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La comunicazione politica

La comunicazione politica

I messaggi lanciati dalla campagna elettorale del primo ministro ungherese Orbàn non sono solo un insieme di stereotipi costruiti per vincere le elezioni: costituiscono una strategia politica applicabile in generale. L’affaire Soros, ad esempio, è stato uno strumento esportabile anche all’estero. Il ministro degli interni Salvini, quando quotidianamente si sente in difficoltà nel dibattito, comincia ad attaccare l’avversario politico accusandolo di essere finanziato da Soros.[1] Qualunque nemico politico di questi due personaggi hanno la colpa suprema di ricevere fondi da questo miliardario ungherese che favorirebbe l’inserimento nella società occidentale di immigrati provenienti da zone meno fortunate delle nostre.

Non che George Soros sia un benefattore disinteressato, anzi, ma dalla campagna politica portata avanti dal leader del partito di estrema destra Fidesz nel 2010, risulterebbe avere poteri demoniaci: tutti i problemi dell’Ungheria sono causati da lui, il quale finanzierebbe qualunque ONG, ovviamente nemiche del popolo ungherese ed europeo.

Le speculazioni economiche con le quali Soros divenne famoso fu il 16 Settembre 1992, denominato “Mercoledì Nero”. La speculazione in questione partì quando l’Inghilterra si unì al Sistema Monetario Europeo nel 1990, legando la sterlina britannica al marco tedesco. Uno dei problemi dell’Inghilterra – così come dell’Italia in quel periodo – era l’alto tasso d’inflazione; per contenere il tutto, il governo britannico avrebbe dovuto alzare i tassi d’interesse sulla sua moneta, cosa che non fece in quanto erano già alti in quel periodo storico. Due anni dopo, nella primavera del 1992 la sterlina britannica veniva scambiata contro il marco tedesco ad un tasso già molto vicino al limite minimo dallo SME (2,25%). A quel punto Soros, attraverso il fondo Quantum, cominciò a vendere allo scoperto[2] grosse quantità di sterline britanniche Evidentemente era sicuro che a un certo punto la valuta si sarebbe deprezzata oltre il limite minimo consentito, ormai insostenibile. Questa cosa andò avanti per dei mesi finché il 16 settembre 1992 (il “Mercoledì Nero”), Soros cominciò a vendere miliardi di sterline, costringendo il giorno dopo la Banca d’Inghilterra a comprare centinaia di milioni di sterline, alzando i tassi d’interesse in modo da renderla più appetibile ai compratori. La mossa della Banca d’Inghilterra non riuscì e costrinse il governo inglese a dover uscire dallo SME. Analoga situazione si ebbe con la lira italiana e l’innalzamento dei tassi d’interesse e la successiva svalutazione del 30% e perdita di 48 miliardi di dollari.[3]

Con qualche ragione dunque la destra europea cominciò a porre critiche aperte a Soros colpevole di voler affamare la popolazione. Con l’approssimarsi delle problematiche migratorie ed il finanziamento di Soros ad alcune associazioni umanitarie (come la Open Society Fundations) nei primi del 2000, la critica destrorsa si è spostata nella direzione della cospirazione volta alla sostituzione etnica.

Sembra allora che Orbàn abbia utilizzato questo retroterra personale per una campagna vincente – in realtà non è stata farina del suo sacco, avendo dietro di lui due consulenti di campagne elettorali: Arthur Finkelstein e, il suo braccio destro, George Eli Birnman.

L’esperienza del primo, deceduto nel 2017, è di lungo corso: ha ideato molte campagne elettorali di volti noti della destra occidentale: Richard Nixon, Ronald Reagan, Benjamin Netanyahu ed, infine, Viktor Orbàn. Paradossale il fatto che, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, fu proprio Netanyahu a mettere in contatto Orbàn con Finklestein e Birnman. I due, infatti, proprio attraverso questo ultimo contatto, scateneranno una campagna elettorale contro George Soros, con fosche tinte antisemite che, pur non giungendo mai ad essere esplicite, lasciava di fatto all’elettorato il facile compito di tracciare i puntini.

I due consulenti, tra l’altro, sono di origine ebraica anche loro. Consapevomente od inconsapevolmente però proprio da loro è partita la spaventosa ondata antisemita che implicitamente troviamo nella propaganda dei politici di estrema destra. Alla base del loro discorso, infatti, troviamo il solito stereotipo del potentissimo ebreo che vuole distruggere “i popoli” e dominare il mondo.

La talpa prima dei conservatori negli Stati Uniti e poi nell’Europa dell’est ha sempre adottato una semplice tattica per far vincere i propri clienti: il Negative Compaigning. Questo tipo di tattica non si basa sulla propaganda dei pregi del proprio candidato ma nell’attaccare senza peli sulla lingua l’avversario, anche diffondendo notizie false. Nel momento che la controparte tenta di difendersi contro le fake news spesso cade nella trappola con le proprie mani, di fatto diffondendole ancora di più. Questo meccanismo venne esportato dall’America con la vittoriosa campagna elettorale di Netanyahu contro Peres. In seguito la Geb International, società fondata di Finkelstein e Birnman, ottenne successi in Romania con Calin Popescu-Tariceanu ed in Bulgaria con Sergei Stanishev.

Il capolavoro dei due però fu l’Ungheria: non solo riuscirono a costruire una story telling demoniaca su un personaggio popolare e noto nel paese ma questo ebbe delle ripercussioni politiche a livello mondiale. Inoltre l’avversario della campagna non fu un politico bensì uno speculatore finanziario. Il motivo per il quale venne scelto non è solo legato agli aspetti (solo) apparentemente filantropici di Soros: la strategia della Geb International non funziona senza un nemico cui successivamente addossare la colpa di ciò che si farà di antipopolare.

Una volta eletto Orbàn venne imposta all’Ungheria l’austerità e chi miglior nemico si poteva scegliere del capitale straniero? La storia è sempre quella utilizzata dai conservatori nel paese. con la piccola Ungheria costretta a difendersi dai nemici esterni – prima gli Ottomani, poi i Nazisti, infine i Comunisti. Ora i grandi speculatori esteri vogliono attaccare l’Ungheria e l’unico modo di difendersi dagli invasori è porsi sotto l’ala protettiva di Orbàn.

All’inizio il messaggio era che alcune ONG fossero controllate da Soros e che quindi l’intento era di far invadere l’Europa, fulcro della cristianità, da milioni di immigrati. Il messaggio che passò è che non solo tutte le ONG fanno parte di una rete unica ma che questo era solo uno dei piccoli nodi alla base del complotto di Soros contro l’Europa e l’Ungheria. L’invasione degli immigrati, insomma, non era nient’altro che un complotto di Soros. Intendiamoci: Soros non è, come dicevamo, un benefattore disinteressato ed i suoi rapporti con i servizi a stelle e strisce possono tranquillamente essere reali. Il fatto è che non è sicuramente peggio del resto del capitale internazionale con cui Orbàn continua a fare affari. Soros e gli immigrati fungono da paravento per nascondere l’accettazione fattuale delle politiche neoliberiste da parte del governo ungherese e fungere da capro espiatorio per le loro conseguenze.

L’Ungheria, pertanto, è un banco di prova che ci permette di capire come le fake news penetrino nell’opinione pubblica e siano funzionali ad ottenere consenso. L’idea è di lanciare messaggi sempre molto semplici ed incisivi con l’ingrediente fondamentale di una forte carica di aggressività. In Ungheria l’antisemitismo si è amalgama to bene al messaggio, altrove i soggetti possono essere diversi ma il principio resta uguale e con esso dovremo fare i conti.

Lorenzetto

NOTE

[1] Due sono i riferimenti: il primo riguarda l’accusa di Salvini a Soros in merito all’aumento dello spread italiano. Link: https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-10-08/salvini-le-pen-contro-juncker-moscovici-nemici-ue–123949.shtml?uuid=AEzzm9IG ; il secondo è lo scontro tra Sea Watch e Salvini del Gennaio di quest’anno in ci il ministro degli interni twitta: “Buono sì, fesso no. E siccome l’autorizzazione allo sbarco nei porti la dà il #Viminale, la risposta è no, niet, nisba per gli scafisti e gli amici degli scafisti. È l’unico modo per tagliare questo flusso di soldi, che poi vengono usati per comprare armi e droga, che spesso e volentieri arrivano in Italia. Chiamate chi volete voi, #Soros, i marziani, ma questo governo non cambia idea.” Il tweet in questione è stato riportato “fieramente” dal giornale neofascista Il Primato Nazionale.

[2] La vendita allo scoperto è un’operazione finanziaria verso di uno o più soggetti terzi di titoli non posseduti direttamente dal venditore. Il guadagno si ottiene quando il titolo scende.

[3] https://www.pdf-archive.com/2018/11/11/squadra-92/squadra-92.pdf

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