Una pratica di lotta e organizzazione

DSC_0007bPROLOGO
Quando riceviamo notizie della resistenza kurda a Kobane e negli altri due cantoni autonomi nella regione del Rojava,‭ ‬in un angolo della memoria e della coscienza esse ci riportano alla guerra ed alla rivoluzione spagnola.‭ ‬Le comuni egualitarie dell’Aragona,‭ ‬le dignitose barricate e l’autogestione a Barcellona,‭ ‬il grido di Buenaventura Durruti nella difesa di Madrid:‭ “‬Portiamo dentro di noi un mondo nuovo‭; ‬e quel mondo sta crescendo in questo stesso istante‭”‬.
Ritrovo varie similitudini,‭ ‬che sono il nucleo di molti processi di cambiamento:‭ ‬il popolo in armi,‭ ‬organizzato in battaglioni popolari‭; ‬il ruolo di spicco delle donne in tutti gli ambiti e a tutti i livelli dell’azione collettiva‭; ‬l’autogoverno con ampia partecipazione‭; ‬il fatto che questi cambiamenti emergano durante una guerra,‭ ‬ovvero in una situazione estremamente critica per la sopravvivenza.‭
Verso luglio-agosto del‭ ‬2012‭ ‬nel Rojava,‭ ‬la regione a fianco della Turchia,‭ ‬il regime siriano crolla quando la primavera araba iniziata nel‭ ‬2011‭ ‬è duramente repressa dal governo di Bachar al Assad,‭ ‬originando un conflitto interno con appoggi regionali e globali.‭ ‬Le grandi potenze sostengono diversi gruppi armati‭ (‬generalmente integrati da mercenari‭) ‬che combattono contro il regime siriano,‭ ‬appoggiato a sua volta da altre potenze,‭ ‬come l’Iran.
Il popolo kurdo è la più grande nazione del mondo senza stato.‭ ‬I quasi‭ ‬40‭ ‬milioni di kurdi vivono in quattro paesi:‭ ‬Siria,‭ ‬Irak,‭ ‬Iran e Turchia.‭ ‬Occupano un’area di circa‭ ‬400.000‭ ‬chilometri quadrati:‭ ‬quasi‭ ‬la metà di quest’area‭ ‬è nel Kurdistan turco per circa‭ ‬quindici milioni di abitanti,‭ ‬125.000‭ ‬chilometri quadrati‭ ‬sono‭ ‬in Iran per‭ ‬tredici milioni di abitanti,‭ ‬60.000‭ ‬chilometri quadrati‭ ‬si trovano in Iraq per otto milioni di abitanti e circa‭ ‬12.000‭ ‬chilometri quadrati in Siria con più di due milioni di abitanti.‭
I kurdi furono vittime delle potenze coloniali che all’inizio del XX secolo firmarono un accordo segreto per dividersi l’Impero Ottomano.‭ ‬Il‭ ‬16‭ ‬maggio‭ ‬1916,‭ ‬nella fase finale della Prima Guerra Mondiale,‭ ‬sir Mark Sykes come rappresentante della Gran Bretagna e Françoise Georges-Picot come rappresentante della Francia,‭ ‬si accordarono sulla divisione del Medio Oriente una volta terminata la guerra.‭ ‬Ciò che oggi è Siria,‭ ‬Libano e il sud della Turchia restarono sotto il dominio francese,‭ ‬mentre quello che ora è Giordania e Iraq fu affidato alla tutela britannica.
Nello stesso periodo,‭ ‬si emanò‭ ‬il‭ ‬2‭ ‬novembre‭ ‬1917‭ ‬la Dichiarazione di Balfour nella quale il Regno Unito decideva di sostenere la creazione di‭ “‬un territorio nazionale ebreo‭” ‬in Palestina.‭ ‬Si trattò di una lettera del Ministro degli esteri britannico,‭ ‬Arthur Balfour,‭ ‬al banchiere Lionel Walter Rothschild,‭ ‬un leader della comunità ebrea in Gran Bretagna,‭ ‬allo scopo di ottenere l’appoggio della Federazione Sionista di Regno Unito e Irlanda.‭ ‬Fino ad oggi le vecchie potenze,‭ ‬alle quali si unirono dopo il‭ ‬1945‭ ‬gli Stati Uniti e,‭ ‬in minor misura,‭ ‬l’Unione Sovietica,‭ ‬svolgono un ruolo dominante nel Medio Oriente dove hanno la precedenza per intervenire nelle loro antiche colonie.‭
Anche se l’accordo Sykes-Picot fallì per quanto riguarda la sua applicazione in Turchia,‭ ‬dove Kemal Atatürk guidò la guerra d’indipendenza,‭ ‬il resto del trattato si applicò nella forma prevista dagli imperi coloniali,‭ ‬assicurò il dominio francese e britannico,‭ ‬ma procurò altresì le condizioni degli attuali conflitti.‭ ‬Lo stato kemalista proibì l’uso del vocabolo Kurdistan e della sua lingua.‭ ‬I kurdi si dispersero in tutta la Turchia perché la loro terra fu espropriata attraverso il‭ “‬Trattato di Residenza Forzata‭” ‬del‭ ‬1930.‭ ‬Il popolo kurdo fu considerato da Ankara come‭ “‬turchi di montagna‭”‬,‭ ‬ossia turchi con tratti particolari dati dal loro habitat montuoso.
Nel nord della Siria,‭ ‬durante la guerra civile scoppiata nel‭ ‬2011,‭ ‬si formarono le milizie armate dette Unità di Protezione del Popolo‭ (‬YPG‭)‬,‭ ‬sotto il comando del Comitato Supremo Kurdo per controllare le zone abitate dai kurdi.‭ ‬Nel luglio‭ ‬2012,‭ ‬le YPG conquistarono la città di Kobane e una decina di altre città dove il Partito dell’Unione Democratica‭ (‬PYD‭) ‬e il Consiglio Nazionale Kurdo‭ (‬KNC‭) ‬diedero avvio ad un’amministrazione congiunta.‭ ‬Solo due città importanti a maggioranza kurda,‭ ‬Hasaka e Qamishli,‭ ‬continuarono ad essere controllate dal governo di Damasco.‭
Alcuni mesi dopo,‭ ‬nel gennaio del‭ ‬2013,‭ ‬i cantoni di Jazira,‭ ‬Kobane e Efrin proclamano la loro autonomia.‭ ‬Si tratta di tre piccole unità territoriali alla frontiera con la Turchia,‭ ‬in totale alcune decine di migliaia di abitanti,‭ ‬dove convivono diversi gruppi etnici e religiosi,‭ ‬circondati dall’esercito turco e dallo Stato Islamico.‭ ‬Sono tre enclave non contigue,‭ ‬separate da centinaia di chilometri e da migliaia di uomini armati che vogliono distruggerle.‭
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I movimenti ed i partiti di sinistra in Turchia nacquero negli anni Settanta in risposta ai crimini dello Stato turco contro le sue trenta nazionalità.‭ ‬I turchi infatti sono una minoranza in Turchia:‭ ‬un paese di settanta milioni di abitanti di cui circa quindici milioni di kurdi oltre a siriani,‭ ‬greci,‭ ‬armeni,‭ ‬gitani‭… ‬Ma la sinistra ancora non aveva una risposta per queste‭ “‬minoranze‭”‬.
Nel‭ ‬1978,‭ ‬si fonda il Partito dei Lavoratori del Kurdistan‭ (‬PKK‭)‬,‭ ‬di orientamento marxista-leninista,‭ ‬con l’obiettivo di formare un Kurdistan indipendente.‭ ‬La lotta del popolo kurdo stava crescendo dal‭ ‬1973‭ ‬e la formazione del Partito fu la conseguenza di questo lungo processo di autoaffermazione delle comunità del Kurdistan.‭ ‬Il colpo di stato del‭ ‬1980‭ ‬ad Ankara‭ (‬con l’appoggio della NATO e degli Stati Uniti,‭ ‬suo alleato strategico che dispone di varie basi militari contro la Russia‭) ‬si proponeva di frenare questo processo,‭ ‬di reprimere sia i kurdi sia le altre‭ “‬minoranze‭”‬,‭ ‬così come di attaccare la sinistra e i nuovi movimenti.‭
La maggioranza dei dirigenti del PKK si rifugiarono nei campi palestinesi in Libano,‭ ‬nella valle della Bekaa,‭ ‬stringendo alleanze con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina diretto da George Habash.‭ ‬Qui ricevettero addestramento militare e parteciparono alla lotta del popolo palestinese nella quale rimasero vittime più di trecento militanti kurdi,‭ ‬che furono uccisi o incarcerati.‭
Nel‭ ‬1984,‭ ‬il PKK lanciò la lotta armata in Kurdistan perché considerava che sotto la dittatura non ci fosse altra forma possibile di azione.‭ ‬Il PKK raccoglie la lunga resistenza kurda:‭ ‬tra il‭ ‬1920‭ ‬e il‭ ‬1940‭ ‬ci furono ben‭ ‬27‭ ‬rivolte contro il potere turco.‭ ‬Con la sconfitta dell’insurrezione di Dersim,‭ ‬nel‭ ‬1938,‭ ‬si completò l’occupazione turca del Kurdistan e iniziò un lungo periodo di assimilazione attraverso le scuole e la proibizione di usare la lingua kurda.‭
Durante la guerra,‭ ‬iniziata dal PKK,‭ ‬ci furono circa‭ ‬5000‭ ‬assassini extragiudiziali,‭ ‬varie migliaia di kurdi furono incarcerati e centinaia di villaggi rurali distrutti.‭ ‬Il partito guadagnò appoggi molto ampi,‭ ‬non solamente tra i kurdi,‭ ‬bensì anche tra gli altri popoli colpiti dal potere turco,‭ ‬come gli armeni.‭
La svolta del PKK cominciò all’inizio degli anni Novanta,‭ ‬quando cadde il socialismo reale.‭ ‬Questo fatto‭ ‬innescò un confronto interno sulle strade da seguire nella nuova situazione internazionale‭ ‬e il‭ ‬dibattito interno si radicalizzò nella preparazione del Sesto Congresso,‭ ‬che portò il PKK ad adottare nel‭ ‬1998‭ ‬una nuova strategia chiamata‭ “‬Confederalismo Democratico‭”‬,‭ ‬che spinse l’organizzazione ad abbandonare il marxismo-leninismo e l’obiettivo di creare uno Stato-nazione kurdo.
Per lo Stato turco,‭ ‬per‭ ‬gli Stati Uniti e‭ ‬per‭ ‬Israele‭ (‬oltre che per le burocrazie arabe dominanti‭) ‬la trasformazione del PKK è una sconfitta inedita.‭ ‬Fino a quel momento si trattava di una guerriglia nazionalista che si scontrava con l’esercito in montagne remote,‭ ‬ma,‭ ‬a partire dall’adozione del Confederalismo Democratico,‭ ‬il PKK inizia ad avere un progetto assai più ampio che coinvolge molteplici attori e riflette i cambiamenti delle società nel Medio Oriente.‭ ‬All’inizio di questa svolta il Partito cominciò ad intrattenere relazioni con le lotte dei popoli oppressi di tutta la regione.
La proposta del Confederalismo Democratico raccoglie,‭ ‬da un lato,‭ ‬i cambiamenti demografici della popolazione kurda:‭ ‬sei milioni di kurdi abitano ad Istanbul,‭ ‬quattro sono emigrati in Europa e,‭ ‬perciò,‭ ‬buona parte dei kurdi non vivono in Kurdistan.‭ ‬Pertanto la lotta principale non è più nazionale,‭ ‬bensì sociale.
Numerosi giornalisti e militanti occidentali attribuiscono l’adozione del Confederalismo Democratico alla prigionia di Abdullah Ocalan e all’influenza del pensatore e militante statunitense Murray Bookchin,‭ ‬storico fondatore dell’Ecologia Sociale.‭ ‬Non serve dire che si tratti,‭ ‬in fin dei conti,‭ ‬di una visione colonialista.‭ ‬Altri ancora parlano della‭ “‬svolta libertaria‭” ‬del PKK.‭ ‬E sono moltissimi coloro che credono che sia in realtà un trucco del partito stalinista per raccogliere appoggi più ampi in Occidente.
Al contrario,‭ ‬la popolazione kurda,‭ ‬come gli indigeni latinoamericani,‭ ‬si costituisce attorno a comunità contadine che determinano la sua identità e la sua cultura.‭ ‬Ha difatti una lunga e feconda storia,‭ ‬che è la sua principale referenza culturale e politica.‭ ‬L’attuale proposta del Confederalismo Democratico è ancorata al recupero delle tradizioni della Mesopotamia perché si considera che la civilizzazione non iniziò con i greci,‭ ‬così come la rivoluzione francese non è il punto di partenza delle lotte per l’emancipazione.‭
Il nuovo orientamento del PKK provocò la furibonda reazione degli Stati Uniti e dei suoi alleati che decisero di definirlo come‭ “‬terrorista‭” ‬e di perseguire il suo dirigente,‭ ‬Abdullah Ocalan,‭ ‬che si trovava in Siria e che fu espulso in Russia per pressioni della Turchia.‭ ‬Nemmeno il governo russo lo tollerò e lo espulse verso l’Italia.‭ ‬Quando,‭ ‬allontanato anche dall’Italia,‭ ‬si dirigeva verso il Sudafrica,‭ ‬Ocalan fu sequestrato in Kenia dal Servizio segreto israeliano‭ (‬Mossad‭) ‬e consegnato alla Turchia.‭ ‬Alla fine,‭ ‬il presidente del PKK fu condannato alla pena di morte,‭ ‬poi commutata in ergastolo ed è tuttora rinchiuso da solo in un’isola nel mar di Marmara.
Il PKK costituisce un problema per l’imperialismo perché ora possiede una proposta per tutti i popoli del Medioriente.‭ ‬Il Confederalismo Democratico esprime quattro critiche allo Stato-nazione.‭ ‬La prima è che qualsiasi Stato,‭ ‬sia capitalista che socialista,‭ ‬si fonda sul dominio di una classe minoritaria sulle classi popolari.‭ ‬Inoltre lo Stato-nazione suppone il dominio di un gruppo etnico religioso sopra gli altri,‭ ‬come d’altronde succede in altra forma in tutti gli Stati.‭ ‬La terza questione è che tutti gli Stati si appoggiano sul patriarcato,‭ ‬cioè‭ ‬sulla dominazione degli uomini sulle donne.‭ ‬In quarto luogo,‭ ‬lo Stato ha necessità per sostenersi di una società produttivista che distrugga la madre terra.‭ ‬I kurdi autonomisti affermano che non si può farla finita con il capitalismo senza eliminare lo Stato e che non possiamo liberarci dello Stato senza liberarci dal patriarcato.‭
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Quando il conflitto tra l’opposizione e il governo di Damasco si trasformò in guerra aperta,‭ ‬la popolazione kurda non appoggiò nessuna delle due parti e cercò la propria strada,‭ ‬attraverso l’autogoverno.‭ ‬In quel momento scoprì che il Confederalismo Democratico era la miglior forma di convivenza in una regione dove l‭’‬80%‭ ‬sono kurdi ed il‭ ‬20%‭ ‬appartiene ad altri gruppi etnici.‭
I tre cantoni della zona del Rojava,‭ ‬che si autodefiniscono delle comunità autonome democratiche‭ – ‬Efrin,‭ ‬Jazira e Kobane‭ – ‬sono una Confederazione di kurdi,‭ ‬arabi,‭ ‬aramaici,‭ ‬turcomanni,‭ ‬armeni e ceceni.‭ ‬Redassero una Costituzione,‭ ‬diffusa nell’ottobre del‭ ‬2014,‭ ‬denominata Carta Costituzionale del Rojava.‭ ‬Il preambolo‭ “‬proclama un nuovo contratto sociale,‭ ‬basato sulla convivenza,‭ ‬l’intesa reciproca e la pace tra tutti i fili della società.‭ ‬Protegge i diritti umani e le libertà fondamentali,‭ ‬riafferma il diritto dei popoli alla libera autodeterminazione‭”‬.
Le Unità di Protezione del Popolo‭ (‬YPC‭) ‬sono l’unica forza militare dei tre cantoni e hanno il compito di proteggere e difendere la sicurezza delle comunità autonome e delle loro popolazioni.‭ ‬Le YPC formarono il Movimento per una Società Democratica‭ (‬Tevgera Civaka Demokratik,‭ ‬conosciuto con la sigla Tev-Dem‭)‬,‭ ‬che è il vero promotore dei cambiamenti in atto.‭ ‬Tra questi le Unità di Protezione delle Donne‭ (‬YPJ‭) ‬che dispongono di‭ ‬10.000‭ ‬combattenti e svolgono un ruolo decisivo nella difesa del Rojava.‭ ‬Così come l‭’‬Asayish,‭ ‬una forza di polizia per il controllo delle zone autonome con circa‭ ‬4.000‭ ‬agenti,‭ ‬un quarto dei quali sono donne.‭ ‬Questa‭ “‬polizia‭” ‬non vuole essere chiamata così perché afferma di servire la società e non lo Stato.
I capi di quei corpi armati vengono eletti e,‭ ‬oltre l’uso delle armi e la disciplina militare,‭ ‬imparano la storia del Kurdistan,‭ ‬l’etica,‭ ‬la meditazione e la cultura popolare.‭ ‬La nuova amministrazione‭ (‬quella precedente crollò nel‭ ‬2012‭) ‬è governata dai comuni o dai municipi sulla base di assemblee rionali aperte e settimanali,‭ ‬che dispongono di unità proprie di autodifesa,‭ ‬oltre che di consigli dedicati all’economia,‭ ‬all’educazione,‭ ‬alla salute,‭ ‬ai servizi pubblici,‭ ‬ai giovani e alle donne.‭ ‬Sono dotate inoltre di un consiglio al quale partecipano i delegati eletti in ogni rione.
La costruzione di questa struttura di potere fu possibile grazie al lavoro del Tev-Dem,‭ ‬una grande coalizione di entità tra le quali figurano partiti come il PYD‭ (‬Partito dell’Unione Democratica‭)‬,‭ ‬cooperative,‭ ‬gruppi di giovani e di donne,‭ ‬centri culturali e accademici.‭ ‬In base ai principi dell’autogoverno,‭ ‬la nuova amministrazione espropriò le terre statali‭ (‬pianure dedicate alla monocultura del grano‭) ‬e le consegnò alle cooperative già create che stanno tentando di diversificare la produzione di alimenti.‭ ‬Inoltre continuano ad estrarre un po‭’ ‬di petrolio che raffinano per le necessità locali.
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La creazione di comunità autogestite avviene nel pieno della guerra,‭ ‬creando un certo sconcerto tra chi si interroga,‭ ‬come si apprende dai reportage pubblicati in Europa,‭ ‬sui seguenti punti:‭ ‬perché non iniziarono un processo così interessante in condizioni normali di pace e lo cominciano quando vengono assassinati a centinaia da guerriglieri‭ ‬di vario genere‭ ‬ed in particolare da‭ ‬quelli del genocida Stato Islamico‭?
Come succede di solito,‭ ‬la domanda svela il modo di pensare di chi la formula.‭ ‬La risposta è che non sarebbe potuto succedere in un altro momento:‭ ‬la storia delle rivoluzioni ci insegna‭ ‬proprio‭ ‬questo.‭ ‬Tutte nacquero all’interno di una guerra quando la sopravvivenza dell’umanità era a rischio,‭ ‬quando era necessario organizzarsi assieme ad altri e altre per dar loro una certa continuità di vita.‭ ‬Le rivoluzioni nascono dalla necessità,‭ ‬non dalle bibbie‭ (‬e poco importa se quelle bibbie sono marxiste,‭ ‬anarchiche,‭ ‬cristiane o socialdemocratiche‭)‬.
La rivoluzione spagnola,‭ ‬quella russa e quella cinese,‭ ‬oltre alle molte che ci sono state,‭ ‬cioè la creatività umana collettiva che chiamiamo rivoluzione,‭ ‬non sono scelte filosofiche ma frutto della necessità.‭
Inoltre c’è un altro dato fondamentale.‭ ‬Se il potere dello Stato siriano non fosse collassato nel Rojava,‭ ‬lasciando ampi territori rurali e urbani alla‭ ‬mercé dei guerriglieri dello Stato Islamico‭ (‬degli eserciti turco e siriano e delle milizie che guerreggiano tra di loro per appropriarsi del petrolio‭)‬,‭ ‬l’autogestione sarebbe stata un sogno da filosofi impegnati.‭ ‬Crollando lo Stato,‭ ‬il capitalismo e il patriarcato rimasero senza protezione alcuna.‭ ‬Lo Stato è il difensore armato dello sfruttamento e dell’oppressione che,‭ ‬senza il suo appoggio,‭ ‬hanno molta difficoltà a replicarsi.
Non esiste impero,‭ ‬non esiste quindi determinismo.‭ ‬I kurdi del nord della Siria non incontrarono le tesi del Confederalismo Democratico del PKK per caso.‭ ‬C’è una pratica‭ ‬precedente,‭ ‬molto più importante delle tesi di Ocalan,‭ ‬anche se queste sono di grande valore,‭ ‬perché ne sono ispirate.‭ ‬Le idee non sono ciò che cambia il mondo,‭ ‬bensì l’azione umana collettiva spesso pregna di frammenti di quelle idee.
Non dovremmo cadere nella trappola colonialista di credere che il testo e la parola,‭ ‬come quelle che imposero i coloni spagnoli in America,‭ ‬siano la chiave di un qualsiasi cambiamento.‭ ‬Al contrario di ciò che ritengono alcuni,‭ ‬le ideologie sono molto meno decisive dell’attività sociale collettiva.‭ ‬Molto prima dell’esperienza autonomista del Rojava,‭ ‬i militanti del PKK e quelli del Tev-Dem intrapresero un’ampia strutturazione conosciuta come Congresso della Società Democratica,‭ ‬dove si articolavano più di‭ ‬500‭ ‬organizzazioni sociali,‭ ‬sindacati e partiti.‭
Quando sopraggiungono catastrofi naturali e sociali e la routine quotidiana si spezza,‭ ‬le persone attingono alla memoria delle loro esperienze collettive accumulate nelle proprie vite,‭ ‬qualcosa che potremmo chiamare come cultura politica o modi di codificare abitudini e stili di vita.‭ ‬Se conoscono solamente una cultura,‭ ‬quella egemonizzante,‭ ‬gerarchica,‭ ‬patriarcale,‭ ‬golpista,‭ ‬statal/capitalista,‭ ‬non potranno mai uscire dall’eteronomia.‭ ‬Se invece hanno mantenuto vive le proprie tradizioni comunitarie,‭ ‬autonomiste,‭ ‬non capitaliste e non patriarcali,‭ ‬per ridotti che siano stati quelli spazi e i tempi nei quali si praticavano,‭ ‬la storia può cambiare.
Per questo,‭ ‬l’importante nei periodi‭ “‬normali‭” ‬non è quanta gente sia coinvolta in queste modalità di azione che chiamiamo‭ “‬alternative‭”‬.‭ ‬Ciò che è decisivo è che esistano,‭ ‬che un settore attivo e dinamico,‭ ‬anche se minoritario,‭ ‬le pratichi e le diffonda.‭ ‬Nella nostra società tutti sanno che ci sono forme più sane di alimentarsi,‭ ‬metodi non allopatici né mercificati di prendersi cura della salute,‭ ‬spazi non di mercato come lo shopping e i supermercati,‭ ‬modi di vita diversi e piccole organizzazioni che li sostengono.‭ ‬Quando sopraggiungano situazioni drammatiche,‭ ‬alcune di quelle esperienze si moltiplicano,‭ ‬com’è successo tante volte.
Rojava è la doppia conseguenza della guerra civile siriana e dell’esteso lavoro del PKK e di altre organizzazioni kurde.‭ ‬Degno di nota è il fatto che si tratta di un partito di origine marxista-leninista che è stato capace di promuovere un distacco da quei valori.‭ ‬Non trovò ispirazione nelle tesi anarchiche,‭ ‬bensì nelle tradizioni libertarie del popolo kurdo.‭ ‬Ispirarsi alle tradizioni comunitarie e libertarie,‭ ‬che risiedono in tutti i popoli,‭ ‬è un buon antidoto contro i dogmatismi di ogni tipo.
È evidente che ci sono delle similitudini tra la rivoluzione zapatista e kurda.‭ ‬Ci sarà stato un incontro segreto tra Marcos e Ocalan‭? ‬Tra i comandanti dell’EZLN e quelli del PKK‭? ‬Esiste una bibliografia che presenta le cospirazioni come filo conduttore delle lotte sociali e che ha una forza simile alle letture ideologiche.‭ ‬Entrambe non comprendono il dato fondamentale:‭ ‬la storia è fatta dai popoli,‭ ‬con le loro lotte,‭ ‬ma anche con il loro accordo.‭ ‬Il conflitto cambia il mondo così come la conciliazione,‭ ‬anche se la nostra iconografia militante è solita occuparsi delle azioni eroiche,‭ ‬pure se sono state sporadiche e casuali nella storia.
Penso che di comune tra l’una e l’altra esperienza siano le radici,‭ ‬ciò che si trova di più profondo nei popoli.‭ ‬Il subcomandante Marcos giunse,‭ ‬con un piccolo gruppo di militanti guevaristi sconfitti,‭ ‬nella selva Lacandona e lì non ebbe altra scelta che‭ “‬arrendersi‭” ‬alla logica delle comunità.‭ ‬Un noto resoconto spiega che l’impianto della sua teoria politica risultò ammaccato dal contatto con gli esseri umani reali e che,‭ ‬grazie a queste ammaccature,‭ ‬poté cominciare a girare per le comunità fino a diventare un cerchio.‭ ‬O qualcosa di simile.
Il punto in comune fra i due processi è l’impegno nel cambiare il mondo e comprendere che le modalità ereditate non sono le più adeguate.‭ ‬La gente sa,‭ ‬e possiamo avere fiducia in lei.‭ ‬Noi non sappiamo molto e dobbiamo imparare dagli altri e‭ ‬dalle altre del popolo:‭ ‬loro sono i nostri maestri.‭ ‬Dobbiamo seguire un’etica dell’umiltà,‭ ‬della disponibilità a fare insieme e di non imporre ciò che portiamo negli zaini.
Non è importante se in un luogo si chiamino‭ “‬giunte del buon governo‭” ‬e in un altro siano‭ “‬consigli locali o di cantone‭”‬.‭ ‬In entrambi i casi si può apprezzare un passaggio del centro di gravità ai popoli organizzati e la fiducia che questi popoli siano i soggetti capaci di fare ciò che occorre fare.‭ ‬Ma cosa fare‭? ‬Quello che i popoli decidano,‭ ‬in ogni momento,‭ ‬secondo le loro convinzioni.
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È impossibile conoscere in anticipo il futuro della rivoluzione kurda.‭ ‬Nel mezzo di una guerra atroce,‭ ‬nella quale sono implicate grandi potenze,‭ ‬feroci dittature e gruppi terroristici,‭ ‬sarà molto difficile che la rivoluzione sopravviva a una distruzione così enorme.‭ ‬I recenti attacchi della Turchia e dello Stato Islamico possono essere degli esempi di ciò che riserva il futuro immediato.‭ ‬In ogni caso,‭ ‬ciò che hanno fatto finora è sufficiente per provocare il migliore entusiasmo,‭ ‬la più grande ammirazione,‭ ‬la più ampia solidarietà in ogni angolo del mondo degli oppressi.
I grandi processi storici devono essere considerati per le intenzioni dei protagonisti,‭ ‬non per una pragmatica misura dei risultati.‭ ‬Per questi motivi,‭ ‬Rojava merita tutta la nostra attenzione,‭ ‬tutto il nostro appoggio e la disposizione d’animo ad imparare.‭ ‬È il poco che possiamo fare,‭ ‬alla distanza dove siamo.‭ ‬Stiamo attraversando una fase particolare della storia,‭ ‬molto simile a quella delle due guerre mondiali,‭ ‬quando vari imperi furono distrutti,‭ ‬quando giunsero le grandi rivoluzioni,‭ ‬ma pure la ripartizione di questi imperi tra le potenze coloniali.
Con lo sguardo rivolto al passato,‭ ‬Eric Hobsbawn metteva in evidenza l’importanza della rivoluzione spagnola,‭ ‬diventata un fronte cruciale della battaglia contro il fascismo.‭ ‬Secondo la sua opinione,‭ ‬fu la causa più nobile del secolo trascorso,‭ ‬come scrisse nella sua‭ ‬Storia del secolo breve.
Egli affermò:‭ “‬A molti di‭ ‬noi che siamo‭ ‬sopravvissuti,‭ ‬la lotta del‭ ‬1936‭ ‬è l’unica causa politica che,‭ ‬anche vista retrospettivamente,‭ ‬ci sembra così pura e convincente‭”‬.‭ ‬È ciò che di meglio si possa dire di una rivoluzione.
Raúl Zibechi,‭ ‬Luglio‭ ‬2015.

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