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Tra politica, istituzioni, industriali e mafie

Tra politica, istituzioni, industriali e mafie

Ottomila tonnellate di scarti tossici delle concerie sono finiti sotto la variante regionale toscana 429. Dopo un anno dall’inaugurazione fatta dai sindaci dell’Empolese Val d’Elsa, con la presenza di politici locali e regionali del PD, tutti sorridenti e schierati sulla strada a festeggiare la “conclusione storica”. Tutti in posa solo per i fotografi che hanno immortalato questa giornata. Oggi si rompe l’incantesimo. Strada “storica”, la 429 della Val d’Elsa ha visto la sua parziale conclusione dopo circa 60 anni ma adesso si è scoperchiato il “ vaso di Pandora “ e si scopre che le mani della Ndrangheta hanno giocato un ruolo importantissimo per far sì che nella costruzione della variante si riversassero nel sottosuolo ottomila tonnellate di fanghi tossici, chiamati “KEU”, per favorire gli industriali.

Ecco la realtà, il risultato del loro “ecologismo” annunciato nelle loro false promesse elettorali. Hanno avvelenato chi credeva, votandoli, di essere tutelato. Avvelenando tutti noi che li rifiutiamo.

Il malaffare si scopre da un’indagine che nasce investigando su un sistema di illeciti che dal narcotraffico si estende come una piovra allo smaltimento di rifiuti tossici provenienti dal ricco mondo dei padroni dell’industria conciaria di Santa Croce sull’Arno, finanziatori politici del partito di referenza il PD.

La situazione è estremamente pericolosa perché si parla di quantità enormi smaltite con la compiacenza di chi recepiva regolamenti scritti dai conciatori approvati in sede regionale da chi doveva invece controllare politicamente e professionalmente, per non creare un danno ambientale all’ecosistema dell’intera valle.

Con questo misfatto politico-ambientale si è varcato un limite che fino ad oggi, pensavamo si collocasse storicamente solo nella “Terra dei fuochi”. Questo sversamento di ottomila tonnellate di materiale tossico segue lo sversamento di ventiquattromila tonnellate di rifiuti speciali velenosi del distretto conciario, smaltiti illecitamente e progressivamente negli anni come concime fertilizzante e, grazie alla compiacenza politico-industriale, fatti finire nelle tenebre notturne in terreni agricoli di Montaione, Castelfiorentino, Montopoli, San Miniato, Fucecchio, Castelfranco, Cerreto Guidi. Il tutto è stato accertato dell’inchiesta denominata “Blu Mais” della scorsa estate.

Si afferma che è una procedura di cui non si era a conoscenza, effettuata da poche “mele marcie” nel cesto del partito. Sarà colpa degli uomini “cattivi” che controllano lo Stato e le sue istituzioni periferiche, come dicono i politici per cui, per cambiare le cose, basta votare (come vi chiedono) per gli uomini “buoni” (loro…) e tutto si risolve o non sarà forse, come diciamo noi, una caratteristica fondamentale dello Stato in quanto istituzione?

Oggi come ieri gli anarchici denunciano questi fatti: la corruzione, la collusione tra poteri politici, industriali e mafie che si stanno spartendo i territori con disegni e guadagni, accumulando poteri illimitati locali e nazionali, con scelte politiche ed economiche che hanno perso ogni etica anche quella apparente di un tempo. Un tempo in cui mascheravano in nome del partito qualsiasi malefatta.

Un tempo questi metodi si chiamavano “mafiosi”, che molti cittadini pensavano relegati al Sud. Oggi i cittadini scoprono il vero volto del potere politico e come il bene comune si trasformi in interesse privato o di gruppi dove la dignità, la salute, la vita, il pianeta la nostra sopravvivenza conti meno del loro denaro. Hanno formato una lobby massonica per arricchire, anche sulla salute pubblica per farla diventare un prodotto commerciale, per sostenere, finanziare i partiti, i loro funzionari e l’intero sistema della corruzione capitalista.

Tutti i partiti, insieme ai loro leader, come in qualsiasi cambio di gestione del potere hanno dimostrato che anche i “migliori” manifestano, come del resto tutti, il loro lato peggiore, equivalendosi nelle loro scelte impopolari. Affermando ancora una volta che il capitalismo non si riforma, non si trasforma dal suo interno con le sue regole con la presa del potere ma eliminando qualsiasi potere. Qualsiasi condotta autoritaria e verticista.

Il problema dello smaltimento dei rifiuti delle conce ha però origini lontane. Più vicino a noi vanno ricordate una serie di lotte che nel 1988 interessarono l’intera popolazione della zona bassa Val d’Elsa in opposizione alla costruzione di una grande discarica in località Casa Carraia nel comune di San Miniato al confine tra Empoli e Castelfiorentino, destinata ad accogliere i fanghi tossici risultato della depurazione delle sostanze utilizzate nella concia delle pelli della zona del cuoio.

Ovviamente prima della costruzione del depuratore lo smaltimento era incontrollato, si scaricava nei fossi, nei torrenti, nei terreni agricoli e dove più conveniva. Nonostante la forte e determinata opposizione di un comitato e della popolazione, la discarica fu comunque realizzata, grazie alle false promesse di una sua temporaneità e di soluzioni alternative da studiare nel frattempo. Grazie anche all’infiltrazione di appositi pompieri inviati dai partiti e dalle istituzioni, dalle compiacenti associazioni ambientaliste e ai soliti ricatti della compagine industriale che minacciava chiusure e licenziamenti se i costi di produzione della pelle e del cuoio fossero stati soggetti a costi onerosi per un diverso processo naturale e di smaltimento.

A 33 anni di distanza ci ritroviamo al punto di partenza e in tutta la sua drammatica crudezza: il problema è come la logica di produzione capitalista non abbia alcun interesse per la salute collettiva e la salvaguardia della natura – l’unico obbiettivo il massimo profitto infischiandosene anche delle loro stesse regole. Per noi è un paradosso pensare che il sistema di produzione capitalista possa un domani essere rispettoso della salute, della dignità del lavoratore e dell’ambiente, poiché la logica del profitto e della concorrenza impongono sfruttamento e risparmi sui tempi e sui costi di produzione.

I loro progetti innovativi sulla depurazione delle acque, sul trattamento dei fanghi di depurazione e il recupero del cromo sbandierati dall’ Associazione Conciatori, Regione Toscana e Comune di Santa Croce sull’Arno e inseriti in accordi di programma e protocolli d’intesa, sono pesantemente messi in discussione dalla Procura di Firenze e dalla Direzione distrettuale antimafia. L’inchiesta battezzata “KEU” comprende tre filoni: inquinamento ambientale, narcotraffico internazionale, estorsione e illecita concorrenza, legati alle cosche dell’ndrangheta, che ha portato a 23 arresti tra Toscana e Calabria e altri 19 indagati.

In Toscana tra gli indagati per reati che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dall’abuso d’ufficio al traffico illecito di rifiuti fino all’inquinamento ambientale ci sono vertici dell’Associazione Conciatori (agli arresti domiciliari sono l’ex presidente Alessandro Francioni, l’ex direttore Piero Maccanti e l’attuale direttore Aldo Gliozzi; indagata l’attuale presidente Maila Famiglietti) e, sul fronte politico, Ledo Gori, capo gabinetto del presidente della Regione Eugenio Giani e del suo predecessore Enrico Rossi; il dirigente regionale del settore Ambiente, Edo Barnini; il consigliere regionale pisano Andrea Pieroni (PD) e la sindaca di Santa Croce, Giulia Deidda. Le relazioni dei conciatori sono state definite “ pericolose”.

L’ipotesi dei magistrati è che la politica locale abbia aiutato il distretto di Santa Croce ad evitare controlli e ad avere deroghe sugli scarichi e sulle autorizzazioni ambientali. Le “relazioni pericolose” sarebbero passate anche attraverso Francesco e Manuel Lerose (il secondo è agli arresti domiciliari), personaggi vicini alla criminalità organizzata, che avrebbero smaltito irregolarmente le ceneri del trattamento dei fanghi conciari per farne materiali edilizi (conglomerati bituminosi e cementizi) per sottofondi stradali, ceneri che i magistrati dicono contengano alte quantità di cromo, quindi tossici per le falde e il suolo. Questi rifiuti che dovevano essere assicurati ad un riciclo praticamente totale, di fatto non raggiunge il risultato perché non sono trattati efficacemente e lecitamente dal complesso industriale Aquarno.

Inoltre sono emerse altre criticità per le attività di scarico delle acque depurate operate dallo stesso depuratore “Aquarno” che riversa nel corpo recettore il canale Usciana, acque non adeguatamente depurate, che finiscono nel fiume Arno e poi nel mare.

Di particolare rilievo la circostanza che il titolare dell’impianto di trattamento abusivo dei materiali riciclati fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della SRT 429 empolese. Questo episodio costituisce il collegamento investigativo tra l’indagine denominata “KEU” e l’indagine svolta dai carabinieri del ROS denominata “CALATRURIA”, poiché attraverso la ditta mugellana Cantini Marino, infiltrata da esponenti della cosca Gallace, è stato possibile ricostruire da parte del ROS il controllo del movimento terra nell’appalto del lotto V della SRT 429 con condotte estorsive e, contemporaneamente, è stato possibile ricostruire da parte dei CC Forestali e dei CC del Nucleo Ecologico la collaborazione fornita da Lerose Francesco alla ditta Cantini con la fornitura di ingenti quantitativi di rifiuti contaminati smaltiti abusivamente quale sottofondo o rilevato per le opere realizzate nell’appalto pubblico.

È stato inoltre verificato che il peso economico del comparto consente ai suoi referenti di avere contatti diretti, i quali vanno anche oltre i normali rapporti istituzionali con i vertici politici e amministrativi di più Enti Pubblici territoriali che a vario titolo avrebbero agevolato in modo sostanziale il sistema, alcuni dei quali figurano fra gli indagati. Sempre in relazione allo smaltimento illecito del KEU è accertato che il materiale è stato usato anche per la realizzazione di alcuni lavori nell’area di riflessione del volo planato all’aeroporto G. Galilei di Pisa.

Un quadro inquietante che mette a nudo un sistema politico, economico e amministrativo irrimediabilmente corrotto , in stretta collaborazione con la malavita organizzata di cui si serve con cinica disinvoltura. Non ci sorprende affatto la tiepida reazione degli esponenti del P.D. locali, regionali o nazionali che siano, sono stati presi con le mani nella marmellata nella speranza che il tempo faccia dimenticare i fatti e che il comitato NO KEU si sciolga per stanchezza.

Attaccati alle loro poltrone che non sono disposti a mollare prendono tempo e mantengono la postazione. Non confidiamo nemmeno nella sedicente opposizione, in quanto complice nell’approvazione di leggi che danno agli industriali la possibilità di eludere controlli di ogni tipo, da quelli sulla sicurezza ambientale a quelli sulla sicurezza sul lavoro. Pensiamo che nessuna alternanza tra partiti che si definiscono di destra o di sinistra possa garantirci, sicurezza, salute, rispetto ambientale, dignità umana. Quello a cui ci opponiamo oggi è solo una delle tante cause del cancro capitalista, potremmo ricordare la Diossina di Seveso nel 1976, le acciaierie di Taranto, il polo industriale di Porto Marghera, le raffinerie a Livorno, l’uso industriale dell’amianto in edilizia nelle tubature o nei contenitori per acqua, le devastazioni delle grandi opere.

La transazione ecologia in questo contesto diventa pura demagogia, il sistema capitalista e statalista per sua natura è sempre stato e sempre sarà in antitesi con l’armonia naturale e con i principi umani di rispetto e della vita.

C’è chi ancora adesso si muove come un bradipo a causa della delega inculcata appellandosi alle istituzioni, alla magistratura, alle leggi dei padroni, alle sentenze che di norma finiscono nella prescrizione, nella derubricazione, nel nulla di fatto. Solo la vigilanza attiva può garantire la difesa della nostra salute.

Non rimane altro che togliere dalle mani dei politici e dei profittatori la gestione della cosa pubblica. Ribaltare l’esistente. Intraprendere un percorso di auto emancipazione sicuramente lungo ma definitivo per risolvere tutto ciò che stiamo subendo. Occorre un nuovo paradigma, autorganizzarsi senza più delegare, impegnarsi personalmente nelle libere assemblee sui territori, nelle lotte dal basso, con l’azione diretta. Collegandosi con tutti i movimenti in difesa dell’ecosistema. Basta col consumismo, le merci inutili, lo sfruttamento.

Andando progressivamente alla riappropriazione dei beni e dei mezzi di produzione, dei servizi, delle infrastrutture per la loro gestione diretta, con la creazione di una federazione di associazioni volontarie, di cooperative interconnesse in un sistema reticolare, antigerarchico, con l’uso della solidarietà e il mutuo appoggio. Per distruggere definitivamente le strutture del dominio sociale, lo Stato e i suoi satelliti, per la vera democrazia diretta.

Uno stile di vita alternativo, libero che si concretizza solo con la costruzione di un municipalismo di base, orizzontale e federalista. Perché siamo consapevoli che non ci può essere interesse comune con chi sfrutta e chi è sfruttato, con chi governa e che è governato. Non abbiamo bisogno dei padroni, dei politici, dei dirigenti per gestire la società! Sono loro che hanno bisogno di noi. Chi si ostina a dire il contrario, come i riformisti, o sono in malafede o dei perditempo inconsapevoli che rallentano il nostro cammino.

Un’altra società è possibile, decentrata, autoregolata, autogestita, per sostituire l’economia del profitto con l’economia del piacere, della felicità. I nostri errori involontari saranno meno duraturi e meno nocivi dei loro errori volontari. Avanti con la lotta. I tempi non lasciano spazio all’attesa, perché nulla più sia come adesso, per un cambiamento radicale, per una società ecologica e libertaria. Per una Nuova Umanità.

Federazione Anarchica Empolese e della Val d’Elsa

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