Kropotkin, Pëtr A.
AGITE VOI STESSI. Scritti scelti rari e inediti
A cura di Francesco Codello
Edizioni La Baronata, Lugano 2021, pp. 240, € 18.
Ecco finalmente, giusto per l’occasione del centenario della morte dell’autore, un libro davvero importante. Importante fin dal titolo, con quell’appello al fare che canonicamente rimanda al Colin Ward di Anarchy in Action e più ereticamente a Jerry Rubin di Fallo! Rimanda però anche a un dimenticato Peter Heinz, pioniere della teorizzazione dell’anarchismo positivo. Gli elementi di quest’anarchismo positivo, prefigurativo, sono qui presentati nella forma essenziale di articoli e lettere. Ciò offre al lettore il vantaggio di trovare riassunti in forma succinta concetti che fungono da impulso per una prima riflessione che potrà poi sfociare nell’approfondimento sviluppato in testi più ampi e articolati. Questo va detto anche per sgombrare il campo dall’idea dell’operazione filologica, di per sé lodevole per carità, che potrebbe sorgere considerando quanto recita il sottotitolo, ossia “scritti scelti rari e inediti”.
No, questo manuale creativo ci offre un Kropotkin che nel suo consueto stile asciutto e rigoroso ci dischiude la mente su un futuro qui e ora. Dato il carattere antologico della pubblicazione, non stupisce la varietà di temi: basta uno sguardo all’indice, magari dopo aver letto l’utilissimo scritto introduttivo di Francesco Codello con i suoi rimandi a Paul Goodman, Murray Bookchin, Colin Ward (appunto) e Landauer per stuzzicare l’appetito.
Si potrebbe cominciare per esempio dall’“Inevitabile anarchia” che colloca il mutuo aiuto nel bel mezzo delle complesse interdipendenze economiche e sociali globali che portano dagli italiani morti del male del tunnel al traforo del San Gottardo all’arricchimento dell’Inghilterra. Il riconoscimento dell’origine sociale della ricchezza è alla base di una tendenza verso il comunismo che già “s’insinua nei costumi”, una tendenza che “mette i bisogni dell’individuo al di sopra dei servizi che ha reso o che potrebbe rendere alla società”. Lo sviluppo di questo “comunismo latente” (d’altronde la dichiarazione “La diffusione delle idee anarchiche viene fatta non solo con l’azione degli anarchici, ma – ciò che conta – indipendentemente dalla nostra azione” è di Kropotkin) è affiancato dalla lotta infaticabile dei lavoratori per mantenere o introdurre l’antico comunismo parziale, come, per esempio, in taluni comuni rurali della Svizzera (sotto forma dei beni comuni come li ha definiti Elinor Ostrom).
In parallelo, Kropotkin constata anche come le funzioni considerate appannaggio del governo vengono contestate e la home rule diventa una necessità: il libero accordo si sostituisce alla legge e la libera cooperazione all’iniziativa e alla tutela delle autorità. Oggi quest’immagine potrà anche suscitare un sorriso un po’ amaro, però ciò non deve offuscare la percezione di tendenze sociali che vanno nella direzione di quella “utopia realistica” delineata, tra altri, da Michael Albert.
Naturalmente, proseguendo nella lettura, va sempre tenuto ben presente che affidare ad aggregazioni libere i servizi in gestione allo Stato non va mai inteso come privatizzazione (essendo comunista l’organizzazione economica della società come ben spiega ad esempio Selva Varengo in Pagine Anarchiche) ma come riappropriazione sociale di competenze regolatorie. Per non lasciare nessuna obiezione senza risposte, Kropotkin prende infine in esame le possibili obiezioni all’organizzazione libertaria della società: “Cosa fare con quelli che non vorranno lavorare? Chi punirebbe i trasgressori sociali?” Lasciamo al lettore del libro il piacere della scoperta delle relative riflessioni di Kropotkin.
In un altro breve scritto dal titolo “Il socialismo municipale” tratto dalla rivista Freedom, l’autore descrive le esperienze in atto in taluni comuni inglesi al fine di organizzare l’approvvigionamento per soddisfare dapprima i bisogni primari di tutti, cosicché nessuno sia costretto a svendere la sua forza lavoro a un padrone. Quest’attenzione per il lato del consumo evoca l’approccio landaueriano recentemente messo in luce con la pubblicazione di Una Strada per la Liberazione della Classe Lavoratrice (Les Milieux Libres Edizioni, Soazza 2021), ossia l’unione dei consumatori attraverso le cooperative di consumo. Risalta però subito l’attenzione di Kropotkin per il carattere contraddittorio di questo “semplice esperimento”, laddove precisa “Beninteso, nessun individuo ragionevole si aspetterà che il socialismo municipale, non più della cooperazione operaia, risolva in qualche misura il problema sociale”.
Perché? Anche qui non anticipiamo il ragionamento esemplificativo di Kropotkin, sviluppato in questo articolo sulla base di considerazioni urbanistiche e su cui l’autore torna in un successivo breve testo dal titolo “Perché non una Città Co-operativa?”. I temi trattati nell’antologia però sono molteplici: incontrerete uno snello profilo dell’anarchismo tratto dalla Encyclopaedia Britannica con prima traduzione italiana in Volontà del 1967, considerazioni sulla morale anarchica, riflessioni sul federalismo e altro ancora. In breve, 18 euro ben spesi.
Peter S.
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