Intervista Redazionale
Umanità Nova – d’ora in poi UN: Ciao Massimo, comincia un po’ col descrivere la storia della Federazione Milanese.
Massimo Varengo della Federazione Milanese – d’ora in poi MV: La storia della Federazione Milanese della F.A.I. affonda le sue radici nei primi anni Settanta con la costituzione del gruppo “Lotta Anarchica” che aderì subito alla Federazione Anarchica Italiana: era il 1971 ed il collettivo era inizialmente composto da compagne e compagni provenienti dal Gruppo Libertario del Politecnico e dal Movimento Anarcocomunista di Lambrate. A questo gruppo fu affidata nel 1974 dal congresso della F.A.I. la redazione di Umanità Nova, che trovò collocazione iniziale nei locali di via Fratelli Bozzi 29 a San Siro. Alla fine dello stesso anno si era costituita, su iniziativa del gruppo, l’“Organizzazione Lotta Anarchica” – OLA prodotta dalla convergenza di gruppi e nuclei e che si era strutturata per collettivi di intervento (fabbrica, scuola, territorio, donne). Con una novantina di compagn* attivi ed una distribuzione settimanale in città ed hinterland di 1200 copie di Umanità Nova, l’OLA ha rappresentato una presenza significativa dell’anarchismo organizzato in una fase sociale particolarmente conflittuale. Nel 1976, con una campagna volta a recuperare le sedi anarchiche distrutte o chiuse dal fascismo, ottenemmo in affitto dal Comune una palazzina del demanio (in precarie condizioni) in viale Monza 255 insieme ad altre realtà anarchiche. In seguito alle trasformazioni sociali e politiche seguite alla sconfitta e alla repressione del movimento del ’77, che incisero profondamente sulla stessa militanza, l’OLA si modificò in un’insieme federale territoriale assumendo nel 1978 il nome di Federazione Milanese della FAI (a volte abbreviato in Federazione Anarchica Milanese). Verso la fine degli anni ottanta si è dato vita all’“Ateneo Libertario”, cercando di rinnovare la tradizione degli Atenei spagnoli. In questa ambito, aperto alla collaborazione di quant* vogliono impegnarsi, svolgiamo attualmente le nostre iniziative politiche e culturali, teniamo conferenze su argomenti di attualità, presentazione di libri, ospitiamo rappresentazioni teatrali e concerti musicali, mostre tematiche, organizziamo momenti di socialità con feste e cene, ecc.. Nella stessa sede è presente un centro di documentazione denominato “Archivio Proletario Internazionale” fornito di un’ampia raccolta di libri, periodici, manifesti, foto e ciclostilati sia di lingua italiana sia provenienti da altri paesi.
A Lotta Anarchica, all’OLA, alla FAM sono stati affidati nel tempo vari incarichi federativi: redazione di Umanità Nova (1974-1978; 1982-1986), Commissione di Corrispondenza (1987-1994), Commissione di Relazioni Internazionali (1980-1982; 1994-1997), collettivo editoriale delle edizioni “Zero in Condotta” (1994-…). Successivamente alcun* componenti del gruppo hanno svolto attività a livello individuale in ambito federativo in varie commissioni: scuola, mondo del lavoro, antimilitarista, antirazzista, sostegno alle vittime politiche, redazione collegiale di UN, Commissione di Corrispondenza, segretariato della Commissione di Relazioni dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche. Costante è l’intervento nel campo del lavoro con la promozione e partecipazione a Comitati di lotta, al sindacalismo conflittuale, nella solidarietà internazionalista, nel movimento delle donne, nell’antirazzismo, nell’impegno antirepressivo e controinformativo (omicidio di Pinelli e piazza Fontana innanzitutto). Significativa poi è l’organizzazione della giornata del Primo Maggio che da anni vede il cortile di viale Monza sede del grande incontro dell’anarchismo milanese che converge non solo per un buon pranzo e del buon vino ma per confrontarsi e stringere relazioni solidali.
UN: – Ci conosciamo da tempo e sappiamo che siete impegnati su molti campi militanti. Stavolta, però, vorremmo che ci parlassi dell’esperienza editoriale di “Zero in Condotta” che gestite da molto tempo.
MV: – Le Edizioni “Zero in Condotta” – ZIC – sono nate nel 1988 per volontà della FAI che destinò parte dei fondi della Colonia Berneri alla produzione libraria: la prima redazione era costituita da un collettivo composto da compagni di diversi gruppi che operò fino al 1994 quando la gestione fu affidata alla FAM la quale nel tempo ha promosso il passaggio dalla cooperativa editoriale all’associazione culturale; da allora l’incarico è stato continuamente rinnovato. Attualmente sono due i compagni che, all’interno del gruppo, sono pienamente coinvolti nell’attività sostenuti in vario modo dagli altri.
Detto questo mi sembra significativo ricordare il testo che nel 1988 presentava l’iniziativa: “La frase ‘Zero in Condotta’ evoca la trasgressione e l’indisciplina a fronte di un panorama sociale, politico e culturale sempre più orientato verso l’appiattimento ed il conformismo generalizzati mascherati da un continuo ‘falso movimento’. Il rifiuto di partecipare allo “spettacolo” si traduce in un impegno di vivo approfondimento culturale inedito, che intende rompere le regole del gioco preordinato per provare ad aprire nuovi orizzonti di libertà. L’intenzione è quella di varcare soglie e frontiere mai raggiunte, di incontrare e comunicare storie mai narrate, di leggere dati e realtà concrete mai rivelate. Un asse privilegiato di questa scommessa editoriale è lo scavo della memoria storica minore, quella occulta ed occultata, non tanto perché perdente quanto perché scomoda, anti-accademica, veritiera. Una presenza dirompente nell’immaginario sociale e nel reale così come esso è ha bisogno allora di strumenti operativi di ricerca e di supporto ad un coerente agire etico, politico e sociale che ricomprenda tutta la sfera del vivere collettivo, rifiutando l’integrazione e la divisione del lavoro manuale e intellettuale. Zero in Condotta non è un’editrice piccola come le altre: è una casa editrice che si vuole piccola per potersi insinuare agilmente nei circuiti di un mercato egemonizzato dal più forte. Non gode né di finanziamenti né di settori precostituiti cui indirizzarsi né di sbocchi commerciali consolidati. È una scommessa di non consumismo del libro che riguarda sia chi lo progetta così come chi lo legge e contribuisce a diffonderlo”.
UN: – Qual è stata in questi anni la vostra politica editoriale?
MV: – Innanzitutto quella di dare spazio ai lavori di compagn* della FAI e dell’anarchismo sociale in genere, di studios*, ricercatori e ricercatrici non necessariamente militanti ma, comunque, scientificamente validi. I titoli li programmiamo in parte all’interno del collettivo editoriale ma, spesso, riceviamo sollecitazioni da altre fonti del movimento che volentieri raccogliamo. Ad oggi sono più di cento i testi editi con molte migliaia di copie diffuse in circuiti prevalentemente militanti, nei luoghi della controcultura libertaria e nelle librerie alternative. È una iniziativa, la nostra, che – e la cosa ci fa molto piacere – riesce ad attrarre l’attenzione anche di molt* giovani che ci propongono le loro prime ricerche, così che diventiamo il primo sbocco editoriale della loro attività. Attualmente, però, il nostro sforzo maggiore e, per così dire, “fiore all’occhiello” è la pubblicazione dell’opera integrale degli scritti di Errico Malatesta, in coedizione con La Fiaccola di Ragusa: un’opera assolutamente unica, che sta vedendo la luce grazie al curatore Davide Turcato impegnatosi da anni nella ricerca certosina di tutti gli scritti del compagno che fu, tra l’altro, il primo direttore di Umanità Nova. Alla fine, l’opera sarà costituita da dieci volumi: quattro li abbiamo già pubblicati, il quinto dovrebbe vedere la luce entro l’anno e saremo allora a metà dell’opera.
UN: – Tornando al discorso della politica editoriale più in generale…
MV: – In generale privilegiamo la storia del movimento in senso lato e la riflessione sull’attualità. In questo momento, ad esempio, ci hanno proposto ed abbiamo accettato due testi scritti da spagnoli: uno è dedicato al movimento anarchico armeno. L’abbiamo pubblicato perché ci sembrava interessante rendere nota una storia di cui non si sapeva assolutamente nulla, tra l’altro in un momento in cui si è riaccesa il conflitto tra armeni ed azeri per il Nagorno Karabakh. L’altro libro è un testo scritto da un combattente nella resistenza contro il regime franchista nell’immediato dopoguerra. Le nostre scelte si sono basate sul fatto che si trattano di argomenti di cui si sa poco, storie che appartengono a fasi e momenti che, oggi, sono decisamente trascurati. Così spesso operiamo per riportare alla luce momenti della storia del movimento anarchico ed operaio internazionale che sono stati ingiustamente dimenticati, come la storia del movimento libertario cubano, importantissimo nella rivoluzione contro il regime di Batista ma la cui storia è stata soffocata dal mito castro/guevarista. Anche il testo “Truffare una Banca”, che racconta la resistenza e la durissima repressione subita in Uruguay dal movimento operaio e da quello anarchico in particolare dopo il colpo di Stato militare del 1976, è stato pubblicato in quest’ottica. Importanti poi i lavori sulle “Mujeres Libres”, come i lavori sull’importante esperienza spagnola. Ovviamente anche la dimensione “nazionale” ha un grosso spazio nella nostra attività: dagli studi sulla Resistenza al fascismo, a quelli su alcuni esponenti dell’anarchismo italiano, ad alcuni momenti topici come il ’68 ed il decennio successivo. Non manca poi la riproposizione di autori “classici” come Goldman, Fabbri, Proudhon, Berneri come non mancano i lavori dedicati alle espressioni culturali come quelli sul Canto e sul Teatro anarchico. Comunque per un avere un quadro più preciso di quanto è stato fatto è meglio rifarsi al catalogo sul sito www.zeroincondotta.org.
UN: – Svolgete anche il ruolo di supporto editoriale alle iniziative della F.A.I….
MV: – Certo, è consolidato il rapporto con l’ASFAI (Archivio storico della FAI) che ha portato alla pubblicazione praticamente tutti i materiali dei Convegni di Studio organizzati, da quello sulla Settimana Rossa, una iniziativa che ha riportato all’attenzione quella che è stata forse la più alta espressione rivoluzionaria del movimento operaio e socialista in Italia, a quello sulla Unione Anarchica Italiana, un’esperienza organizzativa importante dell’anarchismo italiano di cui, ciononostante, si sa ancora poco e di cui si è cercato di portare alla luce molti aspetti – in particolare le dimensioni ed il peso non trascurabili che ebbe tale organizzazione nel periodo del Biennio Rosso, anche prima della sua fondazione formale. Altro lavoro recente è Sentieri Libertari, gli Atti di un Convegno di Memorie delle compagne e dei compagni militanti della F.A.I. in molti periodi della storia d’Italia, dal 1945 ai giorni nostri e tra poco vedranno la luce gli Atti del recente convegno di Imola dedicato al centenario di Umanità Nova. In questo quadro mi piace ricordare anche la pubblicazione degli atti del convegno di Trieste del 1990, il primo in assoluto che vide la partecipazione di compagn* dell’Est dopo la caduta del muro di Berlino ed il collasso dei regimi sedicenti socialisti. Alla storia della FAI sono stati altresì dedicati altri lavori come Anni Senza Tregua, Con l’Amore nel Pugno, mentre La Gioventù Anarchica riguarda la storia della FAGI (Federazione Anarchica Giovanile Italiana). Anche Umanità Nova è stata al centro dell’attenzione, sia con l’importante lavoro Cronache Anarchiche che contiene su CD la trascrizione di tutti i numeri del quotidiano editi in epoca prefascista e di quelli usciti successivamente fino al 1945, sia con Parole in Libertà.
UN: – Dicevi prima che a questo lavoro di memoria affiancate anche testi di documentazione e riflessione sull’attualità…
MV: – Certo, insieme a lavori sul capitalismo e sulla cooperazione, sulla relazione tra anarchismo, indigenismo e decolonizzazione abbiamo pubblicato molto di recente un testo autobiografico di un combattente italiano in Rojava, dove racconta questa importantissima ed ancora attuale esperienza di lotta per la liberazione sociale, così come, sempre di recente, abbiamo ripubblicato un testo sulla Rivoluzione Ecologica come viene prospettata nel pensiero libertario di Murray Boockchin, assolutamente contemporaneo per i temi che affronta. È in programma inoltre un lavoro sulla situazione sociale e politica negli USA.
UN: – Per terminare, una domanda che non avremmo voluto fare: puoi farci un breve ricordo del compagno recentemente scomparso e che, sappiamo, collaborava con ZIC?
MV: – Parli di François Innocenti, detto “Faina” che ci ha lasciati dopo una lunga malattia. Sempre presente ad ogni nostro Primo Maggio, da professionista qual’era ha impaginato molti nostri testi stabilendo con noi un rapporto molto frequente e solidale. Il suo ultimo contributo è stato il catalogo scaricabile che trovate sul sito di ZIC. Per un suo ritratto rimando al ricordo steso da Dino Taddei, che con Faina aveva un rapporto amicale molto forte: “Senza clamori François Innocenti ci ha lasciati. Purtroppo una notizia che arriva dopo una lunga malattia. Eppure Faina (come era affettuosamente noto) ha mantenuto fino in fondo il suo proverbiale riserbo, chiedendo alla famiglia di divulgare la notizia solo una settimana dopo le sue esequie. Riserbo che è stato uno dei tratti essenziali del suo carattere e del suo agire politico, da non confondersi con la timidezza. Egli infatti ce lo ricordiamo in mille occasioni gioiose, indistruttibile al vino, accendendosi una sigaretta, con un mezzo sorriso ironico ‘alla toscana’. Ma quello che mi preme sottolineare è la sua fede incrollabile nell’Anarchia, nella sua pratica e nella sua comunità di militanti. L’essere schivo non gli ha impedito di essere un protagonista della scena milanese per oltre trent’anni, promotore instancabile (mai gregario) di iniziative dove l’agire anarchico fosse ben radicato. Tra le molte ricordo la fondazione di Arti e Mestieri Libertari, della Coop Alekos (Panagulis), del circolo Scighera e da ultimo della Trattoria Popolare. Ma questo non gli bastava, ha sempre rivolto le sue forze anche professionali verso iniziative editoriali che divulgassero il pensiero libertario (Eleuthèra, Centro Studi Libertari e, fino a quando le forze lo hanno sorretto, la casa editrice Zero in Condotta). Ma la sua anima libertaria ben si esplicava nella sua presenza costante nel collettivo della Torchiera: grande saggio e grande oste. Segno della sua personalità sensibile e disponibile verso chiunque. Frutto anche del suo cosmopolitismo: lo conobbi alle medie, Faina arrivava diretto da un girovagare tra Filippine, Somalia, Brasile e Perù. Figuriamoci, per noi che ci sembrava esotica Ancona… Se ne è andato un grande compagno, di quella materia che fanno i nervi, il sangue, la carne dell’Anarchia, non lo scorderemo. Sempre avanti Comandante Carlos Faina!”.
UN: – Alla prossima allora, quando vi chiederemo altri aspetti della vostra attività sul territorio milanese.
MV: – Alla prossima.