siamo ribelli, vogliam la libertà, / al grido di “Pinelli”, Pinelli vincerà.” Non tutti sono autorizzati, le sovrapposizioni temporali tra essi, le interazioni che avranno e una discutibile gestione dell’ordine pubblico sono gli ingredienti perfetti per far sì che qualcuno ci lasci la pelle. “Pulè, carabinieri e commissari / lancian bombe sopra i dimostranti, / la gente scappa e i vili mercenari / sparan con le pistole sui passanti”.
Gli anarchici partiti in corteo vengono caricati alle spalle e tra i passanti, nelle affollate vie del centro addobbate per il Natale, si scatena il caos; vengono quindi spinti verso la Statale dove è stanziato il Movimento Studentesco. Si susseguono le cariche, l’aria si riempie di gas lacrimogeno e fischiano i proiettili. Disattendendo le indicazioni, i lacrimogeni vengono lanciati ad altezza d’uomo, anziché per aria: uno di questi colpirà Saverio al petto causandogli una ferita che lo ucciderà poco dopo. “E proprio là davanti alla Statale / le belve fanno scempio dei ribelli, / la pula al suo dovere ormai è puntuale, / colpito a morto cade il Saltarelli”. In via Bergamini vi è una nuova targa che recita: “Saverio Saltarelli – internazionalista ucciso a 23 anni a Milano mentre manifestava per il primo anniversario della strage di piazza Fontana e per l’innocenza degli anarchici”. “L’abbiamo visto cadere ai nostri piè / han detto ch’è un collasso, non sono stati i pulè; / l’han detto a tutti, per radio e per TV, / ma alle menzogne vostre, non ci crediamo più”. La disinformazione di regime non tarda ad arrivare, ma il sangue sul petto di Saverio sarà duro da sciacquare via. Dopo lunghi anni, solo nel ’76 viene individuato il capo del reparto da cui venne sparato il maledetto candelotto. Oltre ad una condanna simbolica si tratterà di un riconoscimento di responsabilità, che i morti della strage e Pinelli non conosceranno mai.
2 Movimento Studentesco Milanese – Chi ha ucciso Saltarelli?
Il Movimento Studentesco di Milano con base all’Università Statale, pubblicò diversi 45 giri, uno di questi aveva come lato B il brano “Chi ha ucciso Saltarelli?”. Il ritornello della canzone pone, ironicamente, dei semplici interrogativi per nulla scontati nella democratica Italia. “Chi ha ucciso Saltarelli? / Come, perché, per chi?”. Non tarda ad arrivare la risposta del prefetto, celebre per l’omonimo rapporto che invierà il 22 dicembre dello stesso anno al Ministro degli Interni. “«Non io», dice il prefetto Mazza / «di queste cose sulla piazza / non puoi mai sapere niente / può sempre succedere un incidente. / Una volta cadi dalla finestra / un’altra scivoli e ti spacchi la testa / è solo colpa della vostra violenza / ed è una semplice coincidenza / non un piano criminale / la trappola la carica il colpo mortale»”.
Con uno stile secco ed elementare, che non si incentra sulla raffinatezza dei componimenti, il 7 pollici vuole raccontare la verità che il potere non vuole far trapelare. “Compito di un movimento rivoluzionario è anche quello di aprire un fronte di lotta nel campo letterario e artistico, per servirsene nell’interesse delle masse popolari che dell’arte e della letteratura sono le sole artefici e creatrici”: si può leggere dal retro del disco. Fin dalla copertina su cui campeggia un disegno di un ragazzo agonizzante e insanguinato che alza pugno al cielo con alle spalle un plotone di celerini e uno scudo crociato con su scritto “libertas”, la posizione degli autori è ben chiara.
L’omicidio di Saltarelli farà emergere la conflittualità tra le formazioni della nuova sinistra e quella storica. “E c’è un foglio del Pci che dice stiamo attenti / in questi casi siamo prudenti / anche se a servizio della borghesia / non è poi malvagia la polizia”. Questi versi sembrano riferirsi ad un corsivo de “L’Unità” intitolato “Vigilanza e fermezza”, o ad un passaggio di un comizio che Berlinguer tenne a Mestre in quei giorni. Sul lato A è incisa “Un bel discorso fine e antifascista”, che insiste sull’antifascismo di facciata dei democristiani e la complicità di cui essi possono godere da parte della sinistra istituzionale.
“Ma le masse lo sanno e lo sanno tutti / come sempre gli occhi li teniamo asciutti / ci vediamo bene non c’è da sbagliare / sappiamo chi è stato a farlo ammazzare / chi ha pagato le bombe, chi ha ucciso Pinelli / ha fatto sparare su Saltarelli”. Questa canzone mostra anche che tra i compagni Saltarelli sia considerato come la diciannovesima vittima, dopo Pinelli e le 17 causate dall’ordigno.
3 Antonio Virgilio Savona – Nella testa di Nicola
Antonio Virgilio Savona era un pianista, autore di canzoni e testi letterari, arrangiatore e compositore di musiche per teatro di rivista e per la televisione. Nel 1941 divenne un membro del Quartetto Cetra, e nel ’69 fondò “I Dischi dello Zodiaco”. Negli anni seguenti, assieme a Michele Straniero, condusse un’organica e approfondita ricerca sul canto popolare italiano, testimoniata da diverse antologie su temi anche sociali e politici.
Sono numerose le canzoni scritte di suo pugno di cui gli ammiratori della “Vecchia fattoria” probabilmente ignorano completamente l’esistenza. Oltre ad album interpretati da altri, bisogna ricordare l’LP del ’72 “È lunga la strada”, ricco di canzoni molto “anni settanta”. Brani sulle lotte degli afroamericani negli Usa, antimilitaristi, anticlericali e sui conflitti sociali che in quegli anni attraversavano l’Italia.
Anche con i Cetra, Savona non si risparmiò incursioni musicali su fatti politicamente rilevanti e scottanti, pagando il dazio di vedere rarefatte le loro apparizioni in Rai.
“Nella testa di Nicola” è una canzone che rappresenta molto bene lo stile dell’autore, riesce a tenerti incollato al giradischi per strapparti un sorriso e lasciarti a riflettere. “Era di notte verso l’una, / se ne andavano lungo il fiume / e discutendo, di tanto in tanto / si fermavano sotto un lume. / Guido parlava dei suoi compagni / vittime della repressione, / Mario parlava di autodifesa, / di resistenza alla provocazione”. I versi seppur semplici risultano sagaci e per nulla barbosi.
“«È una questione di schieramento», / disse Nicola alzando il tono, / «Se tutti i gruppi fossero uniti / il risultato sarebbe buono. / L’autodifesa non serve a niente, / cazzo, così deludiamo le masse, / bisogna vincere il settarismo, / portare avanti la lotta di classe».”
Savona ci propone uno scorcio di una discussione abituale per l’epoca. Un dialogo che poteva avvenire tranquillamente tra giovani militanti in quel periodo, e in queste strofe racchiude attriti e fratture ideologiche che diventeranno poi insanabili.
“Disse Nicola: «Lotta Continua», / ma non l’avesse detto mai! / «Ha una tematica operaista, / e poi nel fondo cercano guai». / “«C’è Il Manifesto!», «Sono tre gatti, / sono borghesi, sono arrivisti». / «Servire il Popolo?» «Non ne parliamo! / Filo-cinesi, un po’ folkloristi».”
Il brano mantiene un tono leggero e di quotidianità, e non si incentra sullo scontro o la sommossa, temi tipici delle canzoni di protesta.
“Mario si accende una sigaretta / e Guido piscia in un un tombino, / Ugo propone, dato l’orario, / una pizzetta ed un cappuccino. / Mentre Nicola resta a fissare / l’acqua del fiume che corre via, / sente nell’aria il suono lontano / di una sirena di polizia.”
Nonostante le divergenze, per quanto accettabili e discutibili, Savona fa ribadire al protagonista come i nemici siano evidenti e in quanto tali rimangano l’obiettivo primario, se non l’unico. “E nella testa di Nicola / corrono immagini e pensieri, / sente lo scoppio dei candelotti, / vede gipponi e carabinieri. / Vede compagni calpestati / e trascinati per i capelli, / vede se stesso sotto una selva / di caschi verdi e di manganelli”.
In un crescendo di toni ed avvenimenti il racconto si avvia al termine e il protagonista della canzone assiste agli esiti della repressione, che non si cura di tutti i loro discorsi e puntualizzazioni. Piuttosto che ricorrere a slogan o a formule retoriche, Savona preferisce riportare fatti e situazioni reali, e il più concreto non può che essere quello di un giovane compagno morto assassinato. “E nella testa di Nicola / corrono immagini e pensieri, / vede gli scudi venire avanti, / vede le facce dei brigadieri. / Sente un odore acre nell’aria, / in mezzo a un’orgia di caroselli, / e abbandonata in mezzo a un prato… / …vede / la bara di Saltarelli.”
En.Ri-Ot