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Settima vetrina dell'editoria anarchica e libertaria

Settima vetrina dell'editoria anarchica e libertaria

I tre giorni della settima edizione della Vetrina di Firenze sono stati una delle più importanti occasioni di incontro e di confronto,‭ ‬di scambio e di conoscenza personale tra attivisti e frequentatori‭ (‬una volta si sarebbe detto militanti e simpatizzanti‭) ‬dell’arcipelago anarchico specifico e di quello libertario più sfumato.‭ ‬Le dimensioni dell’appuntamento,‭ ‬alquanto rare in ambito antiautoritario,‭ ‬sono ricordate nell’intervista,‭ ‬che qui pubblichiamo,‭ ‬di Alberto Ciampi,‭ ‬uno dei promotori storici.‭ ‬Il clima fraterno fra le molte centinaia di persone presenti‭ ‬-‭ ‬che si respirava nel grande salone centrale e nei luoghi delle mostre,‭ ‬dei laboratori e delle presentazioni‭ ‬-‭ ‬è stato uno degli aspetti più positivi in quanto la partecipazione era davvero aperta ad ogni tendenza‭ (‬e non sono poche o facilmente conciliabili‭) ‬di un movimento che fa del pluralismo e della sperimentazione due bandiere da non abbassare mai.
Ogni editore e ogni distributore di libri,‭ ‬opuscoli,‭ ‬giornali ha più volte ringraziato i compagni e le compagne fiorentine per la generosità e l’impegno profusi nella lunga preparazione e nel complesso svolgimento di questa vera e propria Vetrina.‭ ‬L’etichetta non è per nulla casuale e mostra come si sia voluto superare la solita fiera per dare più visibilità ad ogni partecipante:‭ ‬si mostrava l’attività culturale più varia e si era‭ “‬mostrati‭” ‬al di qua e al di là del vetro del tutto immaginario,‭ ‬ma con una trasparenza reale.
Nel testo che segue abbiamo cercato di riprodurre i contenuti essenziali di alcune presentazioni di libri usciti da poco‭ (‬quelle che abbiamo seguito di più tra le‭ ‬33‭ ‬effettuate‭) ‬senza la minima pretesa di riprodurre l’essenza del confronto sulle recenti pubblicazioni.‭ ‬Poi si è seguito l’evento forse centrale:‭ ‬un importante dibattito di tipo politico-antipolitico sul significato e le possibilità dell’iniziativa anarchica oggi.‭ ‬Inoltre abbiamo voluto ricordare la sfida della rete di biblioteche e centri culturali che è mantenuta in piedi grazie allo sforzo di decine di compagni in molte parti d’Europa.
Speriamo di aver dato un contributo all’illustrazione parziale di questa edizione stimolante e pluralista com’è nel progetto collettivo partito più di dieci anni fa.
Antonio Senta e Claudio Venza
 
Conversando con Alberto Ciampi‭*
La Settima Vetrina ha seguito lo stesso impianto collaudato a partire dal‭ ‬2003‭ ‬e cioè il rispetto dei vari gruppi e individualità e la valorizzazione dei lavori nuovi,‭ ‬appena usciti o realizzati.‭ ‬Insomma,‭ ‬dal‭ ‬2‭ ‬al‭ ‬4‭ ‬ottobre,‭ ‬si è voluto‭ “‬dare il pane caldo‭” ‬ai partecipanti.
Ora le adesioni sono aumentate e siamo a‭ ‬86.‭ ‬Si sono svolte‭ ‬10‭ ‬mostre dei tipi più diversi,‭ ‬5‭ ‬laboratori permanenti,‭ ‬per ragazzi e non solo,‭ ‬con lavori sull’oggetto libro e sullo strumento cartaceo,‭ ‬24‭ ‬appuntamenti di musica,‭ ‬teatro,‭ ‬video e dibattiti.‭ ‬Inoltre si sono presentati‭ ‬33‭ ‬libri di recente pubblicazione.
L’Ateneo Libertario Fiorentino,‭ ‬l’organizzazione che ha promosso anche questo incontro,‭ ‬è sorto dalla fusione del precedente Collettivo Libertario con attivisti dell’USI oltre che con singole individualità.‭ ‬In genere,‭ ‬cerchiamo di tenere aperta la porta ad altri contributi,‭ ‬anche circoscritti,‭ ‬di chi ha delle simpatie parziali e magari qualche difficoltà nello svolgere un’attività costante e,‭ ‬in fin dei conti,‭ ‬abbastanza gravosa.
Nella preparazione della Settima Vetrina,‭ ‬che è durata circa‭ ‬20‭ ‬mesi,‭ ‬si è valutato come centrale il ruolo di finanziamento proveniente da una cucina di qualità e a prezzi accessibili.‭ ‬Non ci sbagliavamo:‭ ‬dalla vendita del cibo si è ricavato il‭ ‬70%‭ ‬del totale delle entrate che hanno coperto le ingenti spese sostenute‭ (‬circa‭ ‬15.000‭ ‬euro‭)‬.‭ ‬Restando al significativo aspetto economico abbiamo rilevato,‭ ‬con una certa mestizia ma pure con il dovuto realismo,‭ ‬che l’importo proveniente dalle vendite complessive di libri e pubblicazioni si è aggirato attorno al‭ ‬30%.‭ ‬Nella prima edizione di‭ ‬12‭ ‬anni fa le percentuali erano invertite:‭ ‬70%‭ ‬dalla distribuzione libri e‭ ‬30%‭ ‬da cibo e altro.‭ ‬Ad ogni modo si ricordi che l’apporto degli editori continua a fondarsi su una‭ “‬tassa‭” ‬media,‭ ‬liberamente assunta,‭ ‬di un quarto dei loro incassi.
Gestendo un punto strategico,‭ ‬il bancone all’entrata dell’edificio,‭ ‬peraltro molto capiente dell’Obihall,‭ ‬ho rilevato con gli altri qui presenti che non sono mancati i visitatori esterni al movimento,‭ ‬giustamente curiosi di cosa avesse prodotto l’anarchismo italiano ed europeo.‭ ‬Essi hanno potuto verificare,‭ ‬al di là del vetro immaginario che dà il nome alla Vetrina,‭ ‬le varie versioni delle analisi e dell’attività del movimento.‭ ‬Pur avendo aspirazioni che superano gli angusti ambiti locali occorre riflettere sul fatto che questa‭ “‬impresa‭” ‬si è realizzata grazie al radicamento nella regione toscana.‭ ‬Qui,‭ ‬a differenza che in altri territori,‭ ‬l’anarchismo ha pieno diritto di cittadinanza e i pregiudizi negativi sono assai ristretti.‭ ‬Ciò grazie,‭ ‬oltre alla indubbiamente forte presenza storica,‭ ‬anche ad un lavoro costante di questi anni,‭ ‬un impegno collettivo che è partito dalla convergenza di militanti di antica data e di quelli più giovani.
Per dare un’idea dell’ambiente nel quale ci muoviamo,‭ ‬diciamo che le presenze alle cene di autofinanziamento sono di poco inferiori al centinaio e che su una metà di questi sottoscrittori si può contare per far fronte alle emergenze organizzative.‭ ‬A dire il vero,‭ ‬vi è stato solo un limitato passaggio generazionale e il peso maggiore dell’iniziativa è ancora sostenuto da compagni formati negli anni Settanta e Ottanta.
Personalmente devo constatare,‭ ‬con rammarico,‭ ‬la riduzione dell’interesse per l’oggetto libro a favore dell’uso delle fonti,‭ ‬apparentemente infinite,‭ ‬fornite da internet.‭ ‬Devo però aggiungere che non sono assolutamente convinto della solidità delle informazioni culturali prese da Internet sia per una frequente approssimazione e superficialità sia perché esse dipendono,‭ ‬oltre a tutto,‭ ‬da un fattore tecnico assai precario.‭ ‬Si pensi che l’assenza di corrente elettrica rischia,‭ ‬da un momento all’altro,‭ ‬di vanificare un lavoro di anni.
Quasi a conclusione di questa descrizione dell’esperienza,‭ ‬su cui sarebbe importante sentire altri pareri dagli organizzatori,‭ ‬della Vetrina appena terminata,‭ ‬ribadisco la mia convinzione che‭ “‬il tempo farà giustizia‭” ‬di una cattiva formazione,‭ ‬quella che si centri troppo su mezzi sfuggenti e ingannatori quali quelli elettronici.‭ ‬Il futuro darà ragione a chi è restato‭ “‬fedele al fascino della carta stampata‭”‬.
*Alberto Ciampi è architetto.‭ ‬E‭’ ‬responsabile del Centro studi storici della Val di Pesa,‭ ‬componente del Comitato scientifico dell’Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa di Reggio Emilia e redattore di‭ “‬ApArte.‭ ‬Materiali irregolari di cultura libertaria‭”‬:‭ ‬Insieme a Stefania Mori è uno dei promotori storici delle Vetrine sin dalla prima edizione del‭ ‬2003.
 
Alcuni resoconti di presentazioni di libri.
David Bernardini,‭ ‬Contro le ombre della notte.‭ ‬Storia e pensiero dell’anarchico Rudolf Rocker,‭ ‬ZiC,‭ ‬2014.
Introdotto da Massimo Varengo di Zero in Condotta,‭ ‬David Bernardini con uno scoppiettante intervento ha saputo mettere in evidenza l’importanza e le diverse sfaccettature della militanza e del pensiero di Rudolf Rocker,‭ ‬variamente interpretato negli anni‭ – ‬dentro e fuori d’Italia‭ – ‬in senso anarcosindacalista,‭ ‬rivoluzionario‭ “‬puro‭” ‬o tendente al liberalismo.‭ ‬Lo studio biografico è qui un prisma attraverso cui studiare il movimento anarchico novecentesco.‭ ‬Inizialmente socialista,‭ ‬poi anarchico,‭ ‬espulso dalla Francia e dalla Germania,‭ ‬si stabilisce per due decenni in Inghilterra da dove dispiega la sua influenza sul movimento ebreo libertario di lingua yiddish.‭ ‬Sempre al fianco della compagna,‭ ‬e anarchica,‭ ‬Milly Witkop,‭ ‬il suo ruolo è fondamentale nelle lotte operaie europee del‭ ‬1910-1914‭ ‬e allo scoppio della guerra è rinchiuso in carcere per il suo antinterventismo.‭ ‬Rilasciato nel‭ ‬1918,‭ ‬è tra i fondatori della FAUD,‭ ‬organizzazione anarcosindacalista che raggiunge‭ ‬120-150mila iscritti nel‭ ‬1919,‭ ‬per decadere a‭ ‬7mila nel‭ ‬1932.‭ ‬Con l’avvento di Hitler,‭ ‬dopo avere pubblicamente sconfessato il gesto di Marinus van der Lubbe‭ (‬il consiliarista olandese che tentò di appiccare il fuoco al Reichstag in un estremo tentativo di protesta antinazista‭)‬,‭ ‬si rifugia negli Stati Uniti,‭ ‬partecipa come pubblicista alla guerra civile spagnola.‭ ‬Nel‭ ‬1941‭ ‬si schiera contro il nazionalsocialismo e a favore di un intervento militare alleato,‭ ‬visto come il male minore con cui giocoforza fare i conti:‭ ‬posizione,‭ ‬questa,‭ ‬condivisa solo da alcuni libertari e che scatena forti polemiche soprattutto negli Stati Uniti a opera dei circoli vicini al periodico‭ “‬L’Adunata dei Refrattari‭”‬.‭ ‬Il pensiero di Rocker dal secondo dopoguerra è stato diffuso in Italia anche grazie all’opera di militanti come Ugo Fedeli e Valerio Isca,‭ ‬e,‭ ‬successivamente,‭ ‬agli sforzi delle edizioni Anarchismo‭ (‬che nel‭ ‬1977‭ ‬ha pubblicato in due volumi una delle sue opere fondamentali,‭ ‬Nazionalismo e cultura‭)‬.‭ ‬A questo intellettuale militante si deve un tentativo di elaborare uno sguardo libertario sul mondo,‭ ‬una chiave di lettura in grado di mettere in discussione alcuni paradigmi assunti dal movimento operaio‭ (‬tra cui il materialismo storico,‭ ‬contestato in nome dell’imprevedibilità della storia‭) ‬e di combinare i classici principi dell’anarchismo con il nuovo anarchismo tedesco influenzato dal pensiero di GusTAV Landauer.‭
Leonard Schäfer,‭ ‬Contro Hitler.‭ ‬Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata,‭ ‬ZiC,‭ ‬2015
‭Anarchici e libertari in senso lato,‭ ‬ma anche comunisti eretici e consiliaristi sono i protagonisti della opposizione sociale e politica tedesca dimenticata,‭ ‬evocata nel sottotitolo del libro.‭ ‬Nel corso della presentazione è stato dato conto dell’attività sindacale degli anarchici prima dell’avvento di Hitler e dell’influenza libertaria nelle Camere del Lavoro,‭ ‬della capacità di organizzare particolari settori lavorativi e categorie come i giovani e le donne in apposite Leghe,‭ ‬e di considerare il fascismo nella versione tedesca come il primo obiettivo da combattere sin dal‭ ‬1923,‭ ‬subito dopo la marcia su Roma.‭ ‬Un’attività di resistenza iniziata giocoforza già dal‭ ‬1930‭ ‬contro una Repubblica di Weimar che si configura da subito come un governo reazionario,‭ ‬chiudendo giornali e pubblicazioni periodiche.‭ ‬Tre sono le figure principali di un movimento che dal‭ ‬1932‭ ‬decide di entrare in clandestinità:‭ ‬il già citato Rudolf Rocker,‭ ‬Erich Müsham‭ (‬al quale Schäfer ha dedicato alcuni studi specifici‭) ‬e Augustin Souchy.‭ ‬Quella degli anni successivi è una lotta difficile e minoritaria,‭ ‬segnata dalle persecuzioni giudiziarie‭ (‬come nel caso di un processo del‭ ‬1936‭ ‬contro un gruppo anarchico accusato di alto tradimento‭)‬,‭ ‬ma nondimeno esistente e coraggiosa e della quale l’autore ha il merito di dare finalmente conto.
Claudio Strambi,‭ ‬L’inquieta attitudine.‭ ‬Camillo Berneri e la vicenda politica dell’anarchismo in Italia.‭ ‬Primo libretto,‭ ‬ed.‭ ‬Kronstadt,‭ ‬2015
Continua il grande interesse per il pensiero di Berneri,‭ ‬oggetto di numerosi studi negli ultimi venti anni.‭ ‬Un Berneri interpretato nei modi più vari,‭ ‬a seconda di chi ne scrive.‭ ‬È il risultato questo delle stesse riflessioni berneriane,‭ ‬inquiete certo ed eclettiche fino ad apparire a volte contraddittorie.‭ ‬Quel che Strambi intende‭ (‬meritoriamente‭) ‬fare con il primo di una serie di libretti non è però quella di fornire una particolare,‭ ‬e propria,‭ ‬interpretazione delle riflessioni di Berneri.‭ ‬L’obbiettivo è piuttosto di restituire il pensiero e l’azione di Berneri entro il contesto del movimento anarchico per metterne in evidenza le discussioni e le direttrici di pensiero,‭ ‬nella giusta convinzione che le elaborazioni di Camillo non siano solitarie,‭ ‬ma immerse nel dibattito dell’epoca dentro e fuori l’anarchismo:‭ ‬ad esempio la polemica aspra sulla‭ “‬dittatura del proletariato‭” ‬la cui necessità,‭ ‬o ineludibilità,‭ ‬fu rivendicata negli anni del Biennio Rosso anche da parte di qualche anarchico.‭
Antonio Senta,‭ ‬Utopia e azione.‭ ‬Per una storia dell’anarchismo in Italia‭ ‬1848-1948‭ ‬,‭ ‬Elèuthera‭ ‬2015.‭
Un’affollata presentazione in cui ha preso la parola per primo Gianfranco Ragona,‭ ‬ricercatore all’università di Torino e già autore di studi sul pensiero di GusTAV Landauer e dell’ottima opera di sintesi‭ ‬Anarchismo.‭ ‬Le idee e il movimento‭ (‬Laterza‭ ‬2013‭)‬,‭ ‬che in maniera pregevole ha delimitato alcune questioni di fondo.‭ ‬Si tratta‭ – ‬ha affermato‭ – ‬di uno di quei testi utili per dare vita a una scuola,‭ ‬o università,‭ “‬altra‭”‬,‭ ‬uno strumento per un’autoformazione eretica,‭ ‬scientifica e militante al tempo stesso.‭ ‬Il termine cronologico di partenza,‭ ‬1848,‭ ‬è originale e pienamente giustificato da un anno,‭ ‬il‭ ’‬48‭ ‬appunto,‭ ‬che segna l’entrata dei popoli nella storia e dischiude la via a una critica della questione sociale su cui si innesterà l’anarchismo.‭ ‬Il punto finale è il‭ ‬1984,‭ ‬visto come la fine del lungo‭ ’‬68‭ ‬italiano,‭ ‬e insieme,‭ ‬il titolo della distopia di George Orwell,‭ ‬che sembra davvero caratterizzare gli ultimi trenta anni.‭
In questa pregevole opera di sintesi,‭ ‬come l’ha definita Claudio Venza,‭ ‬trova voce la molteplicità dell’anarchismo italiano,‭ ‬nella sua triplice accezione politica,‭ ‬etica e sociale.‭ ‬Proprio sul termine‭ “‬politica‭” ‬si è aperta una riflessione,‭ ‬con Ragona che ha messo in evidenza come il movimento anarchico non sia stato in grado di risolvere il rapporto tra politica e antipolitica.‭ ‬Un’opposizione alla politica,‭ ‬da intendersi come sinonimo di governo e di autorità,‭ ‬difesa invece dall’autore,‭ ‬che ha rivendicato come fattore positivo il carattere sociale,‭ ‬etico e antipolitico dell’anarchismo,‭ ‬quale risulta dallo studio della sua parabola storica e,‭ ‬insieme,‭ ‬come base ineludibile su cui poggiare la propria azione odierna.

Rete delle Biblioteche Anarchiche e Libertarie‭ (‬REBAL‭)‬.‭ ‬Presentazione del progetto e della sua fase di realizzazione
REBAL è una rete di collaborazione tra biblioteche,‭ ‬archivi e centri di documentazione attivi sul territorio italiano ed estero.‭ ‬Il suo principale strumento è un catalogo collettivo raggiungibile all’indirizzo http://www.REBAL.info che permette di interrogare contemporaneamente i diversi OPAC‭ (‬Online Public Access Catalog‭) ‬dei vari centri,‭ ‬come se l’utente avesse a che fare con un unico catalogo.‭ ‬Questa caratteristica assai positiva è stata mostrata,‭ ‬con un video,‭ ‬nella manifestazione fiorentina.‭ ‬Il progetto REBAL,‭ ‬nato negli ultimi anni,‭ ‬intende rafforzare i rapporti tra archivi e facilitare l’accesso pubblico al ricco patrimonio culturale libertario con la consapevolezza che una più larga circolazione culturale,‭ ‬storica e attuale,‭ ‬possa essere un veicolo di trasformazione sociale e di ulteriore diffusione di principi e pratiche antiautoritarie.‭ ‬Tutto ciò per far fronte ai processi di devastazione statali e capitalisti che procedono in maniera sempre più rapida.
Molti delle biblioteche e degli archivi che partecipano a REBAL sono aderenti della FICEDL‭ (‬Fédération Internationale des Centres d’Etudes et de Documentation Libertaires‭) ‬nata a Marsiglia nel‭ ‬1979:‭ ‬da qui l’intenzione,‭ ‬espressa dai curatori del progetto,‭ ‬di ospitare nuovamente l’incontro dell’anno prossimo della Fédération proprio in Italia.
 
Dibattito promosso dall’Ateneo Libertario di Firenze e dalle Edizioni Elèuthera su‭ ‬Autogestione e movimenti,‭ ‬con Saul Newman,‭ ‬Tomás Ibáñez,‭ ‬Salvo Vaccaro,‭ ‬Pippo Gurrieri e Maria Matteo.

Si è trattato di un confronto particolarmente interessante.‭ ‬I primi tre oratori hanno dato conto di alcune riflessioni edite da Eleuthera‭ (‬cfr.‭ ‬tra gli altri S.‭ ‬Newman,‭ ‬Fantasie rivoluzionarie e zone autonome.‭ ‬Post-anarchismo e spazio politico‭; ‬Tomás Ibáñez,‭ ‬Anarchismo in movimento‭; ‬Salvo Vaccaro,‭ ‬Pensare altrimenti.‭ ‬Anarchismo e filosofia radicale del Novecento e‭ ‬Agire altrimenti.‭ ‬Anarchismo e movimenti radicali nel XXI secolo‭)‬.‭ ‬Gli ultimi due intervenuti hanno considerato rispettivamente la lotta contro il MUOS,‭ ‬della quale i lettori di Sicilia Libertaria e Umanità Nova dovrebbero essere debitamente informati,‭ ‬e di quella contro il TAV che ha spesso riempito le pagine del settimanale anarchico negli ultimi dieci anni.‭ ‬Pur senza alcuna novità particolare,‭ ‬gli interventi e il dibattito sono stati assai stimolanti.‭ ‬Newman,‭ ‬tradotto da Stefano Boni,‭ ‬ha ribadito la necessità di liberarsi dal concetto di Rivoluzione intesa quale tappa ultima dell’agire anarchico,‭ ‬rivendicando invece un agire rivoluzionario del‭ “‬qui e ora‭” ‬intesa come necessaria resistenza alle molteplici,‭ ‬e riproducibili,‭ ‬forme che assumono le relazioni di potere.‭ ‬Ancora una volta sono le intuizioni di De La Boétie e di Foucault a essere fatte proprie e a venir estese.‭ ‬L’anarchia stessa non sarebbe quindi punto di arrivo,‭ ‬ma punto di partenza,‭ ‬metodo:‭ ‬forma ideologica non vincolante,‭ ‬caratterizzata da relazioni di non-potere.‭ ‬Questo è ciò che Newman intende per post-anarchismo.‭
Tomás Ibáñez tradotto da un altro compagno già attivo nella lotta antifranchista e nella ricostruzione della CNT,‭ ‬Giampaolo Biagioni,‭ ‬ha acutamente delineato le caratteristiche del mondo contemporaneo,‭ ‬non solo‭ “‬liquido‭”‬,‭ ‬secondo le indicazioni di Zygmunt Bauman,‭ ‬ma anche‭ “‬rapido‭”‬.‭ ‬Viviamo,‭ ‬in sostanza,‭ ‬in un torrente contro cui l’antagonismo ha provato a fare i conti negli ultimi decenni:‭ ‬nel maggio‭ ’‬68,‭ ‬nel Chiapas del‭ ‬1994,‭ ‬a Seattle nel‭ ‬1999.‭ ‬Nel corso dei decenni si sono sviluppate forme non istituzionalizzate di contestazione e alternativa reale al sistema‭ (‬vedi il proliferare attuale di forme di economia solidale‭)‬,‭ ‬costituito da un mix di anarchismo e post-strutturalismo.‭ ‬Movimenti che hanno fatto proprio alcuni principi base dell’anarchismo‭ – ‬la critica della rappresentatività,‭ ‬l’orizzontalità nel funzionamento interno,‭ ‬il ricorso all’azione diretta‭ –‬,‭ ‬che mettono in pratica temi quali l’autogestione e l’autonomia.‭ ‬Si mostra così un importante carattere prefigurativo del mondo liberato,‭ ‬si concretizzano le trasformazioni oggi senza rimandarle all’indomani,‭ ‬vivendo la rivoluzione nel presente e tentando l’impresa improba di unire la politica all’etica.‭ ‬Il sistema neoliberista contemporaneo però cerca continuamente di sussumere,‭ ‬o recuperare,‭ ‬queste istanze di autogestione strumentalizzando così lo stesso concetto di libertà,‭ ‬che non è più la libertà anarchica,‭ ‬intrinsecamente legata al concetto di uguaglianza,‭ ‬ma unicamente la libertà del consumo.‭ ‬Infine,‭ ‬ha concluso Ibáñez,‭ ‬contro un sistema nel quale i parlamenti e i governi hanno sempre meno voce in capitolo,‭ ‬bisogna provare a reinventare obiettivi e forme della contestazione:‭ ‬in questo senso utili sono,‭ ‬malgrado tutto,‭ ‬le indicazioni del discutibile Comitato Invisibile‭ (‬autore di‭ ‬L’insurrezione che viene,‭ ‬Porfido,‭ ‬2010‭) ‬che indica nelle infrastrutture e nei nodi di comunicazione e scambio di merci l’odierno punto debole del sistema capitalista.
‭ ‬Salvo Vaccaro ha provato a fare da‭ ‬trait d’union‭ ‬tra queste riflessioni teoriche e le lotte reali,‭ ‬delineando un panorama contemporaneo ricchissimo di movimenti antagonisti e insieme di una‭ ‬governance‭ ‬globale sempre più oppressiva.‭ ‬La governamentalità neoliberale ha portato alla fine della politica intesa come‭ “‬senso civico che ci lega insieme‭”‬.‭ ‬Mentre Salvo parlava,‭ ‬chi ascoltava‭ (‬e scrive ora queste righe‭) ‬pensava invece che il contesto contemporaneo ci dimostra con chiarezza che la politica non è altro che la sublimazione della governamentalità neoliberale.‭ ‬Sia come sia,‭ ‬è indubbio che quest’ultima è subita dagli oppressi in maniera essenzialmente individuale in quanto pare che il potere sia riuscito a rompere quella dimensione collettiva capace,‭ ‬in alcune epoche,‭ ‬di declinare la politica come attività non separata dalla società.‭
Maria Matteo ha riportato la questione rivoluzionaria come punto irrinunciabile dell’agenda anarchica.‭ ‬Rivoluzione non come evento catartico né determinante una volta per tutte‭ (‬e in questo ha fatto proprie le indicazioni diffuse nel movimento e a cui Ibáñez dà voce da decenni‭)‬,‭ ‬ma come processo di trasformazione radicale dei rapporti sociali:‭ ‬ha brillantemente addotto gli esempi del Rojava e del confederalismo democratico di stampo bookchiniano e soprattutto della lotta No TAV con i suoi momenti insurrezionali,‭ ‬su tutti il dicembre‭ ‬2005.‭ ‬Questo tipo di mobilitazioni accelerano e rendono reali relazioni umane e sociali nuove,‭ ‬cioè solidali,‭ ‬orizzontali,‭ “‬altre‭” ‬rispetto allo Stato,‭ ‬alle sue polizie e gerarchie.‭ ‬Una rivoluzione è quindi possibile,‭ ‬anzi necessaria e non demandabile a un lontano futuro.
Pippo Gurrieri ha mostrato come nei fatti alcune delle riflessioni post-anarchiche siano messe in pratica,‭ ‬a volte inconsapevolmente dai movimenti stessi,‭ ‬in particolare da quello No MUOS.‭ ‬La scommessa è,‭ ‬evidentemente,‭ ‬quella di dare materialità all’anarchia come metodo e come obiettivo,‭ ‬come mezzo e come fine,‭ ‬questioni cruciali di cui hanno parlato Newman e Ibáñez.‭ ‬Per vincere la difficile sfida è fondamentale il coinvolgimento popolare rifiutando il ruolo di avanguardia politica che ancora condiziona parte dei movimenti nei loro residuali richiami alla post-autonomia e al cosiddetto anarcoinsurrezionalismo,‭ ‬combinando una rivoluzione dei comportamenti,‭ ‬che solo un conflitto reale e agito possono accelerare,‭ ‬con obiettivi alti.‭ ‬In altre parole,‭ ‬l’assemblearismo orizzontale a cui partecipa parte di popolazione,‭ ‬magari acerba di politica,‭ ‬per organizzare il presidio piuttosto che il blocco dei mezzi di polizia ed esercito è carburante prezioso per accendere un immaginario altro,‭ ‬che è,‭ ‬in questo caso,‭ ‬quello di una Sicilia senza più basi né servitù militari,‭ ‬primo passo per fermare le guerre che costellano il pianeta,‭ ‬spargendo terrore e morte in ogni dove.

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